Bere alcol aumenta il rischio di demenza, anche in piccole quantità: un nuovo studio sfata il mito

Bere alcol, anche in piccole quantità, può aumentare il rischio di demenza: è quanto emerge da un nuovo studio internazionale che smentisce l’idea secondo cui un consumo moderato avrebbe effetti protettivi sul cervello. I ricercatori hanno analizzato i dati di oltre mezzo milione di persone, coinvolte in due ampi studi di popolazione – l’US Million Veteran Program e l’UK Biobank – evidenziando un legame tra assunzione di alcol e deterioramento cognitivo. I ricercatori hanno anche esaminato i dati genetici di oltre 2 milioni di persone, confrontando i marcatori genetici associati al consumo di alcol con quelli che predicono un rischio più elevato di demenza.
I risultati mostrano che non esiste una quantità sicura di alcol: come dettagliato sulla rivista scientifica BMJ Evidence-Based Medicine, anche consumi considerati “bassi” sono associati a un aumento del rischio di demenza, indicando che qualsiasi quantità di alcol può contribuire allo sviluppo della condizione. “I nostri risultati smentiscono la convinzione comune che bassi livelli di alcol siano benefici per la salute del cervello – ha affermato la dottoressa Anya Topiwala, ricercatrice clinica senior presso l’Oxford Population Health e prima autrice dello studio – . Le prove genetiche non supportano un effetto protettivo, anzi, suggeriscono il contrario. Anche un consumo di alcol leggero o moderato può aumentare il rischio di demenza”.
Alcol e demenza, perché anche piccole quantità sono un rischio concreto
Il consumo eccessivo di alcol è da tempo collegato a un aumento del rischio di demenza, mentre l’impatto di quantità moderate è rimasto finora incerto, con alcune ricerche che hanno addirittura ipotizzato un effetto protettivo per il cervello. Questo nuovo studio evidenzia tuttavia che anche bere piccole quantità di alcol rappresenta un rischio concreto per lo sviluppo della demenza, supportando recenti scoperte basate su scansioni celebrali.
In particolare, l’analisi dei dati sul consumo di alcol e i casi di demenza che si sono verificati nel periodo di studio (follow-up medio di 4 anni nei partecipanti all’US Million Veteran Program e 12 anni in quelli dell’UK Biobank) ha confermato che i forti bevitori (più di 40 drink a settimana) hanno un rischio di demenza più alto rispetto ai bevitori leggeri (meno di 7 drink a settimana), mentre il confronto con i non bevitori è stato complicato dal fatto che molti di questi ultimi in precedenza erano consumatori pesanti, il che potrebbe aver aumentato il loro rischio.
Per superare questa difficoltà, gli studiosi hanno valutato i marcatori genetici associati al consumo di alcol con quelli che predicono un rischio più elevato di demenza.
“Queste analisi genetiche hanno rivelato una tendenza in continuo aumento di un rischio più elevato di demenza con un maggiore consumo di alcol, suggerendo che qualsiasi livello di consumo di alcol aumenti il rischio di demenza, senza alcuna prova che bere alcol possa avere un effetto protettivo – hanno precisato gli studiosi – . Un aumento doppio del rischio geneticamente previsto di un individuo di sviluppare un disturbo da uso di alcol è stato associato a un rischio di demenza più elevato del 16%, mentre un aumento tre volte maggiore del numero di bevande alcoliche a settimana ha aumentato il rischio di demenza del 15%”.
Lo studio si aggiunge alle crescenti prove secondo cui il consumo di alcol, anche a livelli moderati, non avrebbe una soglia di sicurezza per quanto riguarda la salute del cervello.
“Si tratta di risultati che contribuiscono alla nostra comprensione della relazione tra alcol e demenza, con implicazioni cliniche – ha aggiunto il dottor Joel Gelernter, professore presso la Yale University e autore principale dello studio – . C’è stato un tempo in cui le conoscenze mediche sembravano sostenere che bere poco sarebbe stato benefico per la salute del cervello, e questo lavoro si aggiunge alle prove che ciò non è corretto”.