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Hitler aveva una malattia genetica: la verità sulla storia del micropene

Un nuovo documentario prodotto nel Regno Unito ha sottoposto il sangue di Adolf Hitler a un test del DNA. Stando ai risultati ottenuti, il dittatore austriaco soffriva di una malattia genetica che ne avrebbe impedito il pieno sviluppo sessuale, alimentando nuovamente il mito secondo il quale il Führer avesse un micropene.
A cura di Niccolò De Rosa
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Nelle ultime ore i media internazionali sono tornati a parlare dei genitali di Adolf Hitler, un argomento che, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, è da decenni oggetto di discussioni tra gli storici. A rinnovare il dibattito è l'annuncio di un nuovo documentario intitolato Hitler's DNA: Blueprint of a Dictator, che questo sabato sarà trasmesso nel Regno Unito da Channel 4. L'opera promette di offrire dettagli inediti sulla vita e sulla biologia di Hitler, grazie al lavoro della nota genetista Turi King – già celebre per aver identificato i resti del re Riccardo III scoperti in un parcheggio di Leicester – che dopo aver esaminato il DNA del dittatore ne ha ricostruito un profilo inedito e, per certi versi inaspettato.

Tra le rivelazioni promesse c'è la soluzione del mistero sulle origini ebraiche del Führer, la sua predisposizione a disturbi psichiatrici e del neurosviluppo, nonché l'ipotesi che Hitler potesse avere un micropene. Tale possibilità ha subito spinto numerosi giornali a lanciarsi in titoloni e fantasiosi ricostruzioni, ma la realtà riportata alla luce dal documentario appare meno "sensazionale" di quanto sembri.

La scoperta del DNA di Hitler

La vita e, soprattutto, la morte di Hitler, sono da decenni terreno fertile per dicerie, suggestioni e vere e proprie teorie del complotto. Quando il dittatore si sparò nel bunker di una Berlino ormai conquistato dai russi, il suo corpo e quello di Eva Braun furono dati alle fiamme per volontà dello stesso Führer, deciso a non trasformarsi in un trofeo da esporre e dileggiare. Nell'immediato dopoguerra si cominciò subito a vociferare non solo che Hitler non era morto, ma che era anche riuscito a scappare dalla Germania assediata. Gli stessi sovietici alimentarono a lungo la leggenda per tenere alta la tensione internazionale in un panorama internazionale che si stava avviando verso la Guerra Fredda.

In realtà, il leader nazista si era davvero sparato il 30 aprile 1945, e i russi lo sapevano bene, visto che erano riusciti a far identificare i corpi carbonizzati dall'odontotecnico del Führer, Fritz Echtmann, che riconobbe la mandibola e la dentatura di Hitler. Anche gli Alleati erano però riusciti a recuperare un "souvenir" del dittatore. Nel maggio del 1945, il colonnello Roswell P. Rosengren dell'esercito statunitense aveva infatti raccolto un pezzo del divano presente nel bunker della Cancelleria che era stato macchiato dal sangue di Hitler dopo l'estremo gesto. Ottant'anni dopo, proprio quel frammento ha permesso alla dottoressa King di sequenziare il DNA di Hitler, aprendo la strada a uno studio che promette di far luce su aspetti finora sconosciuti della sua biologia, della sua psicologia e della sua storia familiare.

Soldati russi mostrano la fossa nel cortile della Cancelleria dove vennero trovati i corpi carbonizzati
Soldati russi mostrano la fossa nel cortile della Cancelleria dove vennero trovati i corpi carbonizzati

La stessa Turi King ha spiegato come l'analisi genetica abbia confermato alcune ipotesi storiche e ne abbia sollevate di nuove. Pur essendo consapevole della delicatezza del progetto, la genetista ha deciso di affrontarlo con rigore scientifico. "Ho ragionato su questa decisione", ha raccontato King, "ma sarebbe stato inevitabile farlo prima o poi. Volevamo essere sicuri che fosse condotto in modo estremamente misurato e rigoroso".

