CBD e THC della cannabis possono proteggere il cervello da infiammazione e declino cognitivo, per uno studio

Una revisione sistematica di diversi studi condotti su persone e modelli animali ha rilevato che i principi attivi della cannabis hanno il potenziale per favorire un invecchiamento sano, proteggendo il cervello dal declino cognitivo e migliorando l'infiammazione. I risultati, del tutto preliminari e da indagare con indagini ad hoc molto più ampie e approfondite, sono comunque piuttosto interessanti nell'ottica del progressivo invecchiamento della popolazione mondiale. Basti sapere che, in base ai dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), i casi di demenza – e della sua forma principale, il morbo di Alzheimer – a livello globale triplicheranno entro il 2050, arrivando a 140-150 milioni in tutto. Alla luce del devastante impatto sanitario, sociale ed economico di queste condizioni, avere più metodi a disposizione per proteggere la salute cognitiva della popolazione anziana è indubbiamente molto positivo. Un aiuto potrebbe arrivare proprio dai principi psicoattivi della cannabis, come il cannabidiolo (CBD) e il delta-tetraidrocannabinolo (THC), che possono interagire con il sistema endocannabinoide del nostro organismo.
A determinare che i principi attivi CBD e THC della cannabis potrebbero essere d'aiuto contro il declino cognitivo legato all'età e, più in generale, la demenza, è stato un team di ricerca britannico guidato da scienziati dell'organizzazione Source Bioscience di Cambridge, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi di Drug Science e Maple Tree Consultants. I ricercatori, coordinati dai dottori Sonam Nain e Niraj Singh, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato statisticamente i dati provenienti da numerosi studi sugli effetti della cannabis, sia preclinici su modelli animali – come roditori, pesci zebra e vermi nematodi – che clinici, cioè sugli esseri umani. Sono stati identificati in tutto 18 studi rilevanti, che hanno evidenziato come i cannabinoidi della cannabis possano essere d'aiuto per contrastare gli effetti dell'invecchiamento in una popolazione anziana. Ribadiamo che si tratta di uno studio preliminare, con lacune significative soprattutto per quel che concerne le indagini sull'uomo, pertanto i risultati vanno presi con le pinze, pur non sottovalutandone il potenziale per future strategie terapeutiche.
Incrociando tutti i dati è emerso che il CBD e il THC (quest'ultimo a dosi basse), sono associati a potenziali benefici nella protezione dal declino cognitivo. Nello specifico, è stato osservato che l'esposizione a questi composti ha migliorato le funzioni cognitive (come la memoria), ridotto l'infiammazione, favorito il sonno e le interazioni sociali. Inoltre è stato osservato un potenziamento della longevità, ovvero un prolungamento della durata della vita. In generale sono stati osservati protezione del cervello e un incremento del benessere cognitivo, elementi che possono rappresentare uno scudo contro il declino correlato all'età. Ma come specificato si tratta di risultati del tutto preliminari, che fra l'altro cozzano con le conclusioni di altri studi. Una recente ricerca pubblicata su JAMA, ad esempio, ha rilevato estese macchie nere nell'encefalo dei consumatori abituali e assidui di cannabis, associate a fenomeni di psicosi. Un'altra ricerca su mille giovani adulti guidata dall'Università del Colorado ha invece rilevato una minore attivazione cerebrale durante test di memoria nei consumatori di cannabis. Anche per questo servono studi a lungo termine molto più approfonditi.
È chiaro che isolare gli effetti dei cannabinoidi tra i molteplici fattori in grado di influenzare la funzionalità cerebrale, come l'attività fisica, una dieta bilanciata, l'impegno nella lettura e la socializzazione, può essere estremamente complesso. Ciò nonostante i risultati preliminari della nuova indagine suggeriscono che CBD e THC a basse dosi, in determinate condizioni, potrebbero essere d'aiuto nella protezione dal declino cognitivo. Come indicato, saranno necessarie ricerche molto più approfondite per valutare sicurezza ed efficacia a lungo termine, così come valutazioni su dosaggi e metodi di assunzione. Per gli studiosi è fondamentale capire anche le differenze tra l'assunzione iniziata dopo i 50 anni e quella sin dalla gioventù. I risultati dello studio, di fatto, non dovrebbero essere utilizzati per giustificare il consumo di cannabis, ma come base interessante che merita ulteriori approfondimenti. I dettagli della ricerca “The impact of cannabis use on ageing and longevity: a systematic review of research insights” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Journal of Cannabis Research.