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Gli elefanti non sono persone e non hanno i nostri diritti di libertà: la decisione di un tribunale

Duro colpo per gli attivisti dei diritti degli animali che sostenevano che Happy, una femmina di elefante asiatico, fosse detenuta illegalmente in uno zoo di New York.
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A cura di Valeria Aiello
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Happy, una femmina di elefante asiatico di 51 anni che da più di 40 vive nello zoo del Bronx, dovrà rimanere nel parco urbano del distretto di New York dopo che un tribunale americano ha stabilito che non è legalmente una persona e, pertanto, non gode degli stessi diritti di libertà degli umani. La decisione è un duro colpo per gli attivisti del Nonhuman Rights Project, un’organizzazione senza scopo di lucro per diritti degli animali, secondo cui Happy è detenuta illegalmente nello zoo, imprigionata in un recito di un acro (circa 4.000 metri quadrati), e avrebbe dovuto essere trasferita in un habitat più naturale.

La controversia giudiziaria era incentrata sul principio giuridico dell’habeas corpus – che protegge le persone dalla reclusione illegale – e sulla questione relativa alla sua estensione agli animali emotivamente complessi e intelligenti. “Anche se nessuno contesta le impressionanti capacità degli elefanti, respingiamo le argomentazioni del firmatario secondo cui è autorizzato a cercare il rimedio dell’Habeas corpus per conto di Happy” ha scritto il giudice capo della Corte d’Appello dello Stato di New York, Janet DiFiore, nella decisione a maggioranza 5-2. “L’Habeas corpus è un veicolo procedurale inteso a garantire i diritti alla libertà degli esseri umani che sono illegalmente trattenuti, non animali non umani”.

La pronuncia fa seguito a quella dei tribunali di grado inferiore che si erano più volte schierati dalla parte dello zoo del Bronx nella causa intentata dal Nonhuman Rights Project, che chiedeva di trasferire Happy in un’area protetta per elefanti. Entrambe le parti hanno dunque riconosciuto che Happy non avrebbe dovuto essere semplicemente lasciata libera di vagare per le strade di New York City e DiFiore ha affermato che ciò dimostra la differenza tra l’elefantessa e gli esseri umani.

Il sollievo richiesto non è l’esonero del tutto dalla reclusione, ma, piuttosto, un trasferimento di Happy da una reclusione a un’altra di forma leggermente diversa – un implicito riconoscimento che Happy, in quanto animale non umano, non ha un diritto legalmente riconoscibile di essere in libertà, secondo la legge di New York” ha scritto DiFiore nella pronuncia. Il giudice capo ha anche precisato che una decisione a favore di Happy avrebbe avuto “un enorme impatto destabilizzante” sulla società moderna.

In effetti, seguita alla sua logica conclusione, una tale determinazione metterebbe in discussione le stesse premesse alla base del possesso di animali domestici, dell’uso di animali di servizio e dell’arruolamento di animali in altre forme di lavoro”.

Due dei sette giudici della Corte hanno però dissentito, dicendo che a Happy dovrebbe essere offerta una vita migliore. “Storicamente, il principio dell’habeas corpus è stato utilizzato per contestare le detenzioni che non violavano alcun diritto legale ed erano altrimenti legali ma, in un determinato caso, ingiuste – ha scritto il giudice Rowan Wilson – . Se un elefante (o un altro animale) sia una ‘persona’ non è rilevante per determinare se l’atto di habeas corpus possa essere utilizzato per sfidare una reclusione. Tutti possono essere d’accordo sul fatto che un elefante non è un membro della specie homo sapiens. Allo stesso tempo, un elefante non è una sedia da scrivania o un lombrico”.

Nel suo dissenso, la giudice Jenny Riviera ha affermato che “la prigionia [di Happy] è intrinsecamente ingiusta e disumana. È un affronto a una società civile e ogni giorno rimane prigioniera, uno spettacolo per gli umani, anche noi siamo sminuiti”.

Happy è nata allo stato brado in Thailandia nel 1971 ed è stata catturata e portata negli Stati Uniti quando aveva circa un anno. Vive allo zoo del Bronx dal 1977 ed è uno degli ultimi due pachidermi rimasti allo zoo, che ha intenzione di porre fine al suo programma di elefanti in cattività.

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