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Cosa succede al tuo corpo se mangi patatine fritte tre volte a settimana: la scoperta di uno studio

Uno studio su oltre 200.000 persone ha evidenziato come il rischio di diabete di tipo 2 associato al consumo di patate sembra variare in modo significativo in base al metodo di cottura impiegato. Nello specifico, il consumo di tre porzioni patatine fritte alla settimana potrebbe aumentare il rischio del 20%.
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A causa del loro elevato indice glicemico, le patate sono da tempo associate a un maggior rischio di diabete di tipo 2. Tuttavia, questo alimento, oltre a essere la terza coltura più vasta al mondo, ha un impatto ambientale inferiore rispetto a quello delle altre principali fonti di carboidrati consumate nel mondo, primo tra tutti il riso.

Ecco perché un team internazionale di ricercatori, guidato dall'Università di Harvard, ha voluto indagare più nello specifico il legame tra il consumo di patate e il rischio di diabete, concentrandosi soprattutto su come il metodo di preparazione potesse più o meno incidere sull’impatto sulla salute del consumo di patate.

Lo studio sul consumo di patate

Dopo aver studiato i dati di oltre 200.000 persone, monitorati per ben 40 anni, hanno scoperto qualcosa di davvero interessante. Tutti i partecipanti erano sani quando è partito lo studio che li ha coinvolti: non avevano tumori, né malattie cardiache né diabete. Ogni quattro anni hanno risposto a questionari molto dettagliati sulla loro alimentazione e, nel corso di questi anni, 22.299 di loro hanno sviluppato diabete di tipo 2.

Quando i ricercatori hanno analizzato i risultati, dopo averli corretti eliminando i fattori legati allo stile di vita, alla dieta e al rischio di diabete dei singoli partecipanti, hanno scoperto che il metodo di cottura delle patate sembra svolgere un ruolo decisivo, almeno per quanto riguarda il rischio di diabete di tipo 2.

Il metodo di cottura delle patate

Se infatti un consumo generico di tre porzioni di patate a settimana è stato associato a un aumento del rischio del 5%, un consumo di tre porzioni di patatine fritte determinava un aumento del rischio nettamente più alto, di circa il 20%. A riprova di ciò hanno visto che "mangiare quantità simili di patate cotte in altri modi (bollite, al forno o schiacciate) non aumenta sostanzialmente il rischio" di diabete di tipo 2.

Data la premessa dello studio, ovvero capire il rischio di diabete di tipo 2 legato al consumo di patate in confronto con quello di altre fonti di carboidrati, come i cereali e il riso, i ricercatori hanno anche verificato come il rischio vari quando questi alimenti vengono sostituiti alle patate. In questo modo hanno visto una netta differenza tra il rischio legato ai cereali integrali e quello legato al riso: sostituire tre porzioni settimanali di patate generiche con altrettante porzioni di cereali integrali è stato infatti associato a una riduzione del rischio dell’8%. Quando a essere sostituite erano patate al forno, bollite o schiacciate, la riduzione si fermava al 4%, mentre nel caso delle patatine fritte, il rischio diminuiva addirittura del 19%.

Le altre fonti di carboidrati

Quindi, anche se con differenze importanti dovute al tipo di preparazione e cottura, i cereali integrali sembrano essere una fonte di carboidrati associata a un rischio inferiore di diabete di tipo 2. Al contrario, sostituire le patate intere o quelle bollite, al forno o schiacciate con riso bianco è stato collegato a un aumento del rischio di sviluppare il diabete di tipo 2.

È bene specificare, come chiariscono gli autori stessi, che si tratta di uno studio osservazionale, con alcuni limiti importanti che necessitano di ulteriori conferme. I dati raccolti provengono da 205.000 professionisti sanitari che hanno preso parte a tre ampi studi statunitensi condotti tra il 1984 e il 2021. "Pertanto – ammettono i ricercatori – non è possibile trarre conclusioni definitive su un rapporto di causa ed effetto, e i ricercatori non possono escludere la possibilità che altri fattori non misurati possano aver influenzato i risultati."

Tuttavia, questi risultati mostrano che l'associazione tra il consumo di patate e il rischio di diabete di tipo 2 dipende anche dagli alimenti sostitutivi, oltre che dal metodo di preparazione, e questo potrebbe permettere una rivalutazione del consumo di patate, a patto che inserite in una dieta sana ed equilibrata : "Grazie al loro impatto ambientale e sulla salute relativamente basso, le patate al forno, bollite o schiacciate – raccomandano i ricercatori – possono far parte di una dieta sana e sostenibile, anche se i cereali integrali dovrebbero rimanere una priorità".

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