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Cambiamenti climatici

Il caldo anomalo di questo inverno rischia di uccidere le api: ingannate da una falsa primavera

A causa del caldo anomalo di questo inverno molte api vengono spinte a “risvegliarsi” e a uscire dalle arnie, ma sono esposte a una brusca escursione termica come cala la luce. Gli apicoltori sono anche costretti a nutrirle con sostanze zuccherine per evitare che muoiano di fame.
A cura di Andrea Centini
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Le temperature anomale di questo inverno, con picchi che in alcuni casi possono arrivare a 20° C, rappresentano un grave pericolo per la sopravvivenza delle api e, di conseguenza, anche per la produzione del miele. Come spiegato in un'intervista a Repubblica da Roberto Sartori, tra i responsabili di Api Liguria Genova, nell'entroterra ligure le temperature “pazze” stanno mettendo seriamente a repentaglio gli insetti, che vengono spinti a riattivarsi dal tepore delle ore soleggiate e dunque a uscire dalle arnie. Il problema risiede nella significativa escursione termica che si palesa quando cala la luce, con temperature che scendono bruscamente e diventano potenzialmente fatali per gli imenotteri impollinatori. “Con il termometro che segna 15 16 gradi, le api spinte dal caldo escono dalle arnie ma appena il sole cala la temperatura scende repentinamente. Sotto ai dieci gradi rischiano anche di morire”, spiega l'esperto.

Gli imenotteri, in pratica, a causa del caldo anomalo percepiscono una falsa primavera, che manda in tilt il loro ciclo biologico legato alle stagioni. In un momento in cui dovrebbero semplicemente riposare e restare al sicuro nelle arnie, invece si avventurano all'esterno, inconsapevoli del freddo letale che di lì a poco potrebbe colpirle mentre sono distanti. Questa situazione pone inoltre un altro problema. Essendo attive quando non dovrebbero, le api sono spinte a consumare le riserve di miele già scarse. Per salvarle dalla fame gli apicoltori sono costretti ad alimentarle con sciroppi zuccherini, una pratica rigidamente regolamentata dall'Unione Europea proprio per tutelare la genuinità del miele DOP che viene prodotto dagli insetti. Nel 2021 gli apicoltori salvarono miliardi di api con queste sostanze, a causa delle fioriture anticipate spazzate via da improvvise gelate.

Il caldo anomalo, del resto, non inganna soltanto gli animali, ma anche gli organismi vegetali. Molte piante selvatiche e di colture percepiscono il calore come l'arrivo della primavera, sono così spinte a germogliare e fiorire, ma vengono rapidamente sterminate dal successivo crollo delle temperature. Gli insetti già attivi si trovano improvvisamente privi del nettare di cui hanno bisogno e devono fare ricorso alle scorte di emergenza per sopravvivere. Ma il loro esaurimento può portare alla morte di un'intera colonia. Ecco perché è permesso intervenire con questi sciroppi e pasti zuccherini a base di zucchero a velo, fruttosio o miele, considerati un vero e proprio salvavita. Come spiegato a Repubblica da Sartori, la somministrazione di queste sostanze "in condizioni normali bastava da dicembre a febbraio", mentre adesso "dobbiamo prepararla ogni due settimane per non rischiare che muoiano di fame". "È l’unica cosa che possiamo fare per aiutarle, di fronte ai cambiamenti climatici abbiamo le mani legate", ha chiosato l'esperto.

Tutto questo si riflette naturalmente anche nella produzione del miele. Il 2021, anno in cui si è verificato un altro inverno molto caldo seguito da una primavera costellata da perturbazioni significative, il crollo della produzione è stato enorme, con alcuni casi estremi – come quelli della Toscana e dell'Emilia Romagna – in cui si è toccato uno scioccante – 95 percento. In Lombardia, dove in precedenza si producevano circa 20 chilogrammi di miele d'acacia per alveare, si è arrivati ad appena 500 grammi o al massimo 1 chilogrammo. E le cose non sono migliorate negli anni successivi. Come riportato dal portale “Apicoltore Moderno”, secondo il Report dell’Osservatorio Nazionale Miele e Ismea – Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare, la produzione primaverile di miele in Italia nel 2023 ha subito un crollo compreso tra il 75 percento e il 100 percento, azzerando praticamente molte attività economiche legate alla preziosa e benefica sostanza.

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