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Cambiamenti climatici

Hanami in anticipo: perché i ciliegi fioriscono sempre prima

La fioritura dei ciliegi si verifica sempre prima rispetto al passato, anticipando di diversi giorni la celebrazione dell’hanami in Giappone e altrove. Ne 2021, ad esempio, a Kyoto il picco è stato raggiunto a marzo anziché in aprile; è stata la prima volta in mille anni. Ecco cosa sta succedendo.
A cura di Andrea Centini
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L'hanami, la contemplazione della fioritura dei ciliegi (sakura), è una delle tradizioni più affascinanti e popolari della cultura giapponese. Non a caso da diversi anni essa è stata esportata con successo in altre parti del mondo, essendo un volano per il turismo legato a vere e proprie giornate di festa all'aria aperta. Poiché si tratta di un evento di straordinaria bellezza ma dalla durata effimera, di pochissimi giorni, l'hanami è diventato la metafora filosofica del godersi l'attimo, il presente, proprio alla luce della caducità e dell'imprevedibilità della vita. Il suggestivo fenomeno, tuttavia, non è più quello di un tempo; viene infatti profondamente influenzato dal cambiamento climatico, che continua ad anticiparne sempre di più la manifestazione.

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Un evento che può essere tranquillamente definito storico, si è verificato nel 2021 a Kyoto, la città dei mille templi, quando il picco della fioritura dei ciliegi si verificò il 26 marzo. Nei mille anni di storia precedente, durante i quali si è tenuta traccia dell'hanami, questo evento si era sempre verificato in aprile. Per la prima volta, dunque, il picco della fioritura si è manifestato a marzo. L'anno successivo, nel 2022, è avvenuto nello stesso giorno, mentre nel 2023 ha fatto un balzo in avanti al 30 marzo. Per il 2024 la previsione della fioritura a Kyoto è compresa tra il 24 marzo e il 31 marzo. A Tokyo si aspetta il picco per il 29 marzo, mentre a Osaka sarà a metà strada tra il 23 e il 31 marzo. Solo sull'isola di Hokkaido, sita a nord di Honshu (l'isola più grande del Giappone dove si trova Tokyo) si dovrà attendere la fine di aprile. In altre parti del mondo, come al National Park di Washington, negli Stati Uniti, l'hanami si è già verificato.

Come indicato, il fenomeno è diretta conseguenza del cambiamento climatico, come evidenziato dal recente studio “Human influence increases the likelihood of extremely early cherry tree flowering in Kyoto” pubblicato sulla rivista scientifica Enviromental Research Letters da un team di ricerca internazionale. Gli studiosi sono giunti alla conclusione che i ciliegi, a Kyoto, stanno fiorendo con circa 6 giorni di anticipo rispetto a quanto avrebbero fatto senza le emissioni di CO2 (anidride carbonica) e altri gas climalteranti alla base del riscaldamento globale. Altri 5 giorni aggiuntivi sono legati al calore delle aree urbane, superiore a quello delle aree naturali, a causa del traffico, dei riscaldamenti e altri fattori. In tutto, quindi, attualmente si registrano 11 giorni di anticipo rispetto ai tempi normalmente attesi. Nelle aree rurali la fioritura è stata costante col passato fino agli anni '80 – '90 del secolo scorso, mentre in quelle urbane ha iniziato a fare capolino già prima degli anni '50. La proiezione per il futuro è ancora peggiore, dato che la fioritura anticipa prevista è di circa 1,2 giorni aggiuntivi ogni 10 anni. In futuro ci troveremo ciliegi fioriti nel cuore della stagione invernale. La situazione catalizza anche il rischio di fioriture estremamente precoci, che oggi sono 15 volte più probabili che in passato, secondo il team di esperti guidato dal dottor Nikolaos Christidis del Met Office britannico.

Credit: MetOffice
Credit: MetOffice

Le fioriture precoci rappresentano un grave rischio per le piante (e per gli insetti) perché possono essere spazzate via anzitempo da gelate improvvise; fortunatamente i ciliegi hanno un meccanismo di difesa che permette loro di fiorire solo dopo alcuni giorni di temperature calde, e non solo dopo una “fiammata” di calore anomalo. Il costante anticipo dell'hanami è solo uno dei molteplici fattori legati al cambiamento climatico, considerato la principale minaccia esistenziale per l'umanità. Secondo gli esperti, infatti, nel prossimo futuro rischiamo “sofferenze indicibili” a causa di esso e la civiltà come la conosciamo oggi potrebbe finire già entro il 2050.

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