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Covid 19

Cos’è e chi può usare Evusheld di Astrazeneca, il mix di anticorpi monoclonali che previene il Covid

Il farmaco prodotto da Astrazeneca combina due anticorpi monoclonali (tixagevimab e cilgavimab) che hanno mostrato di fornire una protezione di almeno 6-12 mesi dal rischio di sviluppare una forma sintomatica di Covid.
A cura di Valeria Aiello
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Anche in Italia, dopo i via libera di EMA e AIFA, arriva Evusheld, l’associazione di due anticorpi monoclonali (tixagevimab e cilgavimab) che serve a prevenire il Covid. Prodotto da Astrazeneca, è indicato in pazienti con stato di compromissione del sistema immunitario o che assumono terapie immunosoppressive.

Cos'è e chi può usare Evusheld

Il farmaco è un’associazione di due anticorpi monoclonali, derivati ​​da cellule B donate da pazienti convalescenti dopo il Covid, che combina l’azione di due potenti anticorpi con attività diverse e complementari contro il virus, legandosi a due siti distinti della proteina Spike di Sars-Cov-2. Il trattamento è indicato per la profilassi pre-esposizione nei pazienti con stato di compromissione del sistema immunitario o che nell’ultimo anno abbiano assunto o stiano assumendo farmaci immunosoppressori e terapie che comportano alterazioni delle cellule B.

Oltre a fornire protezione dal rischio di malattia, il monoclonale Evusheld è progettato per eludere la potenziale resistenza con l’emergere di nuove varianti e ottimizzato per triplicare la sua durata d’azione rispetto agli anticorpi convenzionali, offrendo da 6 e a 12 mesi di protezione dalle forme di Covid sintomatico in seguito a una singola somministrazione.

Le principali condizioni cliniche da considerare per la profilassi pre-esposizione sono state riassunte nella circolare del 10 febbraio sulla Gestione domiciliare dei pazienti, in cui si segnalava che l’associazione mantiene la sua efficacia contro la variante Omicron, aggiungendo tale protezione al crescente corpus di prove precliniche che mostrano che Evusheld è attivo contro tutte le varianti virali testate e di preoccupazione finora conosciute. Lo studio su Omicron, in particolare, ha mostrato che la concentrazione inibitoria, una misura della potenza neutralizzante di un anticorpo, era di 171 ng/ml e 277 ng/ml in due test di conferma, rientrando nell’intervallo osservato contro le altre varianti.

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