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Cosa succede se il razzo cinese colpisce un centro abitato, e perché l’Italia non rischia (per ora)

Il razzo cinese Long March 5B rientrerà sulla Terra tra le 14:26 di sabato 30 luglio e le 02:26 del 31. L’Italia per ora non è più nel mirino dei detriti.
A cura di Andrea Centini
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Lo stadio centrale di un razzo cinese Long March 5B sta effettuando un rientro incontrollato sulla Terra e c'è il rischio che possa schiantarsi su un centro abitato, con conseguenze potenzialmente catastrofiche per i residenti. Le probabilità sono molto basse, ma non nulle. Secondo l'ultimo bollettino del Center for Orbital Reentry and Debris Studies (CORDS) della Aerospace Corporation, che sta seguendo la caduta libera del razzo sin da quando ha iniziato a deorbitare nei giorni scorsi, la finestra di impatto si è ulteriormente ristretta. Al momento si ritiene che lo stadio centrale del Long March 5B si schianterà alle 20:26 ora italiana (18:26 del tempo coordinato universale o UTC) con un margine di errore di più o meno 6 ore. Ciò significa che il rientro potrebbe verificarsi in un qualunque momento tra le 14:26 di sabato 30 luglio e le 02:26 di domenica 31.

Gli ultimi rilievi sulla sua orbita, raccolti dagli scienziati del CORDS esattamente alle 15:03:52.326 (ora italiana) di venerdì 29 luglio, possono far tirare un sospiro di sollievo almeno a noi italiani. Se infatti nelle precedenti rilevazioni l'Italia Centrale e Meridionale risultavano nel potenziale campo di impatto della pioggia dei detriti, inizialmente compreso tra i 41 gradi di latitudine nord e 41 gradi di latitudine sud, ora siamo fuori dalla “linea di tiro”, come mostra la nuova immagine diffusa dalla Aerospace Corporation. Lo Stivale, infatti, non è più compreso tra le linee blu e gialle, che segnano appunto l'area potenzialmente interessata dalla caduta del razzo cinese.

È improbabile ma non è detto che nei prossimi rilievi orbitali l'Italia non possa finire nuovamente nel mirino del Long March 5B fuori controllo. È comunque un bene essere usciti dall'area di rischio, perché lo stadio centrale del razzo pesa ben 25 tonnellate ed è lungo oltre 30 metri. Come specificato da Aerospace Corporatiom in un comunicato stampa, “la regola generale prevede che il 20 – 40 percento della massa di un oggetto di grandi dimensioni raggiunge il suolo, ma il numero esatto dipende dal design dell'oggetto”. Nel caso del razzo cinese, gli scienziati del CORDS si aspettano che arrivino sulla superficie terrestre dalle 5,5 alle 9,9 tonnellate di detriti, le parti del razzo che sopravvivono al processo di ablazione con l'atmosfera terrestre (lo stesso fenomeno che fa “accendere” le meteore o stelle cadenti nel firmamento). Ci si aspettano dunque frammenti molto grandi e pesanti che rientreranno a una velocità mostruosa, in grado di distruggere un edificio in caso di impatto. Immaginate una pioggia di detriti da 10 tonnellate su una città densamente popolata come New York o Hong Kong; i danni e il numero di vite umane perdute potrebbero essere considerevoli. A peggiorare i rischi anche la possibilità che nello stadio centrale del razzo possa esserci ancora del propellente, altamente tossico per gli organismi viventi e l'ambiente, che resterebbe inevitabilmente contaminato.

Potrebbe sembrare assurdo, ma è la terza volta in tre anni che la Cina mette a repentaglio la vita delle persone con il rientro incontrollato degli stadi centrali dei razzi Long March 5B, lanciati per la costruzione della stazione spaziale cinese Tiangong. Il primo cadde nel 2020 sul villaggio di Mahounou in Costa d'Avorio, provocando danni alle abitazioni. I dettagli sull'entità dei danni provocati a cose e persone non sono mai stati resi pubblici. Il secondo cadde nel 2021 nell'Oceano Indiano, al largo delle Maldive, dopo aver tenuto col fiato sospeso milioni di persone. L'ultimo razzo, decollato domenica 24 luglio, ha portato in orbita con successo il modulo Weintan della stazione spaziale; ora stiamo aspettando di capire dove finirà.

La Cina sta proseguendo con la sua politica di rientri incontrollati della spazzatura spaziale sottolineando che i rischi per le persone risultano “estremamente bassi”. Confida sul fatto che il 75 percento della Terra è ricoperto da acqua e aree disabitate, ma le probabilità di impatto, come indicato, non sono nulle. La comunità internazionale – e soprattutto gli Stati Uniti – puntano il dito con questi lanci scellerati perché mettono inutilmente in pericolo le persone. Basterebbe utilizzare razzi in grado di rientrare sulla Terra sotto il controllo umano, come fanno le più grandi agenzie aerospaziali al mondo. Molti di essi vengono fatti cadere nel “Punto Nemo”, un'area remota nel cuore dell'Oceano Pacifico.

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