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Cambiamenti climatici

Da dirigente ad apicoltore, Nazario: “L’anno scorso ho perso quasi tutte le mie api. Qualcosa non va”

L’apicoltura è un lavoro che sta facendo ormai da tempo i conti con gli effetti della crisi climatica, tra eventi atmosferici improvvisi e primavere ormai inesistenti. Nazario Faina, apicoltore molisano, l’anno scoro ha visto morire decine delle sue famiglie di api a causa di una violenta grandinata improvvisa.
Intervista a Nazario Faina
Apicoltore
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Foto di Nazario Faina Apicoltura
Foto di Nazario Faina Apicoltura
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Nazario Faina è un apicoltore del Molise. Origini pugliesi, 77 anni, di cui più di 30 dedicati a costruirsi una carriera. Inizia da giornalista, poi passa al marketing e dopo ancora all'amministrazione pubblica. A 50 anni però qualcosa in lui si rompe, oppure si aggiusta definitivamente (stando al suo racconto, probabilmente è più corretta la seconda): lascia il suo posto da dirigente e torna alle origini: la campagna, le api.

Sua nonna faceva l'apicoltrice, così come suo zio: Nazario decide allora di riprendere il cammino iniziato dalla sua famiglia, ma lo fa in un modo suo, nuovo. Nuove però sono anche le sfide che deve affrontare: primo tra tutti il cambiamento climatico. L'anno scorso, una grandinata improvvisa e violentissima in pieno agosto ha ucciso molte delle sue api.

A Fanpage.it ha raccontato cosa significa essere oggi un apicoltore: "Il lavoro più antico del mondo – dice – ma che può diventare il più innovativo". Una professione, che però come altre sta subendo già ora il contraccolpo della crisi climatica. Qui potete leggere le storie di altre due lavoratori, Alessandro e Giorgio.

Cosa significa essere un apicoltore?

L'apicoltore è un'antenna della biodiversità, perché sono le api a esserlo forse più di qualsiasi altra cosa. Non dobbiamo pensare alle api come agli insetti che producono il miele, questo è solto l'ultimo passaggio. Le api sono gli impollinatori per eccellenza, sono gli insetti che hanno fatto sì che la Terra diventasse verde. Certo, non sono gli unici impollinatori, ma sono in assoluto i più importanti tra le varie famiglie degli imenotteri.

Se un bioindicatore così importante per la sopravvivenza della biodiversità inizia a ridursi in termini di quantità e qualità, è evidente che dobbiamo farci qualche domanda. E questo non dovrebbe preoccupare solo per gli effetti sul Pianeta, ma anche per l'enorme impatto economico che hanno le api.

Mi puoi spiegare meglio?

Tutta l'agricoltura mondiale gira attorno all'impollinazione: parliamo di centinaia di miliardi di euro di reddito. Il problema è che siamo troppo abituati a concentrarci sull'industria per rendercene conto. Ora la situazione è drammatica: basti pensare che  gli incendi boschivi e il cambiamento climatico hanno praticamente fatto scomparire le api selvatiche. Ma chi sono i responsabili?

Ti rigiro la domanda.

Chiaramente siamo noi i responsabili. Abbiamo smesso di porci una domanda fondamentale: io come individuo cosa posso fare per il mio metro quadrato in cui vivo? Perché se ognuno lo facesse per il proprio metro, saremo in miliardi a farlo.

Torniamo alla tua esperienza. Prima della grandinata del 2024 c'erano state altre avvisaglie simili?

Il cambiamento climatico è evidente in modo eclatante. A prescindere dalle grandinate, è chiaro che qualcosa non sta funzionando. Sono alcuni anni ormai che assistiamo a una mancata primavera e le piogge non sono più quelle di un tempo: certo, anche prima c'erano gli acquazzoni pomeridiani, ma l'intensità di oggi non si era mai vista.

Quali sono gli effetti sulle api?

Dobbiamo pensare che le api non sono come noi: anche se la primavera arriva in ritardo, se sentiamo freddo possiamo coprirci, invece loro non possono proteggersi dal freddo. Per questo le api, come tutti gli impollinatori, hanno bisogno di una stagione di adattamento. Se questa manca, è un problema.

Che tipo di problema?

