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Il robot che risolve il cubo di Rubik in 0,1 secondi batte il record del mondo

Il nuovo Guinness World Record di robot più veloce a risolvere il cubo di Rubik è stato siglato dal sistema Purdubik’s Cube sviluppato da quattro studenti della Purdue University, nell’Indiana: la soluzione del rompicapo è arrivata dopo appena 0,103 secondi, meno di un terzo del tempo impiegato dall’ex primatista, il robot della Mitsubishi Electric.
A cura di Valeria Aiello
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Il Purdubik’s Cube in azione: il sistema sviluppato da quattro studenti della Purdue University, nell’Indiana, ha conquistato il record di robot più veloce a risolvere il cubo di Rubik / Credit: Guinness World Record
Il Purdubik’s Cube in azione: il sistema sviluppato da quattro studenti della Purdue University, nell’Indiana, ha conquistato il record di robot più veloce a risolvere il cubo di Rubik / Credit: Guinness World Record

Il Guinness World Record del cubo di Rubik ha un nuovo protagonista (e non è un umano): si tratta del sistema Purdubik’s Cube, un robot sviluppato da quattro studenti della Purdue University a West Lafayette, nell’Indiana, che hanno deciso di provare l’impresa ispirati dai precedenti primati. Il loro Purdubik’s Cube ha letteralmente frantumato il record ufficiale, risolvendo il cubo di Rubik in appena 0,103 secondi – meno di un terzo del tempo dell’ex numero uno, il robot della Mitsubishi Electric, che nel maggio 2024 era arrivato alla soluzione in 0,305 secondi.

Il nuovo primato è stato siglato lo scorso 21 aprile 2025 presso un laboratorio della Purdue University ed è stato riconosciuto dal Guinness World Record, che ha certificato il Purdubik’s Cube come “il robot più veloce a risolvere il cubo di Rubik”. Il suo tempo sbalorditivo, più veloce di un battito di ciglia, è il risultato di anni di apprendimento e collaborazione del team studentesco, composto da Junpei Ota, Aden Hurd, Matthew Patrohay e Alex Berta. “Ci siamo conosciuti grazie al Cooperative Education Program della Purdue Universityhanno raccontato i quattro giovani – . Il programma ci ha aiutato a costruire non solo le amicizie che hanno portato a questa collaborazione, ma anche le competenze professionali e tecniche necessarie per realizzarla concretamente”.

Il loro Purdubik’s Cube era stato presentato per la prima volta allo SPARK, il concorso di design per gli studenti della Elmore Family School of Electrical and Computer Engineering (ECE) della Purdue University, dove si era aggiudicato il primo premio nel dicembre 2024. Dopo l’evento, il team ha continuato a perfezionare il robot, spingendosi costantemente oltre i limiti dell’automazione moderna e dell'elaborazione ad alta velocità.

Il robot dei record risolve il cubo di Rubik in 0,1 secondi

Il Purdubik’s Cube, il robot detentore del Guinness World Record per aver risolto il cubo di Rubik in 0,103 secondi, utilizza la visione artificiale per il riconoscimento dei colori, algoritmi di risoluzione personalizzati ottimizzati per i tempi di esecuzione e un hardware di controllo del movimento. “Ogni movimento viene eseguito con profili di spostamento finemente ottimizzati per massimizzare accelerazione, decelerazione ed efficienza meccanica, con un controllo preciso e coordinato in meno di millisecondi” hanno spiegato i suoi sviluppatori.

Il progetto è stato supportato dall’Institute for Control, Optimization and Networks ( ICON ) della Purdue University, co-diretto dal professore di ingegneria elettrica e informatica, Shreyas Sundaram. “Fin dai tempi del programma Apollo, ricercatori e studenti della Purdue hanno progettato sistemi di controllo che consentono nuove e rivoluzionarie capacità – ha ricordato il docente – Il team del Purdubik’s Cube è un ottimo esempio di come si stiano combinando algoritmi, robotica e controllo per raggiungere grandi traguardi ingegneristici”.

A fare da mentore ai quattro studenti è stato Nak-seung Patrick Hyun, professore associato di ingegneria elettrica e informatica della Purdue University. “Questo risultato non riguarda solo il superamento di un record, ma amplia i confini di ciò che i sistemi sintetici possono fare – ha affermato Hyun – . Ci avvicina alla comprensione di sistemi di controllo coordinati ultraveloci come quelli presenti in natura”.

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