Allerta per forte tempesta solare il 9 dicembre: CME lanciata direttamente contro la Terra

Per martedì 9 dicembre 2025 è stata emessa un'allerta per una forte tempesta solare (classe G3). A innescare il fenomeno in arrivo un intenso brillamento di classe M 8.12 scagliato dalla macchia solare AR 4299 – precedentemente nota come AR 4274 – che si è verificato alle 20:39 del Tempo Coordinato Universale – UTC (le 21:39 in Italia) di sabato 6 dicembre. Il brillamento ha già causato un significativo blackout radio sopra l'Oceano Pacifico, perché la radiazione solare ha raggiunto la Terra in pochissimo tempo.
Il problema principale è rappresentato dall'espulsione di massa coronale (CME) seguita all'eruzione solare, che ha lanciato verso il nostro pianeta un flusso altamente energetico di plasma (particelle cariche elettricamente) e campi magnetici. Poiché la macchia solare AR 4299 si trova esattamente al centro del Sole, leggermente spostata in alto, il vento solare è stato indirizzato direttamente verso la Terra; per questo si prevede una tempesta geomagnetica G3.

Come indicato nel bollettino di allerta dello Space Weather Prediction Center (SWPC) della NOAA, l'agenzia statunitense che si occupa di atmosfera, oceani e meteo spaziale, la CME dovrebbe impattare contro il campo magnetico terrestre tra la mattina presto e mezzogiorno di martedì 9. Questo è un dato significativo soprattutto per un effetto collaterale delle tempeste geomagnetiche, ovvero la comparsa delle aurore polari. Poiché questi fenomeni ottici sono visibili soltanto di notte, anche se la tempesta solare dovesse manifestarsi più forte del previsto, ovvero come acuta (G4) e con un indice di attività magnetica (Kp) superiore a 7, in Italia non vedremmo comunque l'aurora boreale. A meno che il vento solare non arrivi prima del preventivato, una possibilità da non escludere, alla luce delle precedenti sorprese e delle difficoltà intrinseche nel prevedere questi fenomeni. Per questa ragione il consiglio è di monitorare i portali specializzati in meteo spaziale o usare una delle applicazioni dedicate alla previsione per le aurore; prima dell'alba del 9 (attesa su Roma prima delle 07:30) potrebbe arrivare un bel regalo di Natale.
Le tempeste solari, chiaramente, non significano solamente possibilità di aurore polari. Fenomeni molto intensi possono avere effetti potenzialmente catastrofici sulla Terra. L'esempio classico è sempre quello dell'Evento di Carrington del settembre 1859; qualora un fenomeno del genere dovesse ripetersi ai giorni nostri, i danni sarebbero devastanti. Fortunatamente per martedì 9 le previsioni non sono preoccupanti, dato che si parla di tempesta solare forte (G3). La NOAA spiega che un evento di questa portata può provocare problemi di tensione alle reti elettriche, disturbi alla navigazione dei satelliti a causa dell'aumento della resistenza dell'aria (decine di Starlink sono caduti poco dopo il lancio per via di questo fenomeno) e disservizi legati ai sistemi satellitari. Più è duratura la tempesta geomagnetica, peggiori sono le conseguenze, che possono influenzare anche il comportamento degli animali che sfruttano la magnetoricezione per migrare e spostarsi.
Una curiosità della tempesta solare in arrivo risiede nella macchia solare d'origine, AR 4299. In questi giorni l'attenzione degli scienziati è rivolta verso il gigante composto dalle strutture A4 4294 e AR 4296, con dimensioni simili a quella dell'Evento di Carrington (che però era un'unica macchia solare). Tutti si aspettavano che questo complesso potesse scagliare un potente brillamento di Classe X contro la Terra, ma è stata sorprendentemente quieto in questi ultimi giorni, nonostante la significativa instabilità della sua configurazione magnetica. “Tutti gli occhi sono puntati sulla mostruosa macchia solare 4294-4296 , che sembra pronta a esplodere con un'epica eruzione diretta verso la Terra. Invece, il "mostro" è silenzioso e altre macchie solari stanno dando il via all'azione. Il 6 dicembre, la macchia solare settentrionale 4299 è esplosa e ha scagliato una CME direttamente verso la Terra”, ha spiegato il dottor Tony Phillips, un astrofisico che gestisce il portale in meteo spaziale spaceweather.com.
Come indicato, l'evento ha comunque già innescato un esteso blackout radio: “La ionizzazione atmosferica ha causato un blackout delle onde radio corte sull'Oceano Pacifico. Marinai e radioamatori potrebbero aver notato una perdita di segnale a tutte le frequenze inferiori a 20 MHz per 15-20 minuti dopo l'esplosione”, ha chiosato lo scienziato. Ora non resta che attendere l'arrivo della CME entro un paio di giorni, nella speranza di qualche bella sorpresa.