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Anche i coccodrilli possono riprodursi senza fecondazione

Lo ha scoperto un team di ricerca americano guidato dal biologo evoluzionista Warren Booth: “Probabile che anche i dinosauri potessero farlo”.
A cura di Valeria Aiello
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Le femmine di coccodrillo possono deporre le uova senza accoppiarsi, ricorrendo a una strategia riproduttiva nota come partenogenesi – dal greco παρθένος (vergine) e γένεσις (nascita), ovvero riproduzione virginale. Lo ha scoperto un team di ricerca americano guidato dal biologo evoluzionista Warren Booth del Virginia Polytechnic Institute and State University di Balcksburg, che per la prima volta ha documentato tale capacità nella specie.

Finora, la partenogenesi è stata descritta in più di 80 specie di vertebrati, tra cui lucertole, serpenti, squali e razze, ma non era mai stata osservata nei coccodrilli. Ciò apre alla possibilità che anche i loro antichi antenati, gli archosauri, potessero già farlo, come spiegato dal team in uno studio appena pubblicato su Biology Letters. “La scoperta – affermano gli studiosi – offre allettanti intuizioni sulle possibili capacità riproduttive dei parenti archosauri estinti di coccodrilli e uccelli, in particolare membri di Pterosauria e Dinosauria”.

Questa modalità di riproduzione è stata documentata la prima volta in Costa Rica, al Parque Reptilandia, dove una femmina di coccodrillo (Crocodylus acutus) che viveva da sola in cattività da 16 anni ha deposto una covata di uova, con una contenente un feto distinguibile, una femmina come sua madre. Le analisi genetiche hanno confermato che la femmina di coccodrillo ha prodotto le uova senza fecondazione, indicando che il feto in via di sviluppo era effettivamente costituto da materiale genetico proveniente solo dalla madre, dunque mancava della diversità genetica degli animali che nascono per riproduzione sessuale.

Anche se le uova non si sono mai schiuse – in altre specie, i tassi di uova partenogenetiche che si schiudono sono molto bassi, arrivando ad appena il 3% – i ricercatori non hanno escluso la possibilità che i coccodrilli utilizzino la partenogenesi per produrre prole vitale. “Con boa e pitoni tendiamo a vedere i partenogeni nati esteriormente sani – spiega Warren Booth, interpellato da IFLScience – . Con serpenti velenosi, come serpenti a sonagli e cobra, vediamo invece il contrario. La maggior parte dei partenogeni sono morti o nascono gravemente deformati”.

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