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Alzheimer, fare questa semplice cosa ogni giorno è associato a una netta riduzione del rischio di demenza

Un team di ricerca internazionale ha determinato che una semplice e piacevole pratica quotidiana è associata a una riduzione del rischio di demenza del 39%.
A cura di Andrea Centini
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Ascoltare musica con costanza è associato a una netta riduzione del rischio di demenza, la cui forma più diffusa è il morbo di Alzheimer. È ciò che è emerso da un nuovo studio pubblicato su Geriatric Psychiatry che ha coinvolto persone con età uguale o superiore a 70 anni, la fascia della popolazione più esposta al rischio della condizione neurodegenerativa. Più nello specifico, ascoltare continuamente musica è risultato essere associato a un rischio inferiore del 39 percento rispetto ad ascoltarla sporadicamente o mai. Anche suonare strumenti musicali offrirebbe dei benefici significativi in termini di protezione dalla demenza, ma curiosamente in percentuale inferiore rispetto al semplice ascolto (35 percento).

In generale è stato osservato anche un contrasto al declino cognitivo in assenza di demenza, con gli amanti della musica che hanno ottenuto punteggi superiori in test di memoria, concentrazione e simili. È doveroso sottolineare che ci troviamo innanzi a uno studio di associazione, dunque dall'analisi non si evidenzia un rapporto di causa-effetto tra l'ascolto della musica e la riduzione del rischio. In altri termini, non si può escludere ad esempio che siano le cause della demenza a diminuire il desiderio di ascoltare la musica. Serviranno studi controllati e randomizzati per determinare se ascoltare musica e suonare abbiano realmente un effetto protettivo contro la neurodegenerazione.

A determinare che l'ascolto continuativo della musica è associato a una sensibile riduzione del rischio di demenza è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati australiani dell'Università Monash, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi di diversi istituti. Fra quelli coinvolti la Divisione di Medicina Geriatrica e Palliativa dell'Hennepin Healthcare di Minneapolis (Stati Uniti) e il Rush Alzheimer's Disease Center del Centro Medico dell'Università Rush. I ricercatori, coordinati da Joanne Ryan ed Emma Jaffa della Facoltà di Salute pubblica e Medicina preventiva presso l'ateneo di Melbourne, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato statisticamente i dati di circa 11.000 persone con età pari o superiore ai 70 anni. Tutte erano state coinvolte in due grandi studi: ASPREE (ASPirin in Reducing Events in the Elderly) e ASPREE Longitudinal Study of Older Persons (ALSOP).

I ricercatori sono “andati a caccia” di associazioni tra l'ascolto della musica, l'impatto sul declino cognitivo e le nuove diagnosi di demenza nel corso nel periodo di follow-up (al basale nessuno ne soffriva). Incrociando tutti i dati è emerso che chi ascoltava sempre musica aveva un rischio inferiore del 39 percento di sviluppare la demenza rispetto a chi ascoltava musica raramente, mai o a volte, inoltre è stata osservata una riduzione del rischio di declino cognitivo senza demenza del 17 percento. Suonare uno strumento musicale sempre o spesso era invece associato a una riduzione del rischio del 35 percento. Chi suonava e ascoltava musica contemporaneamente aveva un rischio di demenza ridotto del 33 percento e di declino cognitivo senza demenza del 22 percento. La dottoressa Jaffa ha affermato in un comunicato stampa che i risultati dello studio suggeriscono “che le attività musicali potrebbero rappresentare una strategia accessibile per mantenere la salute cognitiva negli anziani, anche se non è possibile stabilirne la causalità”. La ragione è legata proprio alla natura dello studio osservazionale, che non evidenzia rapporti di causa-effetto.

È comunque noto da tempo, come evidenzia anche l'Organizzazione Mondiale della Sanità, che mantenere allenata la mente rappresenta un'efficace scudo contro la demenza; la musica, alla luce della sua natura “cerebrale”, è stata coinvolta in diversi studi sull'Alzheimer. Recentemente il dottor Benjamin Boller, esperto di neuroscienze cognitive presso l'Università del Quebec (Canada), in un articolo pubblicato su The Conversation ha sottolineato che suonare strumenti musicali, praticare giochi da tavolo complessi – come gli scacchi – e fare volontariato sono tutte pratiche che possono essere d'aiuto contro il declino cognitivo, catalizzando socialità e impegno del cervello. Anche la musicoterapia è sempre più coinvolta in geriatria per l'aiuto che può offrire, contro la demenza e altre condizioni. I dettagli della nuova ricerca “What Is the Association Between Music-Related Leisure Activities and Dementia Risk? A Cohort Study” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Geriatric Psychiatry.

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