C’è un motivo per cui non dovresti ascoltare i messaggi vocali velocizzati: la spiegazione dell’esperto

Ascoltare i messaggi vocali velocizzati rappresenta un grosso problema per la memoria, dato che il nostro cervello non riesce a immagazzinare correttamente le informazioni in essi contenute. In altri termini, se desideriamo ricordare ciò che l'interlocutore dice, dovremmo ascoltare il suo messaggio alla velocità normale o comunque al massimo a quella 1,5x. È quanto emerso da uno studio pubblicato su Educational Psychology Review, nel quale numerosi partecipanti sono stati "interrogati" su videolezioni trasmesse a diverse velocità; quelle velocizzate hanno dimostrato di avere un dirompente effetto negativo sulla memoria. In pratica, l'ascolto di informazioni verbali velocizzate rischia seriamente di farne dimenticare il contenuto.
I messaggi vocali, tra i nuovi metodi per comunicare, sono probabilmente i più divisivi in assoluto: da una parte c'è chi li adora, perché permettono di esprimersi in modo più articolato ed emotivo rispetto al testo, disimpegnando al contempo da una chiamata; dall'altra c'è chi li detesta. “Se vuoi parlarmi perché non chiami?”. Non sono poche le persone che li cestinano seduta stante, anche perché 3, 5 e, nei casi più estremi, anche più di 10 minuti, possono mettere a dura prova anche gli interlocutori più pazienti. Per ovviare al problema della lunghezza, molto spesso i "vocal" vengono ascoltati a velocità superiore: 1,5x o 2x su WhatsApp, ma anche più con altre applicazioni. Ascoltare parole che fluiscono così velocemente, in particolar modo dal 2x in più, tuttavia come indicato rappresenta un grosso problema mnemonico. A spiegarne le ragioni in un articolo pubblicato su The Conversation il professor Marcus Pearce, Docente di Scienze Cognitive presso la Queen Mary University di Londra.
Lo scienziato spiega che quando siamo esposti a informazioni verbali, vengono coinvolte tre distinte fasi mnemoniche, ovvero “la codifica delle informazioni, la loro conservazione e il successivo recupero”. Sono legate al modo in cui il cervello comprende, elabora, estrae, immagazzina e riporta alla mente le informazioni che accogliamo. Il professor Pearce sottolinea che, in genere, noi esprimiamo verbalmente circa 150 parole ogni minuto, evidenziando che raddoppiarle a 300 o triplicarle a 450 non rappresenta un ostacolo alla comprensione. Ciò nonostante, afferma che il problema “riguarda piuttosto la qualità e la longevità dei ricordi che formiamo”. In pratica, la nostra memoria, che è suddivisa in memoria di lavoro (a breve termine) e memoria a lungo termine, va in cortocircuito, in particolar modo a partire dalla velocità 2x. Ricordiamo che la memoria a breve termine, un po' come la RAM di un computer, immagazzina informazioni temporaneamente e ha una capacità limitata – è utile ad esempio a digitare il numero di telefono che ci hanno appena dettato -, mentre quella a lungo termine è chiaramente legata ai ricordi consolidati (un po' come l'archivio di foto su SSD e Hard Disk).
Il professor Pearce evidenzia che se si aggiungono troppe informazioni – e troppo rapidamente – a causa del processo di velocizzazione, la capacità della memoria di lavoro può essere superata, sfociando “in un sovraccarico cognitivo e nella perdita di informazioni”. A dimostrare che ciò accade realmente i risultati dello studio “Increasing Video Lecture Playback Speed Can Impair Test Performance – a Meta-Analysis” pubblicato su Educational Psychology Review da scienziati dell'Università di Waterloo (Canada). Si tratta di una meta-analisi in cui sono stati elaborati statisticamente i dati di 24 distinti studi. Gli autori della ricerca hanno analizzato i risultati di test di comprensione di videolezioni trasmesse a varie velocità (1x, 1,5x, 2,x, e 2,5x), osservando che da 2x in su l'impatto sulla memoria risultava da moderato a significativo. A 2,5x è stata calcolata una perdita media delle informazioni nei test fino a 17 punti percentuali; a 1,5x, d'altro canto, tale perdita è risultata invece limitata.
Dalla meta-analisi è emerso che le persone più mature (di età compresa tra i 61 e i 94 anni) hanno ottenuto i risultati peggiori nei test dopo l'ascolto delle videolezioni velocizzate, per questo il professor Pearce suggerisce che nelle fasce di età più grandi sarebbe opportuna un'esposizione a contenuti verbali a velocità normale o addirittura rallentata. Insomma, se siete giovani, fino a 1,5x potete ascoltare messaggi vocali e altri contenuti senza troppe preoccupazioni, oltre invece ci sono effetti non trascurabili sulla memoria.