Durante la primavera si verificano dei freddi che sono deleteri per le api. Anche se di giorno c'è il sole, se la notte le temperature scendono troppo è un problema perché non ci sono le fioriture: senza polline non si attivano le api regine per deporre le uova. Dovete pensare infatti alle api come un elaborato laboratorio biochimico che per funzionare ha bisogno di moltissimi oligoelementi, minerali e vitamine, e tutte queste sostanze indispensabili per la loro sopravvivenza le trovano soltanto nei pollini e dai nettari.

E cosa succede quando arriva il caldo?

Anche il caldo improvviso è un problema. Senza una vera primavera, nel momento in cui  le temperature schizzano, il nettare che si stava formando nel fiore evapora e si secca.

Però l'anno scorso è stata una grandinata improvvisa a uccidere le tue api.

Certo, perché in condizioni normali, quando piove la pioggia aumenta progressivamente. Allora l'intelligenza delle api, che le connette in modo profondo ai cambiamenti quotidiani, fa sì che quando inizia a piovere le api che sono fuori rientrino per mettersi al sicuro. Consideriamo che le api viaggiano intorno ai 20 km/h, quindi se sono distanti circa un paio di chilometri dagli alveari, con dieci minuti riescono a ripararsi.

Ora se si bagnano un po' non succede nulla, ma se invece di una pioggerella vengono colpite da pietre di ghiaccio è chiaro che non hanno possibilità di sopravvivere. L'anno scorso ho perso una novantina di famiglie perché quelle che erano rimaste erano troppo poche per permettere al gruppo di sopravvivere.

Tu hai detto che l'essere umano può imparare molto dalle api. Cosa intendevi?

Anche prima di diventare apicoltore lo pensavo. Quando lavoravo come formatore usavo l'arnia per far capire cos'è davvero la democrazia. In un'arnia non comanda nessuno, ma ognuno fa il proprio lavoro per la sopravvivenza propria e del gruppo.

Cosa facevi prima?

Non nasco come apicoltore, facevo tutt'altro lavoro. Ma a 50 anni ho capito che non ne potevo più. Non ho un ritorno economico, ma ogni sera quando mi metto a letto sono felice. Prima, anche quando ricoprivo ruoli importanti, non lo ero.

Sei preoccupato per il futuro di questo lavoro?

Se le cose continuano così il mio lavoro scomparirà. Le api non le puoi mettere al chiuso in una stalla, lo puoi fare con una mucca, una pecora o con qualsiasi altro animale dell'aia. Ma le api hanno bisogno di vivere all'aperto, hanno bisogno della loro biodiversità.

Eppure hai detto che può essere il lavoro più innovativo del mondo?

Purtroppo, gli apicoltori sono dimenticati da tutti, io dico che sono figli di un Dio minore, ma è incredibile quanti spunti e idee ti possono dare le api. Io non voglio essere arrendevole, dico di attrezzarci per il futuro. Una cosa è certa: di cataclismi ce ne sono stati tanti eppure le api se la sono sempre cavata. Quindi vuol dire che sono degli insetti molto più intelligenti di noi e da cui possiamo imparare qualcosa.

 A te che spunti hanno dato?

Io faccio l'apicoltore nomade. Questo significa che sposto le mie api in vari posti così da metterli in contatto con ambienti diversi, ma penso che in questi anni ho dimostrato che l'apicoltore, oltre a essere il lavoro più antico del mondo, può essere anche il più innovativo.

Per farti un esempio, sono due anni che sto sperimentando la tracciabilità del miele in blockchain. Il cliente che ha comprato il vasetto del miele, ovunque si trovi, tramite il QR code e il lotto impresso sul barattolo, accede direttamente al mio laboratorio e alle immagini dei luoghi in cui ho portato le mie api: così puoi vedere non solo come produco il miele ma anche la biodiversità da cui nasce.

Tu cosa hai imparato?

Io oggi ho 67 anni, ma alcune volte ancora mi chiedo ancora cosa farò da grande. Non bisogna mai fermarsi. Una volta, un mio caro amico, professore di Teologia, mi chiese sorpreso cosa mi avesse spinto a mettermi a fare l'apicoltore. Gli risposi con una frase di De Andrè: "Sarebbe bello portare una goccia di dolcezza anche nella morte".

Quello che volevo dire è che la vita a volte è così breve, ma bisogna arrivarci anche con il sorriso sulle labbra. Per me significa mettermi al letto ogni sera felice. Oggi me lo posso permettere, venti anni fa no. Perché oggi mi sono riappropriato di tante cose a cui prima avevo rinunciato. Ma per chi?

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