Come ha fatto un uomo ad attraversare il mondo a piedi, senza mai usare aerei o navi: la storia di Karl Bushby

Nell'epoca in cui il mondo si attraversa nel giro di qualche decina di ore a bordo di un aereo, Karl Bushby ha scelto una velocità diversa per visitare ogni punto del pianeta con la calma e la pazienza del camminatore. Da ventisette anni, Bushby sta infatti facendo il giro del mondo a piedi, coprendo una completa circumnavigazione del globo per ritornare a Hull, la sua città natale nel Regno Unito. Nel 1998, quando questa epica avventura ha avuto inizio, Bushby aveva ventinove anni, uno zaino, cinquecento dollari e la volontà di vincere una scommessa fatta in un bar. Era nata così la Goliath Expedition, che nei progetti sarebbe dovuta durare dodici anni. Oggi, però, con un percorso che tocca oltre quarantacinquemila chilometri, quell'impresa ardita è diventata la storia di una vita intera.
L'inizio di una sfida impossibile
Ex paracadutista britannico, abituato alla vita dura e alla disciplina, Bushby aveva già imparato nel servizio militare che il tempo non va mai sprecato. La perdita di alcuni compagni lo aveva convinto che la vita era breve e doveva essere spesa fino in fondo. Da quell'urgenza è dunque nata la decisione di tornare a Hull solo con la forza delle proprie gambe. Fin dall'inizio della sua impresa, lo stesso Bushby si era imposto due regole che nel tempo ha sempre rispettato: non usare mai un mezzo di trasporto per avanzare e non rientrare in patria finché non avesse chiuso l'intero cerchio del globo a piedi. Se un confine lo avesse fermato, se un visto fosse scaduto, se una guerra gli avesse impedito il passaggio, non avrebbe fatto altro che attendere o ingegnarsi per studiare un nuovo percorso. "Se mi blocco, devo trovare una soluzione", è sempre stato il suo motto.
La risalita dal Sud America
L'inizio della marcia "infinita" è cominciato nella freddissima (a dispetto del nome) Terra del Fuoco. Da lì Bushby ha cominciato una lenta risalita dalla Patagonia alle Ande, fino al Centro America. Ad accompagnarlo solamente una tenda, qualche mappa segnata a matita, un contenitore di acqua filtrata e la speranza di poter trovare qualche pasto caldo lungo il percorso. Il camminatore inglese è anche riuscito a oltrepassare indenne il Darién Gap, la giungla più temuta al mondo, che si trova al confine tra Panama e Colombia. Questa striscia di terra che divide l'oceano Pacifico da quello Atlantico è talmente inospitale che nessuna autorità osa esercitarvi la propria giurisdizione e negli anni questa cattiva fama l'ha reso la tana ideale per i traffici dei cartelli della droga. Proprio in questa foresta infestata da belve e criminali armati fino ai denti, Bushby si è ritrovato a dormire sugli alberi per evitare serpenti e insetti letali, e a passare intere giornate con l'acqua fino alla vita. Uscito da quella giungla infernale, il giramondo è stato anche arrestato a Panama perché sospettato di essere clandestino. Un inconveniente che ha rallentato di diverse settimane il suo viaggio.
A spasso tra i continenti
Una volta ripartito, Bushby ha continuato imperterrito la sua strada, iniziando a condividere sui social le sue tappe. Dopo il Centro America ha attraversato da Sud a Nord gli Stati Uniti, ha "tagliato" il Canada e ha raggiunto l'Alaska, dove nel 2006 ha incontrato l'esploratore Dimitri Kieffer. Insieme i due hanno attraversato lo Stretto di Bering su lastre di ghiaccio mobili, un corridoio gelato che, secondo molti studiosi, qualche millennio fa venne percorso nel senso inverso dalle tribù nomadi di Homo Sapiens Sapiens per raggiungere e colonizzare il continente americano.

Arrivato in Russia, Bushby ha dovuto affrontare non poche difficoltà con l'ufficio immigrazione, andando incontro ad altri mesi di detenzione, processi, visti negati e persino un divieto d'ingresso che, anni dopo, lo ha costretto a una marcia supplementare da Los Angeles a Washington per chiedere la revoca del bando. La crisi economica del 2008 causò invece la rovina dei suoi sponsor, obbligandolo a fermarsi per lunghi periodi per poter racimolare le risorse finanziarie necessarie a sostenere la sua impresa. Nel 2024 Bushby è finalmente arrivato sulle rive del Mar Caspio, dopo essersi messo alle spalle le gelide distese dell'Asia Centrale. Qui però Bushby si è trovato bloccato, senza alcuna rotta terrestre per arrivare in Europa. La soluzione era soltanto una, per quanto folle: gettarsi in acqua e approdare nel Vecchio Continente a nuoto. E così ha fatto, impiegando trentuno giorni, 288 chilometri, e usando una barca solo per dormire e poi ripartire ogni alba dal punto esatto in cui si era fermato.
Quando ha toccato la costa azera, l'ormai leggendario Bushby ha ripreso a camminare, attraversando Georgia, Turchia, quindi l’Europa orientale, fino all'Ungheria, poi i Balcani e infine la soglia continentale che annunciava gli ultimi cinquemila chilometri del viaggio. Il tutto senza mezzi, senza scorciatoie e senza ritorni anticipati.
Il cammino dell'uomo come metafora dell'esistenza
Dopo ventisette anni e venticinque paesi, Bushby si avvicina ora a Hull con un misto di sollievo e smarrimento. Perché la sua vita è stata, per quasi tre decenni, un gesto quotidiano: alzarsi e avanzare. Ha conosciuto solitudini estreme, climi ostili, divieti, arresti e guerre, ma soprattutto la gentilezza. "Il mondo è molto più generoso di quanto sembri", ha ammesso in un'intervista ripresa dal Washington Post, ricordando il medico peruviano che lo curò quando si ammalò, tutte le famiglie che negli anni lo hanno invitato a dormire nelle loro case e i donatori che lo hanno sostenuto quando i fondi si erano prosciugati. La sua impresa, iniziata come prova di resistenza, ha finito per trasformarsi in un racconto del pianeta visto alla velocità di un uomo comune. Un passo dopo l'altro, senza fretta, senza appigli, con l’umiltà di chi ha misurato l'intero mondo non per conquistarne la vastità, ma per scoprirlo e assaporarne ogni angolo remoto.