I rischi del padel, il chirurgo: “Attenzione a non sottovalutare il dolore”

Il padel è forse il fenomeno sportivo più di successo degli ultimi anni. Chiunque ha quell'amico o amica che ha giocato o gioca tutt'ora a padel, oppure è lui/lei stessa a giocarci. Altrimenti non si spiegherebbero gli oltre 10.000 campi attualmente aperti in Italia. Secondo le statistiche del World Padel Record lo praticherebbe infatti circa un milione e mezzo di persone nel Paese.
Sicuramente tra i motivi del suo successo c'è la sua relativa accessibilità: è considerato infatti uno sport abbastanza facile, che può essere iniziato anche in età adulta senza un particolare preparazione atletica pregressa. Tuttavia, questo non significa che sia impossibile farsi male sul campo.
Anzi, gli infortuni che possono verificarsi mentre si gioca a padel sono molto simili a quelli comuni tra i tennisti. A Fanpage.it il dottor Loris Pegoli, responsabile Centro della mano sportiva presso Zucchi Wellness Clinic di Monza, ha spiegato le problematiche più comuni legati al padel, con un focus su quelle di natura infiammatorie, quelle che i giocatori tendono a sottovalutare di più.
Quali sono i rischi legati al padel?
Secondo l'ultimo report della Federazione Italiana Tennis e Padel, in Italia ci sono quasi sei milioni e mezzo di praticanti in maniera assidua e poco più di 18 milioni di appassionati degli sport da racchetta, compresi tennis e padel, diventato molto popolare soprattutto negli ultimi dieci anni.
Gli sport da racchetta possono causare problematiche sia nello sportivo professionale che in quello amatoriale in tutti i distretti del corpo, ma ovviamente spesso a essere interessati sono proprio il polso, la mano e il gomito. Rimanendo su questi ultimi, esistono due macro tipologie di lesioni: quelle infiammatorie e quelle traumatiche.
Concentriamoci sulle prime
Il cosiddetto "gomito del tennista", il nome tecnico è epicondilite, è tra le più comuni. Si tratta di una condizione di per sé non grave, ma se non trattata in modo tempestivo, può diventare anche molto invalidante. Parliamo in sostanza di un'infiammazione a livello del gomito, nel punto dal quale partono tutti i tendini e quindi i muscoli che permettono a polso e dita di tirarsi su e estendersi.
Può verificarsi anche in chi è allenato?
Sì. Dobbiamo tenere a mente che, per quanto allenate, si tratta di strutture anatomiche che sono in movimento da quando ci alziamo a quando andiamo a letto. Anche adesso, mentre digitate qualcosa sul vostro smartphone, le state utilizzando.
Voglio dire, fin dal momento in cui ci alziamo, usiamo i tendini delle mani in praticamente tutti i momenti: quando ci laviamo, quando mangiamo, quando lavoriamo. Se a tutto ciò si aggiunge anche uno sport, è chiaro che possono andare sotto stress e infiammarsi.
Diceva prima che in ogni caso l'infiammazione non è una patologia grave in sé per sé. Ci spiega meglio?
È vero, le infiammazioni non sono patologie gravi se vengono intercettate e trattate allo stadio iniziale. Altrimenti il rischio è che l'infiammazione, da acuta, diventi cronica. Questo succede più o meno dopo tre mesi da quando si è manifestata la prima volta e se l'infiammazione si cronicizza, può diventare molto più difficile debellarla perché il dolore che proviamo in questi casi è dovuto non più soltanto allo stato infiammatorio, ma alla degenerazione delle fibre muscolari stesse, ed è più difficile trattarlo.
Nelle fasi iniziali i trattamenti sono di tipo conservativo, non chirurgico. In genere si prescrive un tutore: l'ideale sarebbe farlo confezionare direttamente da un terapista della mano, che è in grado di modellare il tutore in base alle problematiche specifiche del singolo paziente. A volte, in queste circostanze, le persone vanno in farmacia e prendono un tutore generico, ma questo non è sempre adatto a tutti. A questi possono essere accompagnati anche tutori funzionali per il giorno o alcune terapie. Quelle che sembrano funzionare meglio sono le onde d'urto.
Quanto tempo ci vuole per guarire?
Ovviamente dipende di volta in volta dal singolo caso, ma può essere necessario anche aspettare un mese, un mese e mezzo per vedere i primi risultati. È importante avere pazienza e non rimettersi a giocare quando ancora non siamo completamente guariti. Se grazie ai trattamenti siamo passati da un'infiammazione che possiamo immaginare di intensità nove, la riusciamo a far passare a un'intensità di livello tre, poi basta poco, anche tirare un paio di racchettate, per annullare tutti i risultati e riportare l'intensità ai livelli iniziali, se non peggiori.
Riposare qualche giorno non basta?
Assolutamente no. Molte persone credono che se si ha dolore una settimana di riposo sia sufficiente, ma non è affatto così: "È un po' come se ho il mal di testa, prendo l'aspirina e subito dopo prendo a testate la parete."
Ci sono anche altre infiammazioni tipiche in chi fa padel, ma anche tennis
Ad esempio quella dell'estensore ulnare del carpo, un altro tendine che parte dal gomito, ma in questo caso si infiamma nel punto in cui si inserisce sul polso.
Come si può riconoscere il dolore con cui si manifestano queste infiammazioni?
Di solito l'infiammazione di questi tendini si manifesta con una dolorabilità digitopressoria, ovvero si ha male quando si schiaccia il punto di partenza di tutti i tendini che arrivano fino al gomito. Ad esempio, quando distendiamo le dita, e soprattutto contro resistenza, oppure quando si ruota in un senso o nell'altro l'avambraccio. Dato che quasi tutti i tendini estensori hanno un percorso obliquo, possono essere coinvolti anche in movimenti di rotazione.
Nelle fasi più avanzate
Si può provare debolezza, meno forza o faticabilità nell'estendere o chiudere la mano, perché i tendini coinvolti sono i tiranti dell'avambraccio e quindi, se sono infiammati, sono affaticati.
Cosa si può fare per prevenire queste infiammazioni?
Ovviamente, sia per gli amatori che per chi lo fa in modo agonistico, la preparazione fisica è importante. Per prima cosa bisogna scaldare la muscolatura, quindi sicuramente fare degli esercizi di stretching è importante.
Inoltre, è fondamentale anche scegliere l'attrezzo giusto, perché non esiste – questo vale sia per il tennis che per il padel – una racchetta uguale per tutti. Ci sono corde che permettono un assorbimento maggiore o minore delle vibrazioni.
Se uno sportivo ha urgenza di tornare a giocare?
Facciamo l'esempio di un professionista: se ha avuto un'infiammazione ma deve per forza ricominciare ad allenarsi, può optare per palline più morbide. Però, di certo, non possiamo anticipare i tempi biologici di guarigione delle strutture, quelli li decide madre natura. Ma possiamo seguire in modo più attento la fase di svezzamento di ritorno allo sport.