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Il crollo di Baikonur ferma i lanci russi verso la Stazione Spaziale Internazionale: Mosca senza un sito attivo

Il crollo di una struttura del sito di Baikonur ha bloccato l’unico pad russo per i lanci verso la ISS. Ripristino complesso, prime stime da mesi ad anni.
A cura di Valeria Aiello
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Il crollo di una struttura della rampa di lancio presso il cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan / X.com via @katlinegrey
Il crollo di una struttura della rampa di lancio presso il cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan / X.com via @katlinegrey

Quando la navicella Soyuz MS-28 è partita dal cosmodromo di Baikonur con l’equipaggio diretto alla Stazione Spaziale Internazionale (ISS), tutto sembrava essersi svolto senza intoppi. Ma poche ore dopo, le immagini di un drone hanno mostrato un crollo imprevisto: la cabina di manutenzione del Pad 31/6 era rovesciata nella trincea delle fiamme. Un danno che non riguarda solo la struttura, ma l’intero programma russo di accesso alla Stazione Spaziale Internazionale.

Secondo quanto riportato da NASASpaceflight, il Pad 31/6 di Baikonur è infatti l’unico sito russo certificato per inviare equipaggi e cargo verso la ISS. Le altre rampe Soyuz si trovano a latitudini inadatte, non sono omologate per voli con equipaggio o sono state dismesse. Il risultato è drastico: la Russia non ha più, al momento, un sito operativo in grado di raggiungere la ISS.

L’incidente è avvenuto il 27 novembre, subito dopo il lancio della navicella con i cosmonauti Sergey Kud-Sverchkov e Sergei Mikayev e l’astronauta NASA Christopher Williams, arrivati regolarmente sulla ISS. Le verifiche successive hanno però mostrato che la cabina non era stata fissata correttamente, o che i blocchi non hanno retto la differenza di pressione generata dai motori al decollo: la struttura è stata letteralmente espulsa dalla nicchia, precipitando per 20 metri.

Le foto rivelano danni troppo estesi per una semplice riparazione. In un comunicato stampa ufficiale, Roscosmos, sostiene di avere pezzi di ricambio nei propri magazzini, ma la fase di ispezione del complesso sarà lunga: bisognerà verificare se il crollo ha compromesso parti strutturali della rampa. Le prime stime parlano di un processo che potrebbe richiedere dai pochi mesi fino a tre anni, nonostante l’impegno dichiarato dell’agenzia russa.

Nel frattempo, le ricadute operative sono immediate: il lancio cargo Progress MS-33 previsto per il 21 dicembre è già destinato allo slittamento e resta incerto anche il volo con equipaggio Soyuz MS-29, previsto per luglio 2026.

Perché la Russia non può usare altri siti di lancio per raggiungere la ISS

La possibilità di trasferire i lanci verso altri pad Soyuz esiste solo in teoria, ma NASASpaceflight ricorda perché è quasi impraticabile.

Le rampe del cosmodromo di Plesetsk, pur tecnicamente attive, sono troppo a nord: la loro latitudine non consente a un Soyuz di inserire in orbita una navetta diretta verso la ISS. A Vostochny, invece, mancano le certificazioni per i voli con equipaggio e sarebbero necessari ingenti lavori di adattamento. Inoltre, il sistema di salvataggio d’emergenza (SAS) della Soyuz non è compatibile con la torre mobile utilizzata in quel sito.

Un’opzione estrema sarebbe recuperare una cabina di manutenzione dalle rampe inutilizzate del cosmodromo, come la storica Stazione di lancio di Gagarin (ormai museo a cielo aperto) o alcune strutture a Plesetsk. Ma anche questa strada è logisticamente complessa.

Gli esperti interpellati riportano scenari molto variabili: se i pezzi di ricambio oggi disponibili dovessero essere sufficienti, il ripristino potrebbe richiedere un periodo relativamente breve. Se invece sarà necessario costruire una nuova cabina di manutenzione – processo che richiede circa due anni in condizioni normali – i tempi potrebbero dilatarsi fino a superare tre anni.

Al momento, né Roscosmos né NASA hanno pubblicato un nuovo calendario ufficiale dei lanci verso la Stazione Spaziale Internazionale. Fino a nuove comunicazioni, resta la certezza di un fatto senza precedenti negli ultimi decenni del programma Soyuz: la Russia ha perso temporaneamente la propria unica porta d’accesso alla ISS.

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