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Come estrarre oro da vecchi computer e smartphone: la tecnica innovativa e a basso costo

I dispositivi elettronici contengono oro e i ricercatori hanno sviluppato una tecnica innovativa, sostenibile e a basso costo per estrarlo. I metodi tradizionali si basano infatti su sostanze tossiche pericolose per l’ambiente e le persone.
A cura di Andrea Centini
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Un piccolo lingotto d’oro ottenuto rimuovendo il metallo da vecchi rifiuti elettronici. Credit: Justin M. Chalker
Un piccolo lingotto d’oro ottenuto rimuovendo il metallo da vecchi rifiuti elettronici. Credit: Justin M. Chalker

I ricercatori hanno sviluppato un metodo innovativo e sostenibile per estrarre l'oro dai dispositivi elettronici – come vecchi smartphone e computer – e dai minerali in cui è contenuto. Si basa fondamentalmente su un composto chimico utilizzato per disinfettare piscine e reti idriche (l'acido tricloroisocianurico) e un assorbente polimerico derivato dallo zolfo, in grado di rimuovere selettivamente il prezioso metallo dalla soluzione ottenuta per liscivazione. La tecnica di estrazione, a basso costo, ha dimostrato di funzionare egregiamente negli esperimenti; qualora si riuscisse a trasferirla su larga scala, potrebbe rappresentare una rivoluzione nell'estrazione dell'oro, basata principalmente su cianuro e mercurio che sono tossici per l'ambiente e i minatori che li utilizzano.

A mettere a punto l'innovativa tecnica di estrazione dell'oro da smartphone e computer è stato un team di ricerca australiano guidato da scienziati della Facoltà di Scienze e Ingegneria dell'Università Flinders University, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della sezione di Microscopia e microanalisi. I ricercatori, coordinati dal professor Justin M. Chalker, docente di Chimica presso l'ateneo di Bedfork Park (Australia Meridionale), hanno sottolineato che l'oro gioca un ruolo fondamentale nell'economia globale ed è utilizzato in molteplici tecnologie.

Nei dispositivi elettronici che utilizziamo tutti i giorni ce ne sono piccole quantità, perché si tratta di un eccellente conduttore elettrico, inoltre non si ossida, a differenza di quanto avviene con altri metalli più comuni come il rame. Ciò permette una trasmissione dei segnali pulita e senza alterazioni, per questo viene impiegato nelle connessioni critiche dei circuiti stampati e altri elementi di smartphone, computer, tablet etc etc. Chiaramente i singoli dispositivi ne hanno quantità molto ridotte, ma se le moltiplichiamo per le decine di milioni di tonnellate di rifiuti elettronici che continuiamo a produrre ogni anno si ottiene una montagna d'oro, il cui valore è cresciuto sensibilmente negli ultimi anni.

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L'estrazione di questo e altri minerali non è sostenibile e sfrutta composti altamente inquinanti. Su larga scala viene utilizzato soprattutto il cianuro, che ha un impatto significativo sull'ambiente e la fauna selvatica, mentre artigianalmente viene utilizzato principalmente il mercurio, con il quale l'oro crea una sorta di miscela; fatto evaporare il mercurio, tossico, si ottiene il metallo giallo. I ricercatori australiani hanno progettato il metodo innovativo proprio per aggirare gli effetti impattanti di quelli tradizionali.

Come indicato, si sono concentrati sull'acido tricloroisocianurico (TCCA), un composto chimico a basso costo e ampiamente disponibile che viene impiegato nella disinfezione dell'acqua, come sbiancante e prodotto igienizzante. Si attiva semplicemente con l'acqua salata, come spiegato dal professor Chalker in un articolo pubblicato su The Conversation. Attraverso il processo della liscivazione, con il quale si può ottenere un liquido da un solido, i ricercatori sono riusciti a far percolare agevolmente tutto l'oro presente nei circuiti stampati dei vecchi dispositivi elettronici usati per i test; a contatto con il TCCA attivato da un catalizzatore alogenuro, infatti, il prezioso metallo si dissolve e trasforma in una soluzione idrosolubile.

Sfruttando un assorbente polimerico a base di zolfo, un elemento estremamente diffuso e a basso costo (è tra gli elementi di scarto della lavorazione petrolifera), i ricercatori sono stati in grado di isolare l'oro e recuperarlo selettivamente dalla sopracitata soluzione. Fondendo tutto quello ottenuto dai vari esperimenti sono riusciti a creare il piccolo lingotto che vedete in testa all'articolo. “Nel complesso, questo lavoro fornisce un approccio praticabile per ottenere una produzione di oro più ecologica da risorse primarie e secondarie, migliorando la sostenibilità dell'approvvigionamento di oro”, hanno spiegato Chalker e colleghi nell'abstract dello studio. I ricercatori hanno approntato anche il riciclaggio dei vari materiali e sostanze coinvolti.

Chiaramente si tratta di un processo sperimentale che dovrà essere testato in ambiti estrattivi più ampi, ma se sarà in grado di eguagliare velocità, resa e scala dei metodi tradizionali, abbattendo al contempo i costi e impatto ambientale, questa tecnica potrebbe realmente rivoluzionare i processi per ottenere il prezioso metallo giallo. Ovviamente sono state coinvolte sostanze delicate, utilizzate da professionisti e in ambienti controllati; non ci si può improvvisare "minatori d'oro" dai rifiuti elettronici a casa. I dettagli della ricerca “Sustainable gold extraction from ore and electronic waste” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Nature sustainability.

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