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C’è un’enorme valle di dinosauri in Italia: scoperte migliaia di impronte nel Parco dello Stelvio

Nel Parco dello Stelvio sono state scoperte migliaia di impronte di dinosauri risalenti a circa 210 milioni di anni fa. Gli esperti: “Una delle più importanti scoperte paleontologiche sui dinosauri italiani”.
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Riproduzione di dinosauri (foto generica)
Riproduzione di dinosauri (foto generica)

In un punto non attraversato dai sentieri del Parco dello Stelvio, nel cuore delle Alpi Centrali, è stato scoperto qualcosa di davvero unico: lungo una parete rocciosa verticale sono state individuate migliaia di impronte di dinosauri risalenti a circa 210 milioni di anni fa.

Lo hanno appena annunciato Regione Lombardia e il paleontologo del Museo di Storia Naturale di Milano Cristiano Dal Sasso: "Si tratta probabilmente della più importante scoperta paleontologica sui dinosauri italiani dopo quella di Ciro", ha spiegato l'esperto all'Ansa. Ciro è il nome dato all‘esemplare di dinosauro ricostruito a partire dai resti ritrovati nel Beneventano nel 1993.

Dove si trova la valle di dinosauri italiana

Le migliaia di impronte, alcune anche con un diametro maggiore ai 40 centimetri, seguono traiettorie parallele lungo una parete rocciosa verticale, situata per l'esattezza a Valdidentro, tra Livigno e Bormio, nella Valle di Fraele. Il primo a scoprirle è stato il fotografo naturalista Elio Della Ferrara lo scorso 14 settembre mentre stava facendo un'uscita per fotografare i cervi e i gipeti della valle valtellinese.

A guardarle sembra che i dinosauri fossero capaci di camminare perpendicolarmente alla parete, ma ovviamente il motivo della loro singolare disposizione è dovuto a deformazioni geologiche. Come ha spiegato Dal Sasso, questa si deve infatti alle successive deformazioni del suolo che hanno fatto nascere la catena alpina. Anche se adesso ci sembra surreale, in quel periodo l'area in cui oggi sorgono le Alpi era caratterizzata da un ambiente e un clima che oggi definiremmo tropicali.

Cosa sappiamo

Non appena le ha notate Della Ferrara le ha fotografate e ha inviato le immagini a Dal Sasso e al museo. Si tratta – ha spiegato il paleontologo – di una vera e propria valle di dinosauri, sicuramente il sito più grande scoperto sulle Alpi e uno dei più ricchi al mondo. Anche se ci vorrà molto tempo per studiarlo e l'impiego di strumenti come droni o tecnologie di telerilevamento, anche perché non ci sono sentieri percorribili per raggiungerlo, l'esperto è certo che il sito custodisca un "immenso patrimonio scientifico".

Anche la disposizione a file parallele delle impronte – spiega l'esperto – non è un elemento irrilevante, anzi sembra suggerire comportamenti complessi dei dinosauri, come la capacità di radunarsi in branchi e camminare sincronizzati.

A quali dinosauri appartenevano

In base ai risultati delle prime analisi, le impronte molto probabilmente sono state lasciate da branchi di grandi dinosauri erbivori vissuti durante il Triassico Superiore, un periodo che si estende circa tra i 237 e i 201 milioni di anni fa. Infatti sembrano appartenere a dinosauri prosauropodi, un gruppo di dinosauri erbivori che vissero nell'ultimo periodo del Triassico e nel Giurassico inferiore, probabilmente gli antenati dei sauropodi del Giurassico, quelli che più comunemente chiamiamo "brontosauri".

Esclusivamente erbivori, avevano un collo lungo e una testa piccola ed erano lunghi tra i 2 e gli 8 metri. Alcuni potevano arrivare anche ai dieci metri di lunghezza, ma comunque erano più piccoli degli esemplari che poi avrebbero abitato il Giurassico. Sono stati rinvenuti in Europa, Nord America, Sud America, Africa, Cina e Antartide.

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