Cosa rivela il DNA: Hitler aveva la sindrome di Kallmann

Il risultato più sbandierato dalla campagna di presentazione del documentario britannico riguarda la salute sessuale del dittatore. Secondo l'analisi genetica, Hitler soffriva infatti della cosiddetta sindrome di Kallmann un disturbo genetico che ostacola la normale pubertà e lo sviluppo degli organi sessuali, causando tra l'altro testicoli non discesi e, in alcuni casi, un micropene.

Questo quadro genetico potrebbe spiegare alcune peculiarità della vita privata del Führer, come la difficoltà a instaurare relazioni intime con le donne, fenomeno documentato dagli storici. Alex Kay, storico dell’Università di Potsdam e consulente storico del documentario, ha osservato che la condizione genetica di Hitler potrebbe spiegare la sua dedizione esclusiva alla politica: "Altri leader nazisti avevano mogli, figli, relazioni extraconiugali. Hitler è l’unico tra di loro a non aver avuto vita privata significativa, e questo ha probabilmente influito sulla sua ascesa politica".

Il dibattito sul micropene

L'ipotesi che Hitler avesse un micropene non è nuova. Già in passato, numerosi testi e articoli avevano alimentato questa narrazione. Tra le fonti più citate c'è il libro del 2016 "L'ultimo giorno di Hitler" (Hitler's Last Day), scritto dagli storici Jonathan Mayo ed Emma Craigie. Quando il libro era stato pubblicato, i media avevano ripreso in massa alcuni passi della ricostruzione che citavano le cartelle cliniche del Führer suggerivano la presenza di un pene sottosviluppato. Tuttavia, la stessa Craigie aveva subito precisato in un'intervista al britannico The Independent che i documenti rinvenuti avevano dimostrato soltanto una "generica ipospadia", una malformazione del pene in cui l'uretra non si apre sulla punta del glande, che però non implica automaticamente la presenza di un pene di dimensioni ridotte.

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Documenti storici confermano, invece, che Hitler aveva un testicolo non disceso, come annotato dal medico Josef Steiner Brin durante la detenzione del dittatore nel 1923 in seguito al putsch fallito di Monaco. Le nuove analisi genetiche sembrano quindi collocare la questione in un contesto più scientifico: la presenza della sindrome di  Kallmann aumenta la probabilità di micropene, ma non fornisce una conferma assoluta. La genetista King ha anche sottolineato come l'esame offra possibilità di speculazione, non certezze: "Si tratta di ipotesi fondate sui dati genetici, nulla di più", ha spiegato.

Le altre scoperte e i dubbi sul risultato finale

Il sequenziamento del DNA di Hitler ha anche smentito la leggenda secondo cui il dittatore avrebbe avuto origini ebraiche, confermando invece la sua ascendenza tedesco-austriaca. Una scoperta che, secondo gli storici, contribuisce a chiarire un mito radicato e mostra come la scienza possa correggere narrazioni distorte che spesso vengono cavalcate anche dai contemporanei (nel 2022, per esempio, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov aveva rilanciato la bufala, dicendo che Hitler era ebreo come Zelensky). Le analisi genetiche hanno inoltre rilevato predisposizioni ad autismo, schizofrenia e disturbi bipolari, pur senza alcun valore diagnostico individuale. Gi stessi autori del documentario ha però voluto ricordare come la genetica non possa spiegare né attenuare le responsabilità storiche del Führer. Questo aspetto è probabilmente la parte più controversa di tutto il lavoro poiché, come scritto questa mattina dal The Guardian, il montaggio del prodotto finale appare ben più ammiccante e allusivo di quanto le dichiarazioni ai media da parte della dottoressa King facessero intendere,

In definitiva, il documentario si inserisce in un contesto più ampio di riflessione storica e scientifica. Da un lato, chiarisce alcuni aspetti della vita di Hitler, dalla sua salute sessuale alle chiacchiere sulla ascendenza non ebraica, ma dall'altro conferma indirettamente come certe notizie siano sempre state circondate da fake news e interpretazioni eccessive.

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