Immenso buco coronale comparso sul Sole punta la Terra: allerta per tempesta solare il 14 giugno

Nell'atmosfera del Sole si è aperto un gigantesco buco coronale che sta inviando vento solare ad altissima velocità in direzione della Terra. Secondo gli scienziati questo flusso di particelle cariche elettricamente (plasma) e campi magnetici impatterà contro la magnetosfera del nostro pianeta il prossimo sabato 14 giugno, dando vita a una tempesta solare. Lo Space Weather Prediction Center della NOAA prevede un fenomeno moderato (G2), che può innescare blackout radio, danni a trasformatori e sistemi di alimentazione (reti elettriche) in caso di durata prolungata e problemi di guida dei satelliti. Durante le tempeste solari, infatti, l'aria dell'atmosfera si riscalda e diventa più densa, offrendo più resistenza ai velivoli che la attraversano; in alcuni casi i piccoli satelliti possono addirittura deorbitare e andare distrutti a causa di questi fenomeni, come accaduto recentemente a decine di Starlink (un'altra compagnia di Elon Musk legata a SpaceX).

Tra gli altri possibili effetti delle tempeste geomagnetiche figurano anche alterazioni nel comportamento degli animali che usano la magnetoricezione per spostarsi – ad esempio durante le migrazioni – e la comparsa di aurore polari (boreali nell'emisfero settentrionale, australi in quello meridionale) anche a latitudini più basse. Al momento non sono previsti fenomeni aurorali sull'Italia nei prossimi giorni, ma le condizioni potrebbero cambiare, qualora il flusso di vento solare dovesse intensificarsi per qualche ragione.
Cosa sono i buchi coronali
Come aveva spiegato a Fanpage.it la fisica Valentina Penza del Gruppo Solare dell'Università di Tor Vergata di Roma, i buchi coronali sono zone in cui il plasma “è un po' più freddo e un po' meno denso” rispetto alle aree circostanti della corona solare, che è la caldissima parte più esterna dell'atmosfera della stella, dove le temperature raggiungono milioni di gradi. Non sono veri e propri buchi, ma regioni in cui il campo magnetico risulta aperto e quindi permette un flusso continuo del vento solare. Quando questi “buchi” – appaiono scuri ai raggi X e nell'ultravioletto estremo proprio perché lì il plasma è più freddo e meno denso – sono rivolti verso la Terra, il vento solare che sparano nello spazio può scatenare le sopracitate tempeste geomagnetiche. È esattamente ciò che sta per verificarsi il prossimo 14 giugno.
Nel momento in cui stiamo scrivendo, la mattina del 12 giugno, come mostrano le immagini del telescopio spaziale Solar Dynamics Observatory (SDO) della NASA, l'enorme buco coronale si trova nella porzione in basso e a sinistra del disco solare. Nei prossimi giorni si sposterà sempre più al centro e potrebbe dar vita a ulteriori tempeste geomagnetiche. Fortunatamente le tempeste solari scatenate dai buchi coronali sono generalmente meno intense dei fenomeni innescati dai brillamenti (o eruzioni solari) associati alle macchie solari, che possono essere accompagnati da violentissime espulsioni di massa coronale (CME). In questi casi possono verificarsi fenomeni acuti (G4) o addirittura estremi (G5) in grado di scatenare effetti molto significativa sulla Terra. Gli eventi più forti, come il famigerato Evento di Carrington del 1859, in un mondo ipertecnologico e iperconnesso come quello moderno potrebbero avere esisti disastrosi, con blackout della durata di settimane o addirittura mesi.
Cosa sono le CIR
Spaceweather.com spiega che il 14 giugno la Terra non sarà investita da un “semplice” flusso di vento solare, quello appunto sprigionato dal grande buco coronale rivolto verso la Terra, ma da una regione di interazione co-rotante o CIR. In parole semplici, si tratta di peculiari zone di transizione in cui flussi di vento solare rapidi e lenti interagiscono. Queste interazioni danno vita a onde d'urto con proprietà simili a quelle delle sopracitate CME e sono in grado di intensificare i campi magnetici e il plasma del vento solare in viaggio verso il nostro pianeta. Di fatto, possono rendere le tempeste solari più forti. Al momento, come specificato, è comunque atteso un fenomeno moderato (G2).