Fortissima espulsione di massa coronale dal Sole: mancherà la Terra, ma colpirà Marte il 25 agosto

Poco dopo le 08:00 del Tempo Coordinato Universale (UTC) – le 10:00 in Italia – di giovedì 21 agosto, dal Sole è stata sprigionata una violentissima espulsione di massa coronale (CME). In parole semplici, come spiegato dalla NASA, si tratta di una repentina e gigantesca emissione a bolla di plasma – ovvero particelle cariche elettricamente – e campi magnetici dalla corona solare, l'atmosfera esterna della stella. "Una grande CME può contenere un miliardo di tonnellate di materiale che può essere accelerato a diversi milioni di chilometri all'ora in una spettacolare esplosione", evidenzia l'agenzia aerospaziale statunitense. Questi fenomeni, in genere ma non sempre, si verificano dopo forti brillamenti o eruzioni solari, eventi che liberano in pochi istanti quantità di energia paragonabili a quella dell'esplosione simultanea di centinaia di migliaia – o persino milioni – di bombe atomiche di Hiroshima.
Se questa CME fosse stata indirizzata verso la Terra, a questo punto staremmo parlando di allerta per una forte tempesta geomagnetica attesa nei prossimi giorni. Il vento solare sprigionato da questi eventi, infatti, puoi impiegare anche alcuni giorni prima di arrivare a colpire la magnetosfera terrestre. Fortunatamente la CME, come mostrano le immagini catturate dal coronografo del satellite GOES-19 e dagli strumenti LASCO (Large Angle Spectrometer Coronagraph) della sonda Solar and Heliospheric Observatory (SOHO), è stata proiettata dalla parte opposta rispetto alla Terra, dando vita a un alone immenso e quasi completo, che si è espanso quasi a 360 gradi alle spalle della stella.
Gli esperti ritengono che a innescare l'espulsione di massa coronale possa essere stato un fortissimo brillamento generato sulla faccia nascosta della stella, probabilmente su un complesso di macchie solari che nei prossimi giorni o settimane potrebbe puntare anche la Terra. Queste regioni più scure e fredde della superficie solare (fotosfera), sono infatti imbrigliate da instabili linee di campo magnetico, che possono rompersi e riconnettersi repentinamente; sono proprio questi fenomeni di riconnessione a innescare molto spesso eruzioni solari e CME violente.
Come indicato dall'astrofisico Tony Phillips sul portale specializzato in meteo spaziale spaceweather.com, la sorgente di questa fortissima CME non è del tutto ignota; i segnali raccolti dagli scienziati indicano infatti la presenza di una grande macchia solare nella zona orientale del disco solare, non distante dal bordo, da cui sarebbe scaturito il suddetto brillamento. Quando si sposterà sulla faccia visibile del Sole capiremo meglio con che “mostro” abbiamo a che fare e se sarà ancora così instabile da poter innescare un nuovo evento, questa volta diretto verso di noi.

Secondo i calcoli degli scienziati, il vento solare della CME è stato scagliato a una velocità di 1.200 chilometri al secondo, “una velocità molto elevata, ma non da record”, evidenzia il dottor Phillips. Se colpisse la Terra, ha spiegato lo scienziato, un simile flusso di plasma e campi magnetici “innescherebbe quasi certamente una forte tempesta geomagnetica”. Ma come indicato, è stato indirizzato dalla parte opposta del nostro pianeta.
Gli esperti della NASA ritengono che il flusso di vento solare raggiungerà Marte il prossimo 25 agosto, dove potrebbe dar vita a spettacolari aurore UV globali. Il vento solare, infatti, è responsabile anche delle aurore polari sulla Terra, a causa delle interazioni tra le particelle cariche elettricamente (ionizzate) del plasma e gli elementi dell'alta atmosfera, come ozono e ossigeno, che vengono eccitati e si illuminano di colori bellissimi, disponendosi lungo le linee del campo magnetico terrestre. Gli spettacolari "tendaggi" dei fenomeni aurorali dipendono proprio da queste interazioni.