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Oggetto interstellare 3I/ATLAS

3I/ATLAS rilascia particelle più grandi delle comete: i nuovi calcoli di Avi Loeb sull’oggetto interstellare

Secondo il professor Avi Loeb l’oggetto interstella 3I/ATLAS rilascia particelle di polvere con un diametro compreso tra 1 e 100 micrometri, più grandi di quelle normalmente rilasciate dalle comete del Sistema solare. E torna a suggerire la propulsione di un motore.
A cura di Andrea Centini
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3I/ATLAS ripresa dai telescopi Two–Meter Twin Telescope (TTT) e Transient Survey Telescope (TST) situati a Tenerife. Credit: M. Serra–Ricart et al
3I/ATLAS ripresa dai telescopi Two–Meter Twin Telescope (TTT) e Transient Survey Telescope (TST) situati a Tenerife. Credit: M. Serra–Ricart et al
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L'oggetto interstellare 3I/ATLAS ha una anti-coda (una coda rivolta verso il Sole) insolitamente lunga, che in base ai dati raccolti sino ad oggi si attesta attorno a 400.000 chilometri. Per comprendere meglio questa misura, è possibile confrontarla con la distanza media che separa la Luna dalla Terra, ovvero 384.000 chilometri. Oltre alla lunghezza insolita, come spiegato dal professor Avi Loeb in uno dei suoi ultimi articoli pubblicati su Medium, l'anti-coda risulta ben collimata – cioè stretta e dritta – e soprattutto è composta da particelle di dimensioni significative, più grandi di quelle normalmente rilasciate dalle comete che attraversano il Sistema solare. Lo scienziato, che snocciola la nuova ipotesi suffragandola con calcoli, formule e interessanti osservazioni, indica che le particelle devono avere un diametro compreso tra 1 e 100 micrometri (1 micron è pari a un milionesimo di metro). Per Avi Loeb queste particelle di polvere – che si attesterebbero in media intorno ai 10 micron – sarebbero più grandi di quelle legate ai normali processi di sublimazione e degassamento di una cometa naturale. Ci torneremo a breve nel dettaglio.

Come sempre lo scienziato israeliano naturalizzato statunitense non dice che un getto del genere è sicuramente originato dalla propulsione di un motore, tuttavia suggerisce che questa è un'ipotesi da non scartare a priori, alla luce dell'anomalia significativa. In pratica, l'astrofisico del Dipartimento di Astronomia dell'Università di Harvard è tornato a fare riferimento alla potenziale natura artificiale di 3I/ATLAS, un'ipotesi controversa che è stata accolta con freddezza (è un eufemismo) dalla comunità scientifica internazionale. Tutte le anomalie del visitatore interstellare, come indicato da vari studiosi, possono infatti essere spiegate con fenomeni naturali; le peculiarità di 3I/ATLAS risiederebbero infatti nella velocità estrema e nella mancata interazione per tempi lunghissimi con altre stelle, senza coinvolgere improbabili teorie fantascientifiche.

Torniamo alle dimensioni delle particelle. Il professor Loeb spiega che il bagliore dell'anti-coda che si osserva nelle immagini è legato alla diffusione della luce solare che colpisce le particelle di polvere rilasciate da 3I/ATLAS. Supponendo che l'oggetto interstellare sia una cometa naturale, evidenzia l'astrofisico, le particelle vengono espulse dal degassamento – innescato dal riscaldamento della stella – a una certa velocità e raggiungono una data distanza (in questo caso 400.000 chilometri) prima di essere arrestate dalla “decelerazione radiativa solare”. Per raggiungere una simile distanza, la velocità iniziale delle particelle di polvere espulse è espressa dalla seguente formula: V~(90 0m/s )*(R/1 micron )^{-1/2}. “Per particelle di polvere submicroniche, questa velocità supera la velocità termica delle particelle di gas a quella distanza eliocentrica ed è quindi insostenibile”, evidenzia il professor Loeb, aggiungendo che tale velocità “non può essere raggiunta se 3I/ATLAS è una cometa naturale, anche se la polvere viene trascinata perfettamente dal gas in uscita dalla sublimazione di composti volatili sulla superficie di una roccia ghiacciata ad opera della luce solare.” Alla luce di queste considerazioni e altri ragionamenti, lo scienziato spiega che la lunghezza dell'anti-coda può essere spiegata solo da particelle più grandi di quelle comunemente rilasciate dalle comete: “3I/ATLAS è quindi anomala nelle dimensioni delle particelle che dominano il bagliore del suo getto diretto verso il Sole.”.

Avi Loeb ha considerato anche le dimensioni massime possibili, aggiungendo che la stretta collimazione dell'anti-coda può essere spiegata dal rilascio di particelle di grandi dimensioni da un'area circoscritta della superficie dell'oggetto. Tenendo in considerazione una perdita di massa di circa 500 kg/s per l'anti-coda dopo il perielio, lo scienziato sottolinea che se le particelle avessero un diametro superiore a 100 micrometri, il raggio del nucleo di 3I/ATLAS dovrebbe essere inferiore a 100 metri; ciò non è possibile sulla base dei dati raccolti fino ad oggi (in particolar modo quelli del Telescopio Spaziale Hubble). Pertanto le particelle del visitatore interstellare devono essere comprese tra 1 e 100 micron, secondo i calcoli di Avi Loeb, un valore superiore ai tipici granelli di polvere cometaria.

In conclusione, il raggio delle particelle nel deflusso da 3I/ATLAS deve essere maggiore di 1 micron affinché raggiungano la lunghezza osservata del getto anti-coda e minore di 100 micron affinché raggiungano la velocità del getto richiesta attraverso la resistenza del gas in uscita. Questi requisiti si applicano a una cometa naturale in cui l'anti-coda proviene dal ghiaccio sublimato, ma non a una fonte esotica, come lo scarico di un razzo che potrebbe conferire alle particelle e al gas una velocità di espulsione arbitraria.”, ha chiosato il professor Avi Loeb. Future analisi spettroscopiche del getto dell'anti-coda potrebbero fornire informazioni preziose sulla sua reale natura.

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