C’è un’immensa catena montuosa simile alle Alpi nascosta sotto il ghiaccio dell’Antartide

Come mostra la recente mappa Bedmap3, sviluppata da un team di ricerca internazionale guidato dagli scienziati del British Antarctic Survey (BAS), sotto il massiccio strato di ghiaccio dell'Antartide si cela un vero e proprio mondo sommerso. Ci sono enormi montagne, valli, pianure e altre spettacolari strutture geologiche che apparirebbero del tutto familiari, se non fosse per la loro copertura glaciale. Basti pensare ai Monti Gamburtsev, una catena montuosa subglaciale lunga 1.200 chilometri e con vette che raggiungono 3.400 metri di altitudine, molto simile alle nostre Alpi. Tuttavia, nonostante queste dimensioni imponenti, l'intero sistema montuoso è sepolto sotto un'enorme massa di ghiaccio; anche la vetta più alta si trova a non meno di 600 metri di profondità sotto la solida calotta antartica.

Grazie alla nuova Bedmap3 del BAS, ottenuta tramite dati raccolti da aerei, satelliti ed escursioni con cani da slitta, è stato determinato che il ghiaccio in Antartide raggiunge uno spessore massimo di circa 4.800 metri, praticamente quanto il Monte Bianco. La media dello spessore del ghiaccio è di circa 2.150 metri (escludendo le piattaforme galleggianti), mentre il continente ospita oltre 27 milioni di metri cubi di ghiaccio. Se tutto questo ghiaccio si sciogliesse, il livello del mare si innalzerebbe di circa 60 metri, con conseguenze apocalittiche per le terre emerse. Alla luce di questi dati risulta estremamente complesso capire cosa si trovi sotto questo immenso strato glaciale, che ricopre un'area di quasi 14 milioni di chilometri quadrati.

Un nuovo studio, basato sull'analisi degli zirconi recuperati presso i Monti Prince Charles (che, a differenza dei Gamburtsev, emergono dalla superficie), ha permesso di chiarire come e quando si sono formate le immense catene montuose subglaciali antartiche. Lo studio è stato condotto dai ricercatori Nathan R. Daczko e Jacqueline A. Halpin, rispettivamente affiliati alla Facoltà di Scienze Naturali dell'Università Macquarie e al Centro australiano per l'eccellenza nella scienza antartica dell'Università della Tasmania. Analizzando gli zirconi, minerali estremamente resistenti che si formano durante il raffreddamento del magma, gli scienziati hanno determinato che i Monti Subglaciali Gamburtsev, scoperti da una spedizione russa nel 1958 e sepolti sotto la calotta glaciale orientale, si formarono oltre 500 milioni di anni fa, quando la collisione tra grandi placche tettoniche portò alla formazione del supercontinente Gondwana. Questo continente primordiale includeva quelle che oggi conosciamo come Australia, Africa, India, Sud America e Antartide.

Secondo i calcoli, i Monti Gamburtsev iniziarono a sollevarsi circa 650 milioni di anni fa, raggiunsero altitudini comparabili a quelle dell'Himalaya 580 milioni di anni fa, e completarono il loro processo di trasformazione circa 500 milioni di anni fa. Come spiegato da Daczko e Halpin in un articolo pubblicato su The Conversation, gli zirconi sono spesso definiti "capsule del tempo" perché intrappolano minuscole quantità di uranio nella loro struttura cristallina. Poiché l'uranio decade a una velocità nota, gli scienziati possono determinare con grande precisione l'età di queste formazioni geologiche. È proprio grazie all’analisi dell’uranio che è stato possibile ricostruire la storia di queste affascinanti montagne subglaciali. I dettagli della ricerca, “Gondwanan continental collision drives gravitational spreading and collapse of the ancestral East Antarctic mountains”, sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Earth and Planetary Science Letters.