Eleonora d’Arborea e i suoi falchi: l’incontro tra storia e natura su una selvaggia isola sarda

Innanzi alla costa della Sardegna sud-occidentale si trova la spettacolare e selvaggia isola di San Pietro, che assieme a quella di Sant'Antioco compone l'arcipelago del Sulcis. Questa piccola terra emersa, con un'estensione di poco superiore ai 50 chilometri quadrati, è un vero e proprio paradiso della biodiversità, dove nidifica una delle più importanti colonie italiane del falco della Regina o falco di Eleonora (Falco eleonorae), uno splendido uccello rapace raro e minacciato. Si tratta di una specie migratrice a lungo raggio; il falco della Regina, infatti, sverna addirittura in Magadascar (Africa) e sulle Isole Mascarene nell'Oceano Indiano, che raggiunge dopo un volo di oltre 10.000 chilometri seguendo specifiche rotte.
In passato fortemente minacciato dal bracconaggio, soprattutto a causa del prelievo di pulli e uova, oggi questo falco è rigidamente protetto e monitorato, in particolar modo proprio sull'isola di San Pietro, dove da molti anni è stata istituita l'Oasi Lipu di Carloforte, dal nome dell'unico comune presente (circa 6.000 anime). In questi giorni si trova sul campo per il censimento dei rapaci anche la naturalista Marta Visentin, che è passata dalla conservazione dell'albanella minore o “falco del grano” (Circus pygargus) nella Tuscia – in provincia di Viterbo – e quella del falco di Eleonora in Sardegna.

La volontaria della Lipu ha raccontato a Fanpage.it che da due anni viene sull'isola di San Pietro per rilasciare informazioni ai turisti, sia al punto info di Capo Sandalo che durante le uscite in barca, dove mostra le ripide scogliere su cui nidificano gli splendidi falchi. Tra i suoi racconti preferiti quelli sulla storia di Eleonora d'Arborea, la regnante del giudicato d'Arborea che alla fine del XIV secolo promulgò una serie di importanti leggi, sotto il nome di Carta de Logu; tra esse ve n'era una dedicata anche alla protezione dei falchi sull'isola di San Pietro. Sia il nome scientifico che quello comune del rapace è dedicato proprio a Eleonora d'Arborea.
Per saperne di più su questa specie e sullo stato di conservazione sull'isola di San Pietro Fanpage.it ha contattato il dottor Luciano Durante, che da moltissimi anni è il responsabile dell'Oasi Lipu di Carloforte. Ecco cosa ci ha raccontato.

Cosa può dirci dell'Oasi Lipu di Carloforte che gestisce da tempo?
Sono stabilmente all'oasi dal 2001 e ci lavoro come volontario dal '96. Tra gli obiettivi principali vi è proprio il controllo, il monitoraggio di questa colonia di falchi di Eleonora, composta da circa 130 coppie. Istituzionalmente però si tratta di un'oasi di protezione faunistica permanente. Abbiamo utilizzato uno stratagemma del mondo venatorio, perché l'oasi fa capo alla legge 157 e dunque rientra tra gli istituti faunistici della Regione. La protezione quindi non ricade direttamente sul falco, ma su due specie faunistiche che sono la pernice sarda e il coniglio selvatico. Però la perimetrazione dell'area è stata fatta in modo che questi 7 chilometri di costa includessero l'area di nidificazione del falco di Eleonora.

