Farmaci antidepressivi associati a un rischio molto superiore di morte cardiaca improvvisa

Ricercatori danesi hanno trovato una forte associazione tra l'uso di farmaci antidepressivi e disturbi psichiatrici (come la schizofrenia) e un rischio sensibilmente superiore di perdere la vita per morte cardiaca improvvisa (MCI). Si tratta di un evento fatale a esordio praticamente improvviso – in genere entro un'ora dalla comparsa dei sintomi – spesso a causa di malattie cardiache non diagnosticate, come anomalie congenite e genetiche. In molti casi si determina un arresto cardiaco che porta al decesso del paziente, in assenza di un intervento tempestivo. La morte cardiaca improvvisa colpisce tutte le età, ma i giovani con disturbi psichiatrici hanno un rischio sensibilmente superiore, come evidenziato da alcuni studi. La nuova indagine ha confermato questa associazione, che non solo è dipendente dall'età, ma anche dal periodo di tempo in cui si utilizzano i farmaci per la salute mentale. È doveroso sottolineare che si è trattato di uno studio di associazione, pertanto non fa emergere rapporti di causa-effetto tra l'uso dei farmaci e la MCI. Saranno necessarie ulteriori indagini di approfondimento per determinare un potenziale nesso causale.
A determinare che l'uso di farmaci antidepressivi è associato a un rischio superiore di morte cardiaca improvvisa è stato un team di ricerca danese guidato da scienziati del Dipartimento di Cardiologia del Rigshospitalet Hjertecentret e del Dipartimento di Medicina Legale dell'Università di Copenaghen, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Medicina e Chirurgia. I ricercatori, coordinati dalla professoressa Jasmin Mujcanovic, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato tutti i decessi verificatisi nel 2010 tra i residenti della Danimarca (4,3 milioni) di età compresa tra i 18 e i 90 anni. Nel periodo in esame sono decedute quasi 46.000 persone, delle quali circa 6.000 a causa di morte cardiaca improvvisa, in base a quanto riportato sui certificati di morte. Gli autori dello studio hanno incrociato i dati dei decessi con la diagnosi di disturbi psichiatrici e assunzione di farmaci antidepressivi, facendo emergere la forte correlazione statistica.
Nello specifico, la professoressa Mujcanovic e colleghi hanno osservato che il tasso di incidenza di morte cardiaca improvvisa tra i pazienti con i disturbi psichiatrici era fino a 6,5 volte più elevato rispetto alla popolazione generale, tenendo presenti tutte le fasce d'età. Per quanto concerne l'uso di antidepressivi, si sono verificati quasi 2.000 decessi per MCI fra chi li assumeva e 4.000 fra chi non vi era esposto. Incrociando i dati, è stato determinato che chi prendeva antidepressivi da 1 a 5 anni aveva un rischio del 56 percento superiore di MCI rispetto alla popolazione generale, mentre chi li usava da più di 6 anni lo aveva 2,2 volte più alto (220 percento). I dati variavano sensibilmente nelle diverse fasce di età; ad esempio, tra i 30 e i 39 anni, l'uso di antidepressivi per 1-5 anni era associato al triplo del rischio, mentre l'assunzione da oltre 6 anni determinava un rischio cinque volte superiore. Tra i 50 e i 59 anni il rischio era doppio (uso da 1 a 5 anni) e quadruplo (uso da più di sei anni). Le probabilità di MCI erano invece inferiori nelle persone più anziane. I dati evidenziano che più tempo si assumevano questi farmaci e maggiori erano i rischi di morte cardiaca improvvisa, con i giovani complessivamente più colpiti degli individui più maturi.
Come specificato, siamo innanzi a uno studio di osservazione, dunque non c'è una conferma che sia proprio l'uso di questi farmaci a catalizzare il rischio dell'evento fatale. “L'aumento del rischio di morte cardiaca improvvisa può essere attribuito ai potenziali effetti avversi degli antidepressivi. Tuttavia, il tempo di esposizione agli antidepressivi potrebbe anche fungere da marcatore per una malattia sottostante più grave. Inoltre, l'aumento potrebbe essere influenzato da fattori comportamentali o di stile di vita associati alla depressione, come il ritardo nella ricerca di assistenza sanitaria e la cattiva salute cardiovascolare”, ha chiosato la professoressa Mujcanovic in un comunicato stampa. I dettagli della ricerca “Nationwide burden of sudden cardiac death among patients with a psychiatric disorder” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Heart e sono stati presentati presso l'EHRA 2025, congresso scientifico della Società Europea di Cardiologia che si è svolto a Vienna, in Austria.