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Forse abbiamo trovato le prove della vita su Marte negli “esagoni” scoperti sulla sua superficie

Formati da ripetuti cicli di bagnato-asciutto che si sono susseguiti sul pianeta primordiale, possono essere stati particolarmente favorevoli all’evoluzione delle molecole organiche alla base dell’emergere della vita.
A cura di Valeria Aiello
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Immagine grezza della superficie marziana ottenuta dal Rover Curiosity della NASA: mostra le crepe esagonali che si sono formate nel fango. Credit: NASA/JPL-CALTECH/MSSS, LANL
Immagine grezza della superficie marziana ottenuta dal Rover Curiosity della NASA: mostra le crepe esagonali che si sono formate nel fango. Credit: NASA/JPL-CALTECH/MSSS, LANL

Mentre la ricerca della vita su Marte continua – con il programma Mars Sample Return destinato a restituire campioni del pianeta Rosso all’inizio degli Anni 30 del 2000 – , un nuovo studio pubblicato su Nature ha trovato la prima prova tangibile di cicli di bagnato-asciutto sul pianeta primordiale, una condizione considerata essenziale per l’evoluzione delle molecole organiche alla base dell’emergere della vita.

I dati utilizzati dagli studiosi, ottenuti dal rover Curiosity della NASA che, in precedenza, ha scoperto tracce organiche nella sabbia e nel fango prosciugato, hanno infatti permesso di esaminare l’antico modello di crepe (motivi geometrici come pentagoni e esagoni) tra pietre fangose di 3,6 miliardi di anni fa. “Man mano che il fango si asciuga, si formano crepe a forma di T, come quelle che Curiosity ha già osservato a Old Soaker, alle pendici del Monte Sharp  – spiegano i ricercatori – . Quelle giunzioni sono la prova che il fango si è asciugato una sola volta. Al contrario, le esposizioni ricorrenti all’acqua creano nuove crepe nel fango, che fanno sì che le quelle a T si ammorbidiscano e assumano una forma di Y, formando infine un motivo esagonale”.

Questi motivi poligonali, che suggeriscono quindi ripetuti cicli di bagnato-asciutto, sono stati osservati dal rover Curiosity al Gale Crater, che si ritiene sia stato un vecchio lago marziano ormai completamente prosciugato. L’alternanza di cicli di bagnato-asciutto, quale conseguenza di ripetuti prosciugameni e inondazioni del lago, può quindi essere la responsabile della formazione delle crepe nel letto del lago, all’interno delle quali si sviluppano alte concentrazioni di sale, che costringono alla cristallizzazione i minerali che restano dopo l’evaporazione e la cementazione dei sedimenti.

Quando questi elementi e molecole organiche sono spinti sempre più vicini dall’aumentare della salinità, possono iniziare a polimerizzare e formare catene più lunghe, creando le condizioni per una chimica spontanea che può avviare la complessa evoluzione chimica che potrebbe portare agli organismi viventi  – ha affermato Juergen Schieber, professore presso il Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Atmosfera del College of Arts and Sciences dell’Università dell’Indiana a Bloomington e co-autore dello studio – . Questo scenario lo abbiamo osservato in questi modelli di creste a forma di nido d’ape, o poligonali, sulla superficie del letto di fango. Queste prove di bagnatura e asciugatura potrebbero portare a un’interessante chimica all’interno delle crepe”.

Sapendo da studi precedenti che i probabili residui dell'essiccazione del lago dovrebbero essere minerali (solfato di calcio e magnesio), il team ha utilizzato lo strumento “Chemcam” del rover Curiosity per sondare le creste cementate e confermare la loro composizione chimica. Queste caratteristiche possono quindi essere interpretate come il risultato di ripetuti cicli di bagnato-asciutto, che hanno prodotto minerali precipitati, impilati uno sopra l’altro nel tempo, in strutture che possono aver favorito l’evoluzione delle molecole organiche presenti nelle salamoie residue e che possono aver permesso l’emergere della vita.

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