Quindi di fatto è un'area istituita per il ripopolamento di due specie cacciabili che è stata sfruttata per proteggere i falchi della Regina
Sì, perché tempo fa era era difficile interfacciarsi con le amministrazioni, anche a causa delle fazioni che prediligono la caccia. Era difficile parlare di aree protette e riserve, perché vengono viste principalmente come delle restrizioni. Normalmente le aree di ripopolamento e cattura sono triennali e vengono spostate dal mondo venatorio da una zona all'altra, alternativamente. Una zona si ripopola per tre anni e poi lì possono tornare a cacciare a rotazione. L'Oasi di Carloforte è permanente ma non la utilizza mai nessuno, perché andrebbe contro i loro interessi. Questa è una legge utilizzata dal mondo venatorio che può essere sfruttata anche dalle associazioni ambientaliste. Di fatto qui avviene il ripopolamento del coniglio selvatico e della pernice sarda che poi si spostano nelle altre aree. Il nostro obiettivo era perimetrare una zona dove ricadeva il sito di nidificazione del rapace.
Adesso stiamo lavorando con la Lipu per ampliarle l'oasi e farla diventare una riserva naturale, però già attraverso questo vincolo è un'area protetta permanentemente. Il territorio rimane comunque protetto, con divieto di caccia. Quindi di conseguenza vi è tutta una serie di misure che ne tutelano sia le specie che l'ambiente.

Cosa può dirci della colonia di falchi che vive qui?
I falchi di Eleonora sono migratori, non sono presenti tutto l'anno. Arrivano nella tarda primavera e stanno qui tutta l'estate, fino all'inizio dell'autunno. Nidificano sulle nostre scogliere. Il presidio della colonia è iniziato negli anni '80 come attività di anti-bracconaggio e controllo, e poi si è sviluppato nel corso degli anni perché comunque questo è uno dei tre siti più importanti del Mediterraneo per lo studio della specie. Vengono da tutte le parti del mondo per studiarli. Anche gli ultimi lavori del Max Planck Institute tedesco sono stati fatti qui sull'isola di San Pietro. I risultati delle sperimentazioni fatte qua vengono poi applicati in Grecia, Spagna, alle Columbretes, alle Baleari e anche sulla costa nordafricana del Marocco.
La colonia è in un posto accessibile dove si arriva facilmente, c'è la possibilità di locazione all'interno del paese che è molto vicino e il sito è servito da una strada provinciale. Per osservare i falchi non si devono percorrere chilometri di foresta o zone impervie di scogliera, come ad esempio avviene per quella di Capo Monte Santo sempre in Sardegna, che è quasi il triplo di quella di San Pietro, ma è sconosciuta ai più e non è mai stata censita regolarmente. Ci aveva provato il WWF nel 2005-2006, ma poi sono venuti qui da noi a fare il tirocinio per applicare le tecniche lì. Ma con una scogliera molto alta diventa impossibile. La morfologia di San Pietro permette di poter avvistare i falchi da una parete all'altra a distanza, senza disturbarli. Quindi si riescono a censire tutti i siti di nidificazione.

Perché questi falchi sono così preziosi?
La specie non è in via di estinzione, ma la popolazione globale ha un numero abbastanza esiguo, che si aggira attorno alle 10.000 – 11.000 coppie. Poi ha un areale di distribuzione molto circoscritto. I luoghi di svernamento si trovano nel nord del Madagascar, nelle isole Mascarene, quindi Reunion, Mauritius e altri piccoli isolotti lì, mentre la riproduzione avviene solamente all'interno del bacino del Mediterraneo: Grecia, qualche isola della Sicilia, Lampedusa, Eolie, Egadi, poi isole e isolotti sardi come San Pietro, le isole Vacca e Toro, la colonia di Capo Monte Santo. Poi ancora le isole Baleari, la costa nordafricana della Tunisia, le Canarie e la costa atlantica del Marocco. Quindi diciamo che le colonie sono circoscritte in piccoli isolotti all'interno del bacino de Mediterraneo. Chiunque volesse vedere o studiare il falco di Eleonora deve venire nel Mediterraneo, perché in Madagascar è tutta foresta e non ci riuscirebbe mai. È una specie di rilievo anche perché forse perché è uno degli ultimi rapaci a essere stato classificato. È anche una specie curiosa, il cui nome è legato a un personaggio sardo, la giudicessa Eleonora d'Arborea, per questo la sentiamo un po' italiana. In Italia lo chiamiamo anche falco della Regina, ma solo noi italiani, tutto il mondo lo conosce come falco di di Eleonora.

Cosa può dirci sul successo riproduttivo sull'isola?
La specie non ha un tasso di incremento molto alto perché la mortalità è elevata. È una specie molto sensibile che comunque si mantiene sempre su un certo range, non ha dei picchi di crescita o di decrescita evidenti. Ma il trend delle nidificazioni è in fase di diminuzione a causa delle condizioni climatiche.
Ci spieghi
Il problema consiste nel fatto che questo falco si riproduce in un periodo abbastanza anomalo. Lo fa tra la tarda estate e l'inizio dell'autunno, quando normalmente, nei due emisferi, la riproduzione degli animali avviene più o meno intorno alla primavera. In Madagascar il falco ha una dieta insettivora, ma quando viene qui diventa carnivoro, cibandosi dei piccoli uccelli migratori che dal Nord Europa migrano verso l'Africa. Il riscaldamento globale fa si che molti degli uccelli del Nord Europa, delle steppe artiche e così via, scendano più tardi, perché non ci sono più le temperature rigide di prima. Si nota un ritardo di circa 10 giorni – due settimane, che influenza la deposizione dei falchi. Prima trovavamo le schiuse attorno al 15 di agosto, adesso per vederle dobbiamo aspettare la fine di agosto e i primi di settembre. È cambiato tutto in 15 – 20 anni. Il passaggio di pettirossi, gruccioni, rigogoli e altri piccoli uccelli di cui si nutrono avviene in ritardo. Ora scendono giù a ottobre e alcuni addirittura a novembre.

Quindi i piccoli che nascono in anticipo rischiano di morire di fame
Esatto. Ma i falchi di Eleonora si stanno adattando ai cambiamenti. Adesso invece di deporre tre uova ne depongono due, perché sanno che potranno alimentare due piccoli. Questo animale deponeva da una a quattro uova con una media riproduttiva che fino a 20 anni fa era di 1,8 – 1,9 pulcini per nido. Adesso si è abbassata quasi a 1,1 – 1,2. Quindi è quasi dimezzata.
Da quando avete iniziato a notare il calo dei piccoli che si involano?
Dal 2002 – 2003 abbiamo incominciato a notare che le cose stavano cambiando. La colonia è molto conosciuta e fortemente monitorata, con oltre 40 anni di dati, quindi il cambiamento che osserviamo è tangibile e reale. Se prima si involavano 250 falchi, adesso sono 140 – 150. Anche se dobbiamo dire che quest'anno è stata una stagione molto positiva. Abbiamo visto nidi con tre pulcini. La situazione si sta stabilizzando: i falchi che riescono a catturare molte prede depongono più uova e quelli che ne catturano meno ne depongono uno solo e fanno un pulcino. Mentre prima poteva capitare che deponevano quattro uova e ne volavano solo due, oppure deponevano tre uova e ne volavano va solo uno, oppure due uova restavano sterili, quest'anno sembra che il trend sia un po' cambiato, forse perché si sono riassestati su quello che si sta verificando. Le depongono più tardi e sfruttano il massimo del passaggio della migrazione, mentre prima deponevano in anticipo rispetto al passaggio. La natura bene o male si riequilibra sempre. Non abbiamo ancora finito di contarli quest'anno, però abbiamo visto molti nidi con tre pulcini o nidi con due. E sono tutti lì che stanno provando l'involo o volando.
Quindi siete ottimisti
Sì, da questo punto di vista sì.

Quando partono per il Madagascar?
Gli ultimi stacchi qui li abbiamo visti intorno alla prima decina di novembre. Tra il 6 e il 9 novembre, diciamo, spariscono tutti i falchi dalle scogliere qui a Carloforte. Ritornano la primavera successiva, tra la metà di aprile e i primi di maggio.