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Oggetto interstellare 3I/ATLAS

Avi Loeb: “Se 3I/ATLAS è una cometa, non dovrebbe avere questa caratteristica”

In un nuovo articolo pubblicato su Medium il professor Avi Loeb ha indicato quale caratteristica non dovrebbe avere l’oggetto interstellare 3I/ATLAS per poter essere definito una cometa naturale. Oltre la soglia rilevata, suggerisce l’astrofisico, non si può escludere la natura artificiale del visitatore venuto da lontano.
A cura di Andrea Centini
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In giallo il grande getto dell’anti–coda di 3I/ATLAS, in un’immagine catturata il 19 dicembre. Credit: Alfons Diepvens
In giallo il grande getto dell’anti–coda di 3I/ATLAS, in un’immagine catturata il 19 dicembre. Credit: Alfons Diepvens
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Il professor Avi Loeb ha indicato un dettaglio che l'oggetto interstellare 3I/ATLAS non dovrebbe avere per poter essere definito una cometa, come sostiene la stragrande maggioranza degli esperti. Nel suo ultimo articolo pubblicato su Medium, l'astrofisico del Dipartimento di Astronomia dell'Università di Harvard si è concentrato nuovamente sul discusso getto dell'anti-coda, che si estende per 400.000 chilometri in direzione del Sole: secondo lo scienziato, esso “non dovrebbe includere flussi di gas oltre i ~5.000 chilometri”. Se il gas espulso da 3I/ATLAS in direzione della stella dovesse superare tale distanza, secondo Avi Loeb non saremmo innanzi a un oggetto naturale. In altri termini, 3I/ATLAS potrebbe essere una grande astronave di una civiltà extraterrestre mossa da propulsori tecnologici in grado di produrre simili flussi di gas.

Sin da quando il visitatore interstellare è stato scoperto dal sistema ATLAS in Cile il 1 luglio del 2025, il professor Loeb ha promosso la controversa ipotesi dell'oggetto artificiale. Non ha mai affermato che siamo davanti a un'astronave, ma anzi, che molto probabilmente 3I/ATLAS è proprio una cometa naturale, tuttavia le molteplici anomalie riscontrate fino ad oggi lasciano aperta l'ipotesi alternativa della natura tecnologica. “La scienza è un'esperienza di apprendimento. Il modo migliore per imparare è osservare la natura, invece di forzarla dentro una narrazione popolare”, ha scritto alla fine del suo ultimo articolo, continuando a percorrere la strada della mentalità aperta anche su tematiche che in molti considerano “fantascientifiche” (a essere buoni). Dunque, perché il visitatore interstellare potrebbe non essere naturale se avesse una anti-coda di gas superiore a circa 5.000 chilometri?

La cometa interstellare 3I/ATLAS fotografata dal nostro lettore Giacomo Salomone
La cometa interstellare 3I/ATLAS fotografata dal nostro lettore Giacomo Salomone

Per giungere a questa conclusione, il professor Avi Loeb si addentra in alcune formule matematiche. Innanzitutto, assumendo che 3I/ATLAS sia una cometa naturale, calcola una perdita di massa di circa 500 Kg al secondo per l'anti-coda (dopo il perielio) e una velocità di espulsione del gas di 200 metri al secondo, a causa della sublimazione del ghiaccio di CO2 (anidride carbonica) innescata dal riscaldamento del Sole. Il gas prodotto dalla cometa non viaggia liberamente nel vuoto dello spazio, ma viene contrastato dalla pressione del vento solare, che a circa 2 UA (unità astronomiche di distanza da Sole) viene indicato con una velocità di 500 chilometri al secondo e una data densità. Il getto di gas della cometa si “scontra” col vento solare e può avanzare verso la stella fino a quando non raggiunge il bilancio di pressione dinamica (ram pressure). In parole semplici, arrivato a quella distanza di equilibrio dal nucleo della cometa, verrebbe spazzato indietro dal vento solare, dando vita alla classica coda ionica. Ora, qual è questa distanza? In base ai calcoli di Avi Loeb è proprio circa 5.000 chilometri per 3I/ATLAS. Ecco perché un flusso di gas in direzione del Sole che superi questa misura potrebbe suggerire la natura artificiale dell'oggetto. L'anti-coda di polveri può estendersi per centinaia di migliaia di chilometri perché il “freno” non è dato dal vento solare ma dalla pressione di radiazione solare, i gas invece vengono fermati molto prima da particelle cariche elettricamente (plasma) e campi magnetici.

La cometa interstellare 3I/ATLAS fotografata dal nostro lettore Fabrizio Montanucci
La cometa interstellare 3I/ATLAS fotografata dal nostro lettore Fabrizio Montanucci

In pratica, il professor Avi Loeb sostiene che se il flusso di gas nell'anti-coda di 3I/ATLAS 5.000 km, la velocità di espulsione dal nucleo deve essere molto superiore ai 200 metri al secondo (0,2 km/s), quella legata alla semplice sublimazione del ghiaccio di CO2 a causa del riscaldamento. Se il flusso arrivasse a circa 25.000 km, il flusso di gas potrebbe essere spinto da un motore chimico che ha un getto di circa 5 km/s; se invece si estendesse fino a 100.000 km servirebbe un motore ionico che può produrre un getto di 90 km/s.

Lo scienziato israeliano naturalizzato statunitense sottolinea che è possibile verificare la presenza di gas nel getto dell'anti-coda di 3I/ATLAS: “L’esistenza di gas in streaming lungo l’anti-coda può essere verificata marcando un tracciante molecolare, come CO₂ o CO, lungo l’asse del getto dell’anti coda e tracciando il profilo spaziale del tracciante rispetto alla luce solare diffusa dalla polvere all’interno del getto.” Per fare questa analisi, il visitatore interstellare dovrebbe essere messo nel mirino di potenti telescopi a terra e spaziali, come il Keck, l'ALMA, il VLT e il James Webb, spiega il professor Avi Loeb. Non resta che attendere i risultati di queste probabili indagini, che dovrebbero essere eseguite da qui a marzo 2026, quando 3I/ATLAS si troverà nei pressi di Giove, prima di sparire definitivamente nello spazio profondo.

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