3I/ATLAS è una “capsula del tempo di 10 miliardi di anni”, secondo gli scienziati: cosa significa

Un nuovo studio dedicato al visitatore interstellare 3I/ATLAS indica che saremmo innanzi a una “capsula del tempo” di 10 miliardi di anni. Analizzando la sua traiettoria a ritroso, infatti, i ricercatori hanno determinato che il misterioso oggetto sarebbe antichissimo, risalendo a un periodo in cui l'Universo era ancora primordiale (o “Bambino”, come spesso si dice).
Il Big Bang, ovvero l'evento che ha dato inizio all'espansione del cosmo, è avvenuto 13,8 miliardi di anni fa; ciò significa che 3I/ATLAS sarebbe originato – in un sistema stellare o in una remota nube di polveri e gas – quando l'Universo aveva circa 3,8 miliardi di anni, quindi quando era oltre tre volte più giovane di oggi. È stato anche determinato che la sua origine più probabile non è il disco spesso della Via Lattea – la nostra galassia – come suggeriva un precedente studio, ma il disco sottile, che ha uno spessore di circa 700 anni luce (contro i 3000 di quello spesso) ed è caratterizzato da stelle più giovani e ricche di metalli.
Oltre all'età e alla potenziale origine, gli scienziati hanno anche calcolato che per un lunghissimo periodo di tempo 3I/ATLAS non è stato influenzato da altre stelle, prima di entrare nel Sistema solare. Pertanto la sua traiettoria non è stata modificata da altri astri o lo è stata in modo marginale; anche per questo gli esperti lo considerano come una sorta di antica capsula del tempo, che custodisce i segreti sulla formazione e l'evoluzione di sistemi planetari che sono sbocciati nell'Universo primordiale. Ora 3I/ATLAS sta viaggiando nel cuore del nostro sistema alla pazzesca velocità di oltre 200.000 chilometri orari o 58 chilometri al secondo (copre la distanza tra Milano e Bergamo o tra Roma e Latina in 1 solo secondo di tempo) e ha appena sorvolato Marte.
A determinare che 3I/ATLAS è un oggetto di circa 10 miliardi di anni – dunque circa due volte più antico del Sistema solare – e che non è stato influenzato da altre stelle per un lungo periodo è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati scienziati spagnoli dell'Università de La Coruña, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi i vari istituti, fra i quali l'Istituto di Scienza e Tecnologia Austria (ISTA), l'Istituto di Astrofisica delle Canarie, il Dipartimento di Astrofisica dell'Università di La Laguna, l'Osservatorio dell'Università di Lund (Svezia) e altri. I ricercatori, coordinati dal dottor Xabier Pérez Couto del Centre for Research in Information and Communication Technologies (CITIC) (CITIC) dell'Università de La Coruña, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato i dati della missione Gaia dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA). Grazie al satellite Gaia, che sta catalogando fino a 1 miliardo di stelle della Via Lattea, il dottor Pérez Couto e colleghi non solo hanno mappato l'orbita di 3I/ATLAS a ritroso, ma anche quella di 13 milioni di stelle. Si ritiene che l'oggetto interstellare abbia interagito con una novantina di esse (62 con un buon grado di probabilità) ma a causa della notevole velocità la sua orbita non è stata influenzata gravitazionalmