Il paradosso dello tsunami in Russia: perché i Paesi lontani come Ecuador e Hawaii sono quelli più a rischio

Un potente terremoto di magnitudo 8,8 al largo della Kamchatka, nell’estremo oriente della Russia, ha generato onde alte fino a quattro metri. Si tratta del sesto terremoto più forte mai registrato. Il sisma ha fatto scattare l’allerta in decine di Paesi e il Pacific Tsunami Warning Center ora sta monitorando lo tsunami. Le onde generate dal terremoto si propagheranno infatti attraverso l’oceano Pacifico, resta da capire quali zone saranno effettivamente colpite e con quale intensità.
Il sistema di allerta tsunami degli Stati Uniti ha segnalato il rischio di onde superiori ai 3 metri sulle coste delle isole Hawaii e dell’Ecuador, mentre in Giappone – più vicino all'epicentro del sisma – finora si sono verificate onde non più alte di mezzo metro. Sembra un paradosso: i Paesi più colpiti sono anche quelli più distanti del terremoto. Per comprendere il fenomeno, è necessario analizzare il modo in cui si generano e si propagano gli tsunami.
Cosa sappiamo sullo tsunami in Kamchatka
Secondo l’Istituto geologico statunitense (USGS) il terremoto è stato superficiale, con un ipocentro a 19,3 km di profondità, e ha avuto epicentro a circa 119 km a est-sud-est di Petropavlovsk-Kamchatsky, una città di 165.000 abitanti. La magnitudo, inizialmente stimata a 8.0, è stata successivamente rivista a 8.8, mentre sono state registrate numerose scosse di assestamento, alcune delle quali hanno superato la magnitudo 6.9.
La Kamchatka e l'Estremo Oriente russo si trovano lungo l‘Anello di Fuoco del Pacifico, una delle aree geologicamente più attive al mondo, soggetta a frequenti terremoti ed eruzioni vulcaniche. Secondo l’Accademia Russa delle Scienze, si tratta del terremoto più forte registrato nella regione dal 1952. “Tuttavia, a causa di alcune caratteristiche dell’epicentro, l’intensità delle scosse non è stata così elevata come ci si potrebbe aspettare da un evento di questa magnitudo”, ha spiegato su Telegram Danila Chebrov, direttore della sezione di Kamchatka del Servizio Geofisico. “Sono ancora in corso delle scosse di assestamento… e l’attività sismica resterà piuttosto intensa." Ora è necessario monitorare come lo tsunami si propagherà attraverso l'oceano Pacifico.
Perché le onde più forti dello tsunami colpiranno le coste più lontane dall’epicentro
Secondo il Pacific Tsunami Warning Center le isole Hawaii e l'Ecuador sono tra le aree più a rischio. L’allerta tsunami prevede onde che potrebbero superare i 3 metri, con arrivo stimato nelle prossime ore. In Giappone, invece, lo tsunami ha raggiunto altezze di soli 30-45 centimetri, nonostante sia più vicino all'epicentro del terremoto rispetto alle Hawaii e all'Ecuador, che distano migliaia di chilometri.
Questo apparente paradosso si spiega con il modo in cui gli tsunami si propagano: il terremoto provoca uno spostamento d’acqua che viene indirizzato lungo un’asse preciso, definito dalla rottura della faglia sottomarina. Pur espandendosi mentre si muove attraverso l’oceano, l’energia più intensa rimane concentrata lungo questa traiettoria, colpendo con maggiore forza località anche molto distanti, purché allineate. Secondo gli esperti l’onda di energia più potente si dirige proprio verso le Hawaii e alcune zone del Sud America.
Dove sono arrivate le prime onde e quali Paesi sono a rischio tsunami
Le prime onde dello tsunami hanno già raggiunto le isole Hawaii, causando un innalzamento del livello del mare di circa mezzo metro nella baia di Hanalei a Oahu, seguito da un calo di circa 30 centimetri nel giro di 15 minuti. Nelle ore successive sono previste ulteriori onde che colpiranno l’arcipelago.
Charles McCreery, direttore del Pacific Tsunami Warning Center, ha avvertito che arriveranno nuove ondate: "Finora non abbiamo visto nulla di particolarmente grave, ma sappiamo che sta arrivando. I nostri modelli prevedono uno tsunami significativo che interesserà tutte le coste delle nostre isole." Tutte le spiagge sono state evacuate, turisti e residenti si sono rifugiati ai piani alti degli hotel o si sono spostati verso l’interno dell’isola.
Anche l'Ecuador è in allerta. Il Centro Nazionale di Allerta Tsunami del Paese ha diramato un avviso per le isole Galapagos, segnalando il rischio di impatto da parte dello tsunami. Secondo l’Istituto Oceanografico e Antartico dell’Ecuador le coste potrebbero essere colpite da onde alte fino a 1,4 metri entro le 9 del mattino, ora locale. L’allerta invita a sospendere tutte le attività marittime lungo le coste, a evacuare spiagge, moli e aree basse, e a seguire attentamente le indicazioni delle autorità locali e nazionali nelle zone a rischio.
Anche il Sistema Integrato di Allerta Tsunami per Messico e America Centrale ha diramato un’allerta che copre l’area che va da Ensenada, sulla costa nord-occidentale del Messico, fino a Panama, nel Centro America. Gli esperti del Pacifico avvertono che l’altezza delle onde può variare significativamente a seconda delle zone, invitando la popolazione a evitare le aree costiere. Inoltre, le onde di tsunami potrebbero continuare a raggiungere le coste anche diverse ore dopo il primo impatto.