I forti sintomi premestruali sono associati a un rischio superiore di malattie cardiovascolari: lo studio

I sintomi premestruali particolarmente debilitanti sono associati a un rischio superiore di malattie cardiovascolari, che rappresentano la principale causa di morte nei Paesi industrializzati occidentali. L'associazione più forte è stata trovata con le aritmie cardiache e l'ictus, per i quali il rischio superiore nelle donne con sindrome premestruale (PMS) e disturbo disforico premestruale (PMDD) è stato all'incirca del 30 percento, rispetto a coloro che non soffrivano di tali disturbi. Lo ha determinato un nuovo studio di osservazione pubblicato sull'autorevole rivista scientifica specializzata Nature Cardiovascular Research.
I sintomi premestruali, legati ai cambiamenti ormonali, sono piuttosto comuni e comprendono un'ampia varietà di disturbi fisici e psicologici, dai dolori muscolari al mal di testa, passando per gonfiore, crampi addominali, ansia, insonnia, irritabilità e altro. In una percentuale di donne, tuttavia, tali sintomi possono essere talmente significativi e impattanti da interferire con le attività quotidiane come lo studio e il lavoro, sfociando nella sindrome premestruale e nel più grave disturbo disforico premestruale. Sapere che queste condizioni sono associate anche a effetti sulla salute a lungo termine evidenziano ancor più l'importanza di indagare a fondo sulle cause e trovare una soluzione efficace.
A determinare che le donne affette da sintomi premestruali molto debilitanti hanno un rischio superiore di malattie cardiovascolari è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati svedesi dell'Unità di Epidemiologia Integrata presso l'Istituto di Medicina Ambientale del Karolinska Institutet di Stoccolma, che hanno collaborato a stretto contatto coni colleghi Dipartimento di Biostatistica ed Epidemiologia dell'Università del Massachusetts Amherst (Stati Uniti). I ricercatori, coordinati dai professori Yihui Yang e Donghao Lu, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato i dati di circa 100.000 donne affette da sintomi premestruali. I ricercatori hanno coinvolto nello studio diverse sorelle per tenere in considerazione anche l'influenza genetica e vari fattori ambientali e sociali, legati alla famiglia di nascita e al luogo di residenza. Le donne, la cui età media al basale era di circa 35 anni, sono state seguite per un periodo di follow-up massimo di 22 anni, compreso tra il 2001 e il 2022.
Incrociando i dati delle cartelle cliniche con evidenze di malattie cardiovascolari con i dati relativi ai sintomi premestruali, è emerso che in media le donne affette da tali sintomi presentavano un rischio del 10 percento superiore rispetto alle donne che non ne soffrivano. Alcune condizioni hanno evidenziato un'associazione molto superiore, come le aritmie cardiache (+ 31 percento) e ictus (+ 27 percento). Tale rischio, evidenziano gli studiosi, era più marcato nelle donne che avevano ricevuto diagnosi di PMS e PMDD prima dei 25 anni e in coloro che avevano sofferto di depressione post-partum. I risultati sono rimasti statisticamente significativi anche dopo aver isolato fattori confondenti come vizio del fumo, peso e altre condizioni.
Trattandosi di uno studio di associazione, non è emerso un rapporto di causa-effetto tra i sintomi premestruali e le malattie cardiovascolari. Secondo gli autori dello studio, ci sono tre possibili cause che potrebbero legare i sintomi premestruali a queste patologie: alterazione del sistema renina-angiotensina-aldosterone (RAAS); maggiore infiammazione; e anomalie metaboliche. Al momento si tratta però solo di supposizioni e si dovrà indagare più a fondo per far emergere le reali cause di questo legame. I dettagli della ricerca “Premenstrual disorders and risk of cardiovascular diseases” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature Cardiovascular Research.