Il trucco della tenda contro la stanchezza mattutina: l’esperimento giapponese per svegliarsi più riposati

Dormire bene è una delle regole fondamentali per il proprio benessere, a breve e a lungo termine. Diverse ricerche scientifiche hanno confermato il ruolo fondamentale che il sonno svolge per la salute del cervello, oltre che per quella del cuore e per la regolazione di alcuni ormoni.
Tuttavia, a volte, dormire un numero sufficiente di ore non basta a farci sentire davvero riposati al risveglio. La stanchezza al mattino è infatti un problema che accomuna milioni di persone nel mondo e che non ha a che fare soltanto con la quantità, ma anche con la qualità del sonno. Fortunatamente, però, ci sono alcuni accorgimenti che possono aiutarci a migliorarla, come non esagerare con i cibi pesanti o evitare gli alcolici prima di andare a letto.
Non solo, un esperimento condotto dai ricercatori dell'Università Metropolitana di Osaka in Giappone ha rivelato che anche un uso intelligente della luce solare al mattino può aiutare a contrastare la stanchezza mattutina.
Il ruolo della luce solare per il risveglio
Gli autori di questo esperimento sono partiti da quanto emerso già da passate ricerche scientifiche che avevano dimostrato come esporsi a una luce artificiale poco prima della sveglia potrebbe ingannare il nostro cervello, simulando l’alba, e questo “trucco” è stato associato a un miglioramento nei parametri di vigilanza al risveglio. Tuttavia, questo trucco è molto difficile da applicare nella vita reale: basta, ad esempio, muoversi nel sonno per perdere la giusta esposizione alla luce, interrompendo così l’effetto alba naturale.
Il modo migliore per esporsi alla luce nella fase pre-risveglio – spiegano i ricercatori – è sfruttare la luce naturale del sole. Chi vive in campagna o in un'area non troppo illuminata dalle luci della città potrebbe dormire semplicemente con la tenda alzata fino all’alba (ma questo vale per chi si sveglia molto presto al mattino), ma a parte questa ridotta percentuale di persone, la maggior parte non può permettersi di lasciare le tende alzate perché l’inquinamento luminoso rischierebbe di disturbare il loro sonno notturno.
L'esperimento con l'internet delle cose
Per ovviare a questi ostacoli di natura tecnica, i ricercatori giapponesi hanno cercato una soluzione nell’Internet of Things (IoT), o internet delle cose, ovvero quella tecnologia – un giorno probabilmente sempre più diffusa nelle nostre case – che permette di collegare una serie di oggetti e strumenti fisici con altri dispositivi e con internet stesso. Tra gli oggetti che possono essere automatizzati dall’IoT rientrano infatti anche le tende: in questo modo quindi si possono tenere chiuse durante d impostarne l'apertura un po’ prima della sveglia.
Per verificare gli effetti di questa soluzione, i ricercatori hanno reclutato 19 studenti universitari, tra i 20 e i 30 anni, abituati ad andare a letto tra le 23:00 e l’1:00 e a svegliarsi tra le 7 e le 9 del mattino nei giorni feriali. Durante l’esperimento, i partecipanti hanno dormito in un laboratorio universitario arredato come una camera da letto. Tutte le finestre erano chiuse tranne una rivolta a est, sulla quale è stata installata una tenda collegata a un dispositivo motorizzato.
I partecipanti hanno così dormito in tre situazioni diverse: nella prima tutte le tende erano chiuse, nella seconda la finestra a est è stata lasciata aperta tutto il tempo, nella terza la tenda è stata impostata in modo da aprirsi da sola venti minuti prima della sveglia dei partecipanti. I ricercatori hanno valutato ogni volta i livelli di sonnolenza, vigilanza (misurata sull’elettroencefalogramma) e stanchezza al risveglio.
La vigilanza oggettiva e la sonnolenza auto-riferita erano significativamente migliori nei due scenari con esposizione alla luce naturale rispetto alla situazione in cui le finestre erano tutte chiuse. Tuttavia, anche il tempo d’esposizione aveva un ruolo determinante: essere esposti alla luce solare soltanto per venti minuti prima della sveglia è stato associato infatti a livelli di sonnolenza oggettiva, misurati in base all’attività cerebrale sull’elettroencefalogramma, nettamente inferiori rispetto agli altri scenari, compresa la situazione in cui la finestra era aperta per tutto il tempo. Secondo i ricercatori, questa differenza potrebbe essere dovuta al fatto che l’esposizione alla luce naturale fin dal momento dell'alba può interrompere il sonno e ridurne quindi la qualità.