3I/ATLAS, le nuove immagini di Hubble mostrano “getti oscillanti”: l’interpretazione tecnologica di Avi Loeb

Venerdì 12 e sabato 27 dicembre il celebre Telescopio Spaziale Hubble ha catturato nuove, significative immagini di 3I/ATLAS, il discusso oggetto interstellare – il terzo mai scoperto dopo 1I/'Oumuamua e 2I/Borisov – identificato il 1 luglio 2025 nei dati del sistema di sorveglianza ATLAS (Asteroid Terrestrial-impact Last Alert System) sito in Cile. I nuovi scatti sono stati ottenuti grazie alla potente fotocamera Wide Field Camera 3 (WFC3) da 2048×4096 pixel e hanno rilevato due distinti getti, di cui il più grande e l'anti-coda (cioè una coda rivolta verso il Sole) di cui abbiamo spesso parlato in queste pagine. Come spiegato dal professor Avi Loeb nel suo ultimo articolo pubblicato su Medium, si tratterebbe di getti “oscillanti” alla luce del fatto che luminosità relativa e forma proiettata “sono cambiate significativamente tra il 12 e il 27 dicembre”. L'esposizione per far emergere i getti è stata di 170 secondi, ciò significa che la fotocamera CCD di Hubble ha raccolto la luce per quasi 3 minuti prima di generare l'immagine. La lunga esposizione è un processo comune nell'astrofotografia, anche quella “da giardino”, come mostrano queste immagini della Nebulosa Velo e della Nebulosa Elmo di Thor che abbiamo ottenuto unendo decine di scatti da 5 minuti di posa ciascuno.
Il professor Avi Loeb spiega che l'anti-coda di 3I/ATLAS è ben dieci volte più lunga che larga ed era stata già rilevata dal Telescopio Hubble nelle immagini scattate a luglio. Lo scienziato evidenzia che l'oscillazione di 7 gradi attorno all'asse di rotazione dell'oggetto implicava che il getto “avesse avuto origine vicino al polo rivolto verso il Sole prima del perielio.” Se l'asse non ha modificato il suo orientamento durante questi mesi, ora secondo Avi Loeb questo polo deve trovarsi sul lato opposto (quello notturno) del nucleo, puntando nella stessa direzione del getto più debole visibile nelle nuove immagini. A questo getto si contrappone la prominente anti-coda, al centro di alcune delle osservazioni più ardite e controverse di Avi Loeb, che continua a non escludere l'ipotesi tecnologica per 3I/ATLAS (pur ritenendo che si tratti molto probabilmente di una cometa naturale, come la maggior parte degli studiosi).
Secondo l'astrofisico israeliano naturalizzato statunitense dell'Università di Harvard, ci sono due possibili interpretazioni per la presenza di questo duplice getto visibile nelle nuove immagini di Hubble. La prima è che i due getti verrebbero rilasciati da lati opposti del nucleo: nel caso di una cometa naturale, il riscaldamento innescato dalla radiazione solare potrebbe trasferire il calore (per conduzione) dal lato diurno a quello notturno del nucleo e innescare un getto più debole; nel caso di un oggetto tecnologico, la famigerata astronave madre aliena, il getto rivolto verso il Sole per Avi Loeb potrebbe avere varie funzioni, come la protezione dalle espulsioni di massa coronale (CME) e dal vento solare emessi dalla stella, “dato che l'anti-coda è leggermente opaca”, evidenzia l'astrofisico. Il professor Loeb aggiunge anche che il getto secondario “potrebbe mitigare il rischio derivante da ostacoli che si trovano lungo il suo percorso”; in pratica, potrebbe funzionare un po' come il dispositivo per sminare il passaggio in dotazione ad alcuni veicoli militari. In questo caso servirebbe a evitare l'impatto con sassi spaziali e simili.
La seconda possibile spiegazione del duplice getto, spiega Avi Loeb, risiede nel fatto che entrambi i getti potrebbero originare da una fonte sul nucleo rivolta verso il Sole, ma essere caratterizzati da una composizione differente. L'anti-coda, che ha una lunghezza di circa 400.000 chilometri, sarebbe composta da particelle comprese tra 1 e 100 micrometri (tendenti a 10 micrometri), mentre la coda da particelle di gas più piccole spazzate dalla pressione della radiazione solare. L'origine dei getti potrà essere determinata da indagini spettroscopiche condotte con potenti telescopi come il Keck Observatory alle Hawaii o il Very Large Telescope in Cile. Lo scienziato spiega che, nel caso in cui si trattasse di getti artificiali, cioè legati alla propulsione di un'astronave, avrebbero una velocità di almeno 1 chilometro al secondo nel punto esatto da cui spuntano dal nucleo.

Il professor Avi Loeb sottolinea che i due getti sarebbero oscillanti perché hanno cambiato luminosità relativa e forma proiettata in modo significativo tra il 12 e il 27 dicembre. “Questo potrebbe essere un segno di oscillazione rotazionale dei due getti, se sono disallineati con l'asse di rotazione di 3I/ATLAS”, spiega lo scienziato, evidenziando che si tratta dell'ipotesi più probabile perché il getto dell'anti-coda “si illumina quando il getto opposto si indebolisce, come previsto dall'oscillazione di una struttura a doppio getto attorno all'asse di rotazione.” I getti potrebbero essere il risultato delle pulsazioni di 3I/ATLAS rilevate da indagini precedenti.
Nel frattempo l'oggetto interstellare è stato nuovamente ripreso nel cielo di Roma dal nostro lettore e astrofilo Fabrizio Montanucci. “Ormai ha decisamente l'aspetto di una cometa classica”, ha spiegato a Fanpage.it, aggiungendo che prima del perielio l'aveva ripresa molte volte "ma era sempre risultata un puntino". La coda, infatti, risultava visibile solo nelle riprese dei grandi telescopi, ma "dopo si è completamente trasformata", ha chiosato Fabrizio, che ringraziamo per il suo nuovo bellissimo scatto.