Il comune antidolorifico tramadolo associato a un rischio superiore di eventi cardiaci gravi: lo studio

Il comune antidolorifico tramadolo avrebbe effetti limitati nel ridurre il dolore cronico, inoltre risulta associato a un aumento significativo del rischio di esiti avversi gravi come malattie cardiache potenzialmente mortali. È quanto emerso da un nuovo, approfondito studio pubblicato sull'autorevole rivista scientifica BMJ Evidence-Based Medicine, che ha messo a confronto gli esiti dell'assunzione dell'analgesico con un placebo. Il tramadolo, come spiegato dall'Istituto Humanitas, è un analgesico che riduce il dolore “senza curare la causa che lo scatena”, che agisce modificando “i livelli di noradrenalina e serotonina, due ormoni, nel cervello.” Si tratta di un oppioide sintetico utilizzato da decenni per il trattamento del dolore da moderato a grave, comprese nevralgie e cefalea. Negli Stati Uniti è tra i più prescritti perché presenta un rischio ridotto di dipendenza (seppur presente) rispetto a ossicodone e altri oppioidi forti. Alla luce delle sue proprietà, il tramadolo viene utilizzato anche come droga ricreativa e in Italia si stanno moltiplicando i casi di richieste con ricette false da parte dei giovani, come riporta farmacista33.it. A questo farmaco antidolorifico, infatti, si può accedere solo tramite prescrizione medica. Secondo il nuovo studio, tuttavia, i benefici sarebbero limitati rispetto ai potenziali rischi.
A determinare che il tramadolo è associato a un rischio sensibilmente superiore di esiti avversi come infarto, dolore toracico, insufficienza cardiaca congestizia e altre condizioni è stato un team di ricerca danese guidato da scienziati del Unità sperimentale di Copenaghen – Centro per la ricerca sull'intervento clinico del Rigshospitalet, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi di vari istituti. Fra quelli coinvolti il Dipartimento di Radiologia dell'Ospedale universitario di Copenaghen, l'Ospedale della Zelanda del Nord, il Centro per la ricerca anestesiologica dell'Ospedale universitario della Zelanda Koge e il Dipartimento di ricerca sanitaria regionale dell'Università della Danimarca meridionale. I ricercatori, coordinati dal professor Janus Christian Jakobsen, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto una meta analisi di 19 studi clinici randomizzati (pubblicati fino al febbraio 2025) nei quali venivano confrontati gli esiti clinici in adulti trattati con tramadolo o un placebo. In tutto sono state coinvolte oltre 6.500 persone con un'età media di 58 anni (che sono a rischio di eventi cardiaci, quindi sono stati valutati anche i potenziali bias). I partecipanti soffrivano di dolore neuropatico, osteoartrite e dolore lombare cronico.
Incrociando i dati è emerso che le persone che assumevano tramadolo avevano un rischio più che doppio statisticamente significativo di sviluppare esiti avversi gravi. “La regressione binomiale beta ha mostrato l'evidenza di un effetto dannoso del tramadolo sugli eventi avversi gravi (OR 2,13; IC 97,5% da 1,29 a 3,51; p = 0,001; moderata certezza dell'evidenza), principalmente dovuto a una maggiore proporzione di eventi cardiaci e neoplasie”, scrivono il professor Jakobsen e colleghi nell'abstract dello studio. In parole semplici, l'assunzione di tramadolo in questa coorte di partecipanti era associata a un rischio del 113 percento superiore di presentare eventi avversi come coronaropatia (CAD), insufficienza cardiaca congestizia, tumori e altro. È stato osservato anche un aumento di effetti collaterali minori, anche se con un grado di certezza limitato: “La meta-analisi e l'analisi sequenziale degli studi hanno dimostrato che il tramadolo ha aumentato il rischio di diversi eventi avversi non gravi, tra cui nausea, vertigini, stitichezza e sonnolenza (tutti con una certezza di evidenza molto bassa)”, hanno spiegato gli autori dello studio.
Nonostante sia prescritto da molto tempo, la meta-analisi dei 19 studi suggerisce che il tramadolo presenta un limitato effetto benefico sul dolore cronico, seppur presente: “La dimensione dell'effetto era inferiore alla nostra differenza minima importante predefinita di 1,0 punto sulla NRS (acronimo di Numeric Rating Scale NDR)”. Alla luce di questi risultati, i ricercatori ritengono che i potenziali effetti avversi del tramadolo usato nella gestione del dolore “probabilmente superano i limitati benefici”, per questo suggeriscono ai medici di valutare delle alternative, sebbene non indichino espressamente alle autorità competenti di rivalutare la sicurezza del farmaco. I dettagli della ricerca “Tramadol versus placebo for chronic pain: a systematic review with meta-analysis and trial sequential analysis” sono stati pubblicati su BMJ.