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Antibiotico sperimentale elimina infezioni da superbatteri nei test preclinici: basta una dose

Gli scienziati hanno sviluppato una nuova, promettente classe di antibiotici sperimentali, in grado di eliminare in test di laboratorio le infezioni provocate da superbatteri resistenti a più farmaci. È una notizia straordinaria: le infezione provocate da questi patogeni, infatti, rischiano di uccidere 450.000 persone in Italia e 10 milioni nel mondo entro il 2050. E siamo a corto di antibiotici efficaci.
A cura di Andrea Centini
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Escherichia coli
Escherichia coli

Ricercatori svedesi hanno messo a punto un antibiotico sperimentale estremamente promettente, in grado di eliminare infezioni del sangue causate dai cosiddetti “superbatteri” (resistenti a diversi farmaci) con una singola dose e in poche ore. Il test è stato eseguito su modelli murinitopi – infettati, ma il meccanismo d'azione e l'efficacia dimostrati sono un segnale molto positivo anche per i futuri trial clinici, ovvero la sperimentazione sull'uomo. Nel caso in cui questo farmaco candidato dovesse dimostrarsi sicuro nel corso delle fasi cliniche, diventerebbe un eccellente strumento per combattere l'antibiotico resistenza.

Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) la resistenza agli antibiotici è una vera e propria minaccia globale alla salute pubblica. Basti sapere che solo in Italia, ogni anno, muoiono circa 11.000 persone a causa di infezioni resistenti al trattamento, un terzo di tutti i morti in Europa. Ma il dato più inquietante risiede nella stima dell’Associazione delle imprese del farmaco (Farmindustria), in base alla quale, nel nostro Paese, entro il 2050 i superbatteri provocheranno un'ecatombe: ben 450.000 morti. Il problema è chiaramente globale e l'OMS ha una lista nera di patogeni in grado di scatenare infezioni assassine; grazie a nuove classi di antibiotici come quella in sperimentazione potremmo avere un'arma in più, potentissima e preziosa.

A mettere a punto e dimostrare l'efficacia (sugli animali) del nuovo antibiotico candidato è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati svedesi dell'Università di Uppsala, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'Istituto lettone di sintesi organica di Riga (Lettonia), del Bacteria, Parasites & Fungi – Statens Serum Institut di Copenaghen (Danimarca) e altri centri. I ricercatori, coordinati dal professor Douglas L. Huseby, docente presso il Dipartimento di Biochimica Medica e Microbiologia (BMC) dell'ateneo svedese, per sviluppare la nuova classe di antibiotici hanno deciso di concentrarsi su molecole che prendono di mira uno specifico enzima chiamato LpxH. In parole semplici, questo enzima è coinvolto nella biosintesi di elementi fondamentali della membrana – chiamati lipopolisaccaridi – nella stragrande maggioranza dei batteri gram-negativi.

La membrana di questi microorganismi è peculiare perché doppia; ciò la rende più difficile da aggredire da parte degli antibiotici rispetto alle membrane singole di altri batteri. Non a caso tra i principali superbatteri resistenti agli antibiotici figurano proprio gram-negativi (così chiamati perché restano rosa dopo la colorazione di Gram, una procedura di laboratorio); fra essi figurano Escherichia coli, Klebsiella pneumoniae, Acinetobacter baumannii, Pseudomonas aeruginosa e altri ancora. Tutti questi patogeni sono responsabili di varie tipologie di infezioni resistenti ai trattamenti, ad esempio al sangue (batteriemia), ai polmoni, al tratto urinario e generalizzate (setticemia o sepsi).

Per testare l'efficacia dell'antibiotico sperimentale contro la doppia membrana dei batteri gram-negativi, il professor Huseby e colleghi hanno coinvolto topi con estese infezioni nel flusso sanguigno. Il farmaco, dopo la somministrazione, si è dimostrato estremamente efficace e rapido nell'azione di eliminazione dei patogeni. Una sola dose, infatti, nel giro di poche ore è riuscita a eliminare la batteriemia nei roditori. I ricercatori hanno testato due varianti di questa classe di antibiotici, chiamate EBL-3599 e EBL-3647, in grado di superare i limiti – come la solubilità nel sangue – di un altro composto progettato per colpire i lipopolisaccaridi, il JEDI-1444. “L'ottimizzazione di proprietà quali la solubilità, la stabilità metabolica e il legame con le proteine sieriche ha prodotto composti con una potente efficacia in vivo contro le infezioni del flusso sanguigno causate dai patogeni Gram-negativi critici E. coli e Klebsiella pneumoniae”, hanno scritto gli scienziati nell'abstract dello studio. “Altre proprietà favorevoli includono l'assenza di resistenza preesistente negli isolati clinici e l'assenza di perdita di attività contro i ceppi che esprimono geni di resistenza alla β-lattamasi, alle metallo-β-lattamasi o alla carbapenemasi a spettro esteso”, hanno aggiunto gli esperti.

Considerando che entro il 2050 i superbatteri rischiano di uccidere 10 milioni di persone all'anno nel mondo (quanto il cancro), la scoperta di questi composti potrebbe sparigliare le carte in tavola e ridurre drasticamente le cifre reali di questa impressionante stima. I dettagli della ricerca “Antibiotic class with potent in vivo activity targeting lipopolysaccharide synthesis in Gram-negative bacteria” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica PNAS.

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