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La Cina vuole raccogliere campioni della mortale atmosfera di Venere: forse c’è vita

Tra i più ambiziosi progetti del programma spaziale cinese c’è quello di raccogliere campioni dell’infernale atmosfera venusiana. Secondo recenti studi vi sarebbero tracce di fosfina, segnale di potenziali processi biologici e dunque vita.
A cura di Andrea Centini
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Venere. Credit: NASA
Venere. Credit: NASA

La Cina intende recuperare un campione dell'atmosfera di Venere, con una missione spaziale che dovrebbe essere programmata tra il 2028 e il 2035. Non ci sono molti dettagli su come gli ingegneri cinesi intendano riuscirci, ma si tratta sicuramente di un obiettivo ambizioso e affascinante, che potrebbe svelare diversi segreti dell'ostile pianeta. Addirittura si ritiene che possano essere recuperate tracce di vita microbica estrema, adattata a sopravvivere in condizioni a dir poco infernali. Alcuni studi hanno suggerito che un tempo Venere fosse un pianeta lussureggiante e abitabile, con mari e oceani come la Terra, tuttavia, per qualche oscura ragione, miliardi di anni fa si è trasformato in un posto da incubo dal punto di vista umano, essendo uno dei luoghi più letali dell'intero Sistema Solare.

Poiché il “Pianeta dell'Amore” è roccioso e con dimensioni simili a quelle della Terra, viene spesso soprannominato il “gemello cattivo” della nostra casa, proprio alla luce delle condizioni che lo caratterizzano. La più estrema è rappresentata proprio dalla densissima atmosfera, responsabile del più forte effetto serra del nostro sistema stellare. È così compatta che i raggi solari in grado di attraversala vengono intrappolati sotto le nubi, dando vita a temperature superficiali medie superiori a 460 °C. Ciò significa che sulla superficie venusiana si fonde il piombo. Inoltre al suolo c'è una pressione oltre 90 volte quella della Terra; ciò significa che sulla superficie si verrebbe schiacciati, più o meno come trovandosi a un migliaio di metri di profondità nell'oceano. Oltre alla vicinanza, è proprio la densità atmosferica che rende Venere così luminoso nel firmamento (il terzo oggetto dopo Sole e Luna), poiché questo “scudo” di nubi riflette larghissima parte dei raggi solari facendoli risplendere. Se ciò non bastasse, l'atmosfera venusiana – dove i venti sfrecciano a oltre 350 chilometri orari – è irrespirabile e corrosiva, essendo prevalentemente caratterizzata da anidride carbonica, con tracce di acido solforico.

Per tutte queste ragioni le sonde inviate su Venere – quelle sovietiche del programma Venera tra gli anni '60 e '80 – hanno avuto vita brevissima sulla superficie, circa un paio d'ore al massimo, nonostante gusci protettivi e altri sistemi per proteggerle dall'ambiente infernale. Durante la loro breve esistenza sono comunque riuscite a inviare foto e dati. Una di queste sonde, Kosmos 482, a causa di un problema col razzo lanciatore rimase nell'orbita terrestre; ora, dopo 53 anni, il lander sta precipitando sulla Terra in modo incontrollato e la sua caduta è attesa proprio tra il 9 e il 10 maggio di quest'anno.

Nonostante Venere sia a tutti gli effetti di un pianeta alieno altamente inospitale per la vita come la conosciamo noi, nella sua atmosfera recenti analisi hanno rilevato la presenza di fosfina, una molecola organica potenzialmente legata a processi biologici. Non si può escludere che batteri estremofili possano essersi adattati a vivere in determinate condizioni nell'alta atmosfera venusiana. Anche per questo la Cina vuole raccoglierne dei campioni, come mostra l'immagine recentemente condivisa dal giornalista Andrew Jones, che segue l'ambizioso programma spaziale cinese. Già da qualche tempo fa era stata annunciata l'intenzione di raccogliere questo prezioso materiale, grazie a una missione congiunta tra Accademia cinese delle scienze (CAS), la China National Space Administration (CNSA) e China Manned Space Engineering Office (CMSEO). Nella slide sono indicate le orbite di andata e ritorno e si vede un dispositivo tecnologico, verosimilmente la sonda atta a catturare l'atmosfera.

La missione potrebbe funzionare in modo non dissimile da quella proposta sulla carta nel 2022 dal Massachusetts Institute of Techcnology (MIT), basata su un doppio veicolo spaziale. Una sonda di arrivo, che resterebbe in orbita, e un secondo veicolo dotato di pallone in teflon e un contenitore per discendere e raccogliere i campioni atmosferici, da inviare al veicolo in orbita (orbiter) per il rientro sulla Terra. Non sappiamo se la missione cinese sarà gestita in questo modo, ma si tratta sicuramente di un progetto ambizioso che sarà seguito con molto interesse per i suoi risultati potenzialmente rivoluzionari.

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