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Il mimetismo di questa falena è un’opera d’arte dell’inganno: così Macrocilix maia elude i predatori

In Asia vive una falena che si difende dai predatori con una strategia straordinaria, considerata una delle più affascinanti tecniche di mimetismo del mondo naturale. Ecco in che modo Macrocilix maia cerca di non farsi mangiare.
A cura di Andrea Centini
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Una falena della specie Macrocilix maia
Una falena della specie Macrocilix maia

In natura esistono molteplici forme di mimetismo, dal criptico (il più noto) che aiuta a confondersi con l'ambiente circostante al batesiano, in cui un animale innocuo e gustoso ne imita uno pericoloso o tossico. Tuttavia, tra la pletora di affascinanti e sorprendenti esempi che la biodiversità ci regala, ve n'è uno che spicca su tutti gli altri per creatività e "vena artistica": quello della falena Macrocilix maia. Questo lepidottero asiatico, infatti, sulle proprie ali mette in scena una vera e propria opera d'arte dell'inganno, in grado di far desistere anche il più affamato dei predatori. O perlomeno ce la mette tutta per provarci, con una “prestazione” plasmata dall'adattamento evolutivo davvero fuori dal comune. Come vedremo a breve, infatti, siamo ben oltre i classici sistemi difensivi di molte farfalle e falene.

Farfalla pavone
Farfalla pavone

Sulle ali di molti lepidotteri, come ad esempio la farfalla pavone (Aglais io), la saturnia del pero o pavonia maggiore (Saturnia pyri) e la testa di gufo (Caligo idomeneus), sono presenti disegni circolari che possono fungere da deterrente contro i predatori. Le ali spiegate all'improvviso, infatti, fanno comparire grandi e minacciosi occhi in direzione del potenziale aggressore, che viene così spaventato o disorientato quel tanto che basta per permettere la fuga. Macrocilix maia va molto oltre questa repentina ma efficace messinscena. Sulle ali mesali (anteriori) della piccola falena, infatti, sono disegnate due mosche stilizzate intente a banchettare con viscidi e maleodoranti escrementi di uccello. Gli insetti, neri e con grandi occhi rossi, sono rivolti in diagonale verso la parte la parte posteriore della falena, dove si congiungono le ali posteriori o metali. Qui una disgustosa chiazza biancastra, giallognola e marroncina replica alla perfezione le deiezioni di un volatile.

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Com'è noto, molti predatori evitano accuratamente escrementi e organismi che se ne nutrono perché possono essere fonte di potenziali malattie e infezioni, quindi avere “dipinta” sulle ali una scena del genere rende decisamente poco appetibili. Ma la falena asiatica fa molto più di così, come spiegato dal dottor Andrea Bonifazi, ecologo marino, divulgatore scientifico e autore della pagina “Scienze Naturali” su Facebook e Instagram. "Non contenta di questo scherzetto che gioca ai suoi eventuali predatori, la falena è solita posizionarsi proprio in corrispondenza di reali deiezioni di volatile", evidenzia il ricercatore in un post. "L'opera – prosegue l'esperto – è completata dal fastidioso odore di ammoniaca che il lepidottero è in grado di emettere, diventando esso stesso una sorta di ‘caccona' che sicuramente aiuta a tenere lontani i predatori."

Bonifazi sottolinea che questa falena è ancora ampiamente studiata dagli entomologi, pertanto il significato che noi attribuiamo a questo affascinante “body painting salvavita”, come lo chiama, potrebbe essere un altro. Gli eventuali predatori, infatti, potrebbero percepire questa messinscena in modo diverso da noi, sebbene la somiglianza "resta indiscutibilmente straordinaria". Ricordiamo che Macrocilix maia è una falena della famiglia Drepanidae composta da oltre 600 specie, diffuse in tutto il mondo. La regina del mimetismo vive nelle foreste di diversi Paesi distribuiti tra Sud-est asiatico ed Estremo Oriente, da Taiwan al Giappone, passando per la Malesia e l'India. È possibile incontrarla anche tra la fitta vegetazione del Borneo e dell'isola di Sumatra.

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