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Cambiamenti climatici

Auto elettriche e fotovoltaico in crescita esponenziale, Silvestrini: “Inizio di una rivoluzione”

Un grafico pubblicato dal dottor Gianni Silvestrini su X evidenzia la crescita straordinaria del fotovoltaico e della vendita di veicoli elettrici a partire dal 2010, l’alba di una nuova era. Fanpage.it ha intervistato il direttore del Kyoto Club per saperne di più sugli effetti della rivoluzione verde e qual è la posizione dell’Italia nel contesto internazionale.
Intervista a Gianni Silvestrini
direttore scientifico del Kyoto Club
A cura di Andrea Centini
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La crisi climatica è considerata dagli esperti la principale minaccia esistenziale per l'umanità, ed è talmente pericolosa che, secondo alcuni studi, è in grado di mettere a repentaglio la civiltà come la conosciamo oggi nel giro di pochi decenni. L'arma migliore che abbiamo per scongiurare le conseguenze più catastrofiche e irreversibili del riscaldamento globale è tagliarne il motore principale, ovvero le emissioni di CO2 (anidride carbonica) e altri gas climalteranti legati alle attività antropiche. Processi industriali, trasporti, fornitura di energia; tutto deve essere ricalibrato verso le fonti rinnovabili, col conseguente abbandono dei combustibili fossili.

Notizie incoraggianti in tal senso emergono da un grafico pubblicato su X (ex Twitter) dal dottor Gianni Silvestrini, già ricercatore presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e il Politecnico di Milano, direttore generale del ministero dell’Ambiente e oggi direttore scientifico del Kyoto Club e della rivista QualEnergia. I dati mostrati dall'esperto evidenziano la crescita esponenziale nella vendita delle auto elettriche (15 milioni dal 2010 a oggi) e nella potenza installata con gli impianti fotovoltaici, aumentata nel 2023 di cinque volte rispetto ai valori del 2015, anno del famoso Accordo di Parigi sul Clima. Per comprendere meglio l'importanza e il significato di questi grafici, Fanpage.it ha raggiunto al telefono il dottor Silvestrini. Ecco cosa ci ha raccontato.

Dott. Silvestrini, innanzitutto le chiediamo perché i dati evidenziati da questo grafico sono così importanti e preziosi

Queste tendenze sono state riportate in un rapporto dell'Agenzia internazionale dell'energia, un riferimento a livello internazionale nato inizialmente per difendere i fossili nel '74. Negli ultimi anni però l'IEA ha compreso che la rivoluzione è proprio qui. Era scettica sulle rinnovabili se penso solo a dieci anni fa. In un rapporto uscito un mese fa ha detto che le due tecnologie che sono coerenti con l'Accordo di Parigi sul clima sono proprio il fotovoltaico e la mobilità elettrica, e lo si vede benissimo da questo grafico. Stanno crescendo in maniera esponenziale. Stanno crescendo anche perché i prezzi del fotovoltaico, delle auto elettriche e delle batterie stanno calando. Un numero crescente di Paesi utilizza queste soluzioni, che consentono di ridurre la produzione di energia elettrica da carbone e gas nel caso del solare e il consumo di benzina e diesel nel caso delle auto elettriche. Quindi le emissioni CO2.

Sono dati indubbiamente positivi, ma un documento recentemente pubblicato dal Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) ha mostrato che la domanda dei combustibili fossili vedrà ancora una crescita, non un calo. La strada, nonostante i virtuosismi, sembra ancora molto lunga e irta di ostacoli

In realtà la domanda fossile aumenterà ancora leggermente. La stessa IEA dice però che entro il 2030 vedremo un picco e negli anni successivi una riduzione. Quando ci sarà un boom della mobilità elettrica, del fotovoltaico e dell'eolico è ovvio che i consumi dei combustibili fossili caleranno. Questo non vuol dire che in questo momento non ci siano aziende “oil&gas” che puntino a identificare nuovi giacimenti e così via. È una scommessa tra chi ritiene che la forza della rivoluzione delle rinnovabili, della mobilità elettrica e dell'efficienza energetica sia tale da accelerare il momento in cui si arriverà a un picco della domanda di combustibili fossili, e chi ritiene che questo punto di flessione non sarà fra 5 – 10 anni, ma dopo il 2050. Questo è il caso di diverse grandi aziende fossili, che dicono “continueremo a estrarre e a ricercare”. Siamo dunque in una fase molto delicata.

Ci spieghi

Dipende da chi ha ragione. Se hanno ragione coloro che credono che la rivoluzione verde partita non si possa fermare, allora questi investimenti oil&gas rischiano di essere “stranded”, come si dice. Cioè diventano inutilizzabili. Fai gasdotti, oleodotti, perforazioni, che poi devi abbandonare perché poi non c'è la domanda. È una sfida per l'umanità nei prossimi 10, 20, 30 anni assolutamente decisiva. E la COP28 per la prima volta ha introdotto il termine fossili, che dovranno essere gradualmente ridotti. Non era mai stato fatto. È un altro segnale secondo me di morte per le industrie fossili. Perché si capisce che andranno a declinare, quindi devono diversificare, cosa che alcuni fanno. L'Arabia Saudita ad esempio investe anche nel solare, nell'idrogeno e così via. È una partita anche a livello internazionale molto interessante, in cui chi intuisce qual è il percorso giusto avrà vantaggi in termini economici e occupazionali. Chi lo sbaglia andrà verso il crollo.

Dovremmo superare la soglia di riscaldamento di 1,5 °C rispetto all'epoca preindustriale già entro il 2029, secondo un recente studio pubblicato su Nature. Non sembra che siamo messi così bene, nonostante alcuni passi in avanti virtuosi

Assolutamente. Tutto questo succede mentre assistiamo a un'accelerazione del cambiamento climatico. Quest'anno c'è stato il record di temperatura ed è possibile che anche nei prossimi anni si susseguano altri record. È una sorta di corsa tra chi riesce a invertire la storia di 100 anni di utilizzo dei combustibili fossili, e quindi farli calare, ridurre l'impatto sul clima ed evitare che ci siano conseguenze catastrofiche. È il futuro dell'umanità che si gioca nei prossimi 10-20 anni.

Lei è ottimista o pessimista sulla base delle decisioni dei grandi attori sul palcoscenico globale?

Io tutto sommato sono ottimista. Nel senso che è come diceva Bill Clinton: “It's The Economy, Stupid!”. Cioè, in effetti, è l'economia. Oggi un modulo fotovoltaico costa dieci volte di meno rispetto a 12 anni fa. Vale per l'eolico, per le batterie. C'è la grande spinta che viene dal fatto che queste soluzioni saranno più convenienti. Un'auto elettrica fra qualche anno costerà meno di un'automobile convenzionale. Questa forza portata dall'innovazione tecnologica fa ben sperare.

L'obiettivo di non superare 1,5 °C di riscaldamento ce lo possiamo quasi scordare, però i modelli predittivi suggeriscono ben 2,7 °C entro la fine del secolo. Se le cose dovessero andare così bene come suggerisce il discorso sull'economia, i grafici che ha pubblicato, riusciremo ad evitare questa catastrofe? L'impatto di un simile riscaldamento sarebbe terrificante

2,7° C sarebbe il risultato della continuazione delle politiche attuali degli attuali governi. Conta molto quello che fanno i vari governi. Alcuni stanno accelerando, altri stanno abbastanza fermi. Se i governi adotteranno politiche più virtuose, come sono sollecitate, allora sarà possibile. Tra l'altro devono rivedere i loro piani di industrializzazione. Sono convinto che saremo molto sotto i 2,7 °C alla fine del secolo. Tra 1,5 °C e 2 °C secondo me.

È una buona previsione. Per l'Italia invece cosa ci dice? Dal 2015, anno dell'Accordo di Parigi su Clima, come ha scritto nel suo post c'è stato questo aumento significativo nella potenza installata attraverso il fotovoltaico. Come siamo messi qui da noi?

Sul fotovoltaico siamo stati bloccati per dieci anni, dal 2012 al 2022 700 / 800 megawatt (MW) all'anno. L'anno scorso, 2022, siamo passati a 2.500. Quest'anno andremo vicino a circa 5.000. E nei prossimi anni andremo verso i 10.000 MW all'anno. Cioè, dopo il freno a mano tirato, finalmente qualcosa adesso si sta riprendendo. Anche perché c'è una combinazione di obiettivi europei ambiziosi, cioè di arrivare al 65% di elettricità verde entro il 2030. Siamo al 38 percento adesso, quindi c'è proprio una corsa da fare nei prossimi anni. L'Europa ha politiche ambiziose, le tecnologie che diventano sempre meno costose e anche le scelte degli imprenditori. Le grandi aziende elettriche italiane come l'ENEL hanno degli obiettivi ancora più ambiziosi del governo. Perché loro dicono “noi siamo in grado di farlo”, “sappiamo come fare gli impianti”, “abbiamo i soldi per farli”. Teniamo conto che una volta il fotovoltaico aveva bisogno di tanti incentivi per essere fatto. Ce lo ricordiamo, erano incentivi esagerati. Adesso gli impianti nel Sud Italia si fanno senza bisogno di incentivi.

Le grandi aziende sono lungimiranti, ma la posizione del governo?

Diciamo che da noi il governo non sembra crederci molto. Anche la posizione sui tagli alla COP28 è stata molto timida e di retroguardia. Così come sulle auto elettriche nel 2035. È sempre molto timida, non sta accogliendo le opportunità come stanno facendo gli altri Paesi europei. L'obiettivo del 2035 indicato dall'Europa sulla fine della vendita delle auto a combustione interna poi è stato seguito dalla California, che è lo Stato più ricco degli Stati Uniti. Adesso anche dal Canada. L'Europa sul fronte climatico fa da avanguardia, detta la linea, sostanzialmente. E chi non lo capisce resta nelle retrovie e viene travolto. Sull'auto elettrica Marchionne non ci credeva, la FIAT non ci credeva, e ora siamo totalmente in grave difficoltà. Non abbiamo saputo capire che c'era questa onda che partiva.

L'associazione degli ingegneri tedeschi (VDI) ha recentemente affermato che un'auto elettrica raggiunge il pareggio delle emissioni di carbonio con un'auto termica dopo i 90.000 chilometri. Queste perché c'è il problema della produzione delle batterie, che determina emissioni eccessive. Cosa ne pensa?

Di studi ce ne sono tanti. Secondo Transport&Enviroment in Europa e anche in Polonia, dove c'è la produzione elettrica solo da carbone, durante il ciclo di vita completo di un'auto elettrica si emette meno di un'auto convenzionale. In Italia, dove abbiamo una quota di rinnovabili di rinnovabili attorno al 38 percento, va ancora meglio. Ogni anno che passa la produzione elettrica si decarbonizza e quindi l'uso dell'auto elettrica diventa sempre più efficiente.

Diciamo quindi che siamo all'alba di una nuova era

Sì, diciamo così, siamo proprio agli inizi. I numeri comunque ci dicono che 15 milioni di auto elettriche sono state vendute nel mondo nel 2022. Comincia a essere un mercato significativo.

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