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Approvata storica legge sul ripristino della natura nella UE: cosa comporta e perché è rivoluzionaria

Il Parlamento Europeo ha approvato la Nature Restoration Law, la legge che impone il ripristino degli ecosistemi naturali negli Stati membri dell’UE. Entro il 2050 coinvolgerà il 90 percento delle aree naturali degradate. Esultano le associazioni ambientaliste.
A cura di Andrea Centini
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Martedì 27 febbraio 2024 il Parlamento Europeo ha approvato la Nature Restoration Law (NRL), una delle leggi più ambiziose e pionieristiche al mondo nell'ambito della conservazione della natura. Non c'è da stupirsi che molte organizzazioni ambientaliste l'abbiano definita “storica”, la più importante assieme alle precedenti direttive Uccelli e Habitat. Si perché questa nuova legge, che sarà vincolante per gli Stati Membri, prevede che venga ripristinato il 20 percento degli habitat naturali marittimi e terrestri europei entro il 2030 e il 90 percento entro il 2050. Si puntava al 100 percento, ma il 90 percento è comunque ritenuto un grandissimo risultato, considerando che i governi di alcuni Paesi poco lungimiranti dal punto di vista ambientale – compresa l'Italia – avevano votato contro questa legge. Ora, con la sua definitiva approvazione, l'Unione Europea (UE) avrà una marcia in più per raggiungere gli obiettivi climatici e sulla biodiversità, senza contare che ne beneficerà anche la sicurezza alimentare. Si ricorda infatti che oltre l'80 percento degli habitat europei è degradato, pertanto il loro recupero comporterà vantaggi a tutto tondo, anche sul piano squisitamente economico.

I singoli Stati membri, in base alla Nature Restoration Law (NRL), saranno tenuti a ripristinare il 30 percento degli ecosistemi degradati portandoli a uno stato di salute definito come “buono” entro 6 anni; entro il 2040 la percentuale dovrà balzare al 60 percento, mentre alla fine del decennio successivo la quasi totalità di laghi, fiumi, fondali marini, foreste, zone umide e altri scrigni della biodiversità dovrà essere ripristinata. Non si tratterà solo di eliminare i fattori antropici che hanno determinato il degrado di questi ambienti preziosissimi, ma anche fare in modo che siano resilienti all'impatto del cambiamento climatico – che aiuteranno a contrastare – e a futuri, potenziali interventi umani improvvidi.

Tutto questo non solo garantirà enormi benefici alla flora e alla fauna, che potranno tornare finalmente a prosperare, ma anche vantaggi economici significativi per i servizi che saranno associati a queste aree. Come spiegato dall'organizzazione senza scopo di lucro Worldrise, è stato calcolato che tali vantaggi supereranno ampiamente i costi necessari per il ripristino; per ogni euro speso, infatti, il guadagno che se ne otterrà sarà compreso tra 8 e 38 euro. È una soluzione virtuosa e vincente sotto ogni punto di vista, anche se i governi di alcuni Stati membri hanno votato contro – come il nostro – per non inimicarsi le lobby legate a pesca, agricoltura e industria del legno.

Gli Stati membri, fino al 2030, dovranno dare priorità alle aree Natura 2000, un insieme di oltre 27.000 siti naturali protetti nella UE. La legge si concentra molto anche sugli ecosistemi agricoli, per i quali dovranno essere compiuti progressi in due di tre importanti indicatori dello stato di salute: l'indice sulle farfalle delle praterie, la quota di terreni agricoli ad elevato valore di diversità e lo stock di carbonio organico. Progressi dovranno essere fatti anche sull'indice dedicato agli uccelli che frequentano questi ambienti delicati, nei quali si sta riscontrando un crollo significativo della biodiversità a causa dell'uso di pesticidi, monocolture e altri fattori. Fra le altre cose dovranno essere piantati 3 miliardi di alberi, dovrà essere ripristinata larga parte delle torbiere (che aiutano nell'assorbimento della CO2, principale gas a effetto serra) e i percorsi dei fiumi dovranno essere liberi per 25.000 chilometri. Considerando che l'80 percento degli habitat europei è degradato, queste misure saranno un vero e proprio volano per il loro recupero. A beneficiare della NRL saranno anche le aree marine, delle quali oltre il 90 percento è sottoposto a pressioni e sfruttamento. “Delle oltre 17000 specie animali e vegetali che abitano il Mar Mediterraneo, il 40% si trova oggi in cattive condizioni di sopravvivenza”, spiega Worldrise.

Come indicato, l'approvazione della Nature Restoration Law è stata accolta con grande entusiasmo dalle associazioni ambientaliste. “L’approvazione della legge sul ripristino della natura è la migliore risposta alla campagna di disinformazione che è stata condotta negli ultimi mesi contro le politiche del Green Deal europeo. Siamo soddisfatti della scelta degli Eurodeputati di aver dato ascolto alla scienza e di aver respinto posizioni populiste e antiscientifiche. Ora chiediamo al Governo italiano di cambiare rotta e approvare una legge necessaria per il benessere della natura e delle persone”, ha dichiarato Dante Caserta, Responsabile Affari Legali e Istituzionali del WWF Italia.

“Questa legge ci riporta sulla giusta rotta per assicurare un futuro migliore per il nostro mare e per tutti noi che dipendiamo dalla sua salute ed è perfettamente in linea con il lavoro che con Worldrise stiamo portando avanti per la conservazione efficace di almeno il 30% dei mari italiani entro il 2030”, ha affermato Mariasole Bianco, Presidente di Worldrise. “Ad oggi, soltanto il 10% dei nostri mari è protetto e, di questa percentuale, solo lo 0,06% presenta una comprovata efficacia di gestione; c’è ancora molto lavoro da fare per tutelare il Pianeta Blu, ma se lavoriamo insieme possiamo farcela!”, ha chiosato la scienziata. Esulta anche la LIPU-BirdLife Italia: “Definire storico questo momento non è affatto eccessivo. L’Europa si dota di una legge senza precedenti per rigenerare gli habitat naturali e gli ecosistemi di tutto il continente. È la cosa più importante accaduta nell’Unione Europea, sotto il profilo naturalistico, assieme alle direttive Uccelli e Habitat”.

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