Gli uomini hanno un problema con la salute, l’urologo: “Fate l’autopalpazione dei testicoli”

"Noi uomini non siamo bravi a parlare di salute. Tendiamo a prendere tempo". L'ex primo ministro del Regno Unito David Cameron in una recente intervista al Guardian in cui ha raccontato di avere un cancro alla prostata ha parlato del difficile rapporto che spesso gli uomini hanno con la salute, soprattutto quella andrologica.
La prevenzione in questo ambito della salute maschile è infatti ancora un campo critico. Basti pensare che sebbene il tumore alla prostata sia la neoplasia più frequente nel sesso maschile, sono ancora troppo pochi gli uomini abituati a sottoporsi a visite e check-up di controllo. Secondo un recente studio condotto dalla Fondazione Pro, nel 2022 a fronte dei 40.000 nuovi casi di tumore alla prostata, solo il 6% degli uomini in Italia si era sottoposto a uno screening di tipo oncologico e quasi la metà, il 40%, non aveva eseguito nessun tipo di controllo medico.
A Fanpage.it il dottor Edoardo Pozzi, urologo dell’Unità Operativa di Urologia dell’Irccs Ospedale San Raffaele di Milano, ha spiegato cosa si nasconde dietro la difficoltà che vivono molti uomini, a prescindere dall'età, a parlare e a occuparsi della propria salute andrologica. Un tabù che molto a che fare con la nostra cultura, il concetto di virilità e l'educazione sessuale.
Perché gli uomini faticano ad occuparsi della propria salute, in particolare di quella sessuale e uro-andrologica?
È una domanda semplice e complessa allo stesso tempo. Credo che il problema sia prima di tutto culturale. Molto dipende, a mio avviso, da quella visione della virilità maschile che abbiamo ereditato, l'idea che l'uomo non debba mai chiedere aiuto, non debba avere dubbi, non debba ammettere vulnerabilità. Gli uomini spesso si nascondono dietro questo concetto e tendono a essere più reticenti e a posticipare i controlli medici.
C’è anche un collegamento con la maggiore difficoltà maschile a parlare di sessualità?
Credo di sì, soprattutto quando si parla della sfera urogenitale e sessuale. Non abbiamo un dato scientifico preciso, ma dal nostro punto di vista medico è un fatto abbastanza palese. L'uomo tende a posticipare o, a volte, a non chiedere aiuto anche per anni, quando magari il problema potrebbe essere risolto in modo rapido. Ma questo può esporre a rischi maggiori perché l'attesa, ovviamente, può portare a un peggioramento di uno specifico problema medico.
In genere le donne sono più abituate ad andare dal ginecologo, lo stesso non succede per gli uomini. Come mai?
Alle ragazze viene insegnato che è normale andare dal ginecologo, ma non si trasmette la stessa abitudine ai maschi adolescenti. Una volta c'era la leva militare e questa prevedeva anche controlli uro-andrologici di screening. Oggi gli uomini vanno dall’andrologo solo quando si accorgono che c’è un problema.
L’approccio alla salute andrologica è influenzato anche dal modo in cui i ragazzi vivono il sesso?
È possibile. possibile. Naturalmente ogni caso è diverso, ma nel modo in cui i ragazzi vivono il sesso intervengono vari fattori: psicologici, ormonali e vascolari. Tutte queste componenti possono incidere anche sull'erezione, un argomento molto delicato per la maggior parte di loro.
Dobbiamo poi considerare il tabù legato alle dimensioni del pene, che rappresenta spesso una delle principali preoccupazioni degli adolescenti quando si parla di sessualità.
Eppure proprio gli adolescenti maschi spesso scherzano sul sesso. Sembra un paradosso.
Purtroppo, senza generalizzare e senza dati scientifici a disposizione, la percezione è che i ragazzi più giovani affrontino la sessualità in modo molto orientato alla prestazione, con aspettative che non corrispondono alla realtà. Basti pensare all’impatto del mondo pornografico. Se una persona si approccia per la prima volta alla sessualità dopo aver visto certe cose ha delle aspettative che verranno in qualche modo disattese. La sessualità invece non dovrebbe essere vissuta come un banco di prova.
Rispetto alle generazioni passate, stiamo assistendo a dei miglioramenti nell'approccio alla salute maschile o c'è ancora molta strada da fare?
Se parliamo di prevenzione pura, è ancora raro che un adolescente vada dall’andrologo per un semplice controllo. Di solito, se lo fa, è perché ha il sospetto che ci sia un problema. Detto questo, vedo il bicchiere mezzo pieno. Anche se c’è ancora da lavorare, credo che i giovani adulti di oggi siano più informati rispetto alle generazioni passate.
Magari in questo hanno avuto un merito anche i social che, pur con tutti i loro difetti, se usati bene possono diffondere messaggi utili. Ovviamente bisogna sempre fare attenzione che arrivino da fonti mediche o scientifiche qualificate.
Riguardo alla prevenzione, quando bisognerebbe fare la prima visita?
L’ideale sarebbe fare un primo controllo durante la fase della pubertà. È in questo periodo della vita che si sviluppano i caratteri secondari, magari si hanno anche i primi rapporti sessuali, e quindi potrebbero emergere eventuali problematiche.
Quali sono le problematiche per le quali una diagnosi precoce può fare la differenza?
Se parliamo di uomini giovani, quindi tra i 30-40 anni, per quanto riguarda le patologie tumorali maligne si registra l'incidenza massima del tumore del testicolo, mentre in età più avanzata sono più comuni altre patologie urologiche, come il tumore della prostata, il tumore del rene e quello della vescica.
Cosa possono fare gli uomini per migliorare la prevenzione?
Oltre ai controlli periodici, non solo quando c’è un problema, è fondamentale l’autopalpazione dei testicoli. Come esiste l'autopalpazione del seno per le donne, esiste l'autopalpazione dei testicoli per gli uomini. Se avvertite qualsiasi cambiamento di consistenza o nodularità, anche se appena accennato, è importante recarsi subito dallo specialista urologo/andrologo.
Perché è importante non aspettare “che passi”?
Se viene diagnosticato in fase precoce, il tumore ai testicoli ha un'ottima prognosi. Si guarisce praticamente quasi sempre. Se si mette la testa sotto la sabbia e si aspetta, invece le conseguenze possono essere più gravi, a volte potenzialmente drammatiche.
Che cosa si potrebbe fare per migliorare l'approccio degli uomini alla loro salute sessuale?
Sia la scuola che i genitori possono fare molto, però certo anche i genitori devono avere un'educazione sessuale corretta da trasmettere ai propri figli.
Ecco perché l’educazione sessuale nelle scuole deve essere fatta e promossa nei vari stadi della maturazione dei ragazzi, toccando tutte le tappe dell'adolescenza e dello sviluppo. Non c'è nulla di male nel dire a un ragazzo che deve farsi l'autopalpazione dei testicoli sotto la doccia. Anzi, dovrebbero esserci più campagne di sensibilizzazione in merito. È una cosa banalissima ma fondamentale.