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Gli ultimi ara di Spix, i pappagalli di Rio, colpiti da un virus mortale: multa enorme a un allevamento

Gli ara di Spix, rarissimi pappagalli brasiliani già dichiarati estinti in natura, hanno subito un altro durissimo colpo. Undici esemplari liberati nel contesto di un progetto di reintroduzione sono risultati positivi a un virus mortale altamente contagioso. Altri 21 esemplari sono stati contagiati in un allevamento coinvolto nel programma, che è stato sanzionato con una multa salatissima.
A cura di Andrea Centini
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A sinistra un ara di Spix, a destra un fotogramma del film "Rio". Credit screenshot: YouTube
A sinistra un ara di Spix, a destra un fotogramma del film "Rio". Credit screenshot: YouTube

Non c'è pace per l'ara di Spix (Cyanopsitta spixii), un magnifico e rarissimo pappagallo di colore azzurro originario del Brasile, che è stato dichiarato estinto in natura nel 2018. In undici esemplari recentemente reimmessi nell'ambiente naturale grazie a un virtuoso progetto di reintroduzione, infatti, è stata rilevata la presenza del virus Psittacine circovirus, responsabile della malattia del becco e delle penne dei pappagalli (PBFD). Si tratta di una patologia incurabile e altamente contagiosa che nella maggior parte dei casi porta alla morte degli uccelli, dopo aver determinato uno sviluppo alterato del piumaggio, perdita delle piume e deformazione del becco. È una notizia drammatica che colpisce duramente gli sforzi internazionali per salvaguardare questa specie così iconica, resa celebre in tutto il mondo grazie al film di animazione della Disney-Pixar “Rio” (2011).

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Il virus è stato rilevato per la prima volta nel mese di maggio in un unico esemplare, una scoperta che ha spinto il Chico Mendes Institute for Biodiversity Conservation (ICMBio /MMA) – principale istituto coinvolto nel progetto di reintroduzione – a istituire una task force di esperti per impedire che il virus si diffondesse non solo ad altri ara di Spix, ma anche ad altri pappagalli. La malattia infettiva, infatti, come indicato è molto contagiosa e colpisce trasversalmente questa famiglia di uccelli (Psitaccidae). Durante le indagini condotte dall'Incident Command System in collaborazione con l'Istituto Bahia per l'Ambiente e le Risorse Idriche (INEMA) e la Polizia Federale brasiliana, è stata fatta una scoperta inquietante: come raccontato in un comunicato dell'istituto ICMBio, infatti, è stato rilevato che i protocolli di biosicurezza non venivano rispettati in una importante struttura coinvolta nel programma di ripopolamento, il Centro di Allevamento a Scopi Scientifici del Programma di Reintroduzione dell'Ara di Spix. Non solo gli uccelli erano tenuti in ambienti sporchi di escrementi secchi, senza la necessaria pulizia e disinfezione, ma alcuni membri del personale non indossavano nemmeno i dispositivi di protezione individuale mentre li maneggiavano, presentandosi a lavoro con infradito e pantaloncini.

Nonostante un primo richiamo formale le violazioni sono continuate, portando l'ICMBio a multare l'allevamento e il suo direttore di ben 1,8 milioni di reais brasiliani, ovvero 342.000 dollari (288.000 euro). Una cifra significativa che si somma a una precedente sanzione economica, ma è nulla rispetto al potenziale danno ambientale che simili comportamenti possono determinare. Non è ancora chiaro se i contagi siano direttamente connessi alle suddette violazioni, ma è certo che il virus si sta diffondendo ampiamente fra gli ara di Spix. Durante le indagini sono stati ricatturati 11 dei pappagalli che erano stati liberati nel Brasile nordorientale; tutti e 11, purtroppo, in questo mese sono risultati positivi al Psittacine circovirus, segnale evidente che il patogeno sta circolando in modo massiccio tra gli animali.

Se le misure di biosicurezza fossero state rigorosamente seguite e implementate correttamente, forse non saremmo passati da un solo animale positivo a 11 individui positivi al circovirus”, ha affermato in un comunicato stampa la dottoressa Cláudia Sacramento, a capo del Coordinamento per le emergenze climatiche ed epizootiche dell'ICMBio. “Ci auguriamo che l'ambiente non sia stato compromesso, minacciando la salute di altre specie di psittacidi nella nostra fauna”, ha aggiunto l'esperta, evidenziando una certa preoccupazione anche per altri uccelli selvatici. Il virus, fortunatamente, non colpisce l'essere umano e il pollame d'allevamento, già duramente colpito dal virus dell'influenza aviaria.

Come indicato, l'ara di Spix è stato classificato come estinto in natura (anche se tecnicamente dovrebbero trascorrere 50 anni dall'ultimo avvistamento), pertanto tutti gli esemplari coinvolti nel progetto di reintroduzione derivano dalla cattività, come zoo e altre strutture di conservazione. Ben il 75 percento degli ara di Spix registrati nel mondo sono gestiti dalla Association for the Conservation of Endangered Parrots (ACTP), un'organizzazione tedesca, che è partner dell'allevamento incriminato delle violazioni.

Del primo gruppo di venti esemplari inviati dalla Germania in Brasile a partire dal 2020, ne sono sopravvissuti appena 11; questi ultimi sono esattamente tutti quelli ricatturati e trovati positivi al terribile virus. Nell'allevamento di Bahia sono attualmente ospitati circa 90 esemplari, fra i quali altri 21 risultano malati. L'allevamento li ha separati da quelli sani e in base a una dichiarazione citata dall'Agence France Press (AFP), nessuno sarebbe deceduto. Tutti si nutrirebbero bene e non avrebbero problemi a volare, nonostante la positività. Il Brasile ha comunque smesso di collaborare con l'ATCP nel 2024, dopo la scoperta della vendita di 26 ara di Spix a uno zoo privato indiano senza il consenso. La salvaguardia e la reintroduzione di questa rara specie è di primaria importanza per il Brasile, ma sono molteplici le difficoltà incontrate, dopo alcuni significativi successi degli anni passati. Nel 2023, ad esempio, erano nati in natura i primi due ara di Spix, a ben 37 anni di distanza dall'ultima segnalazione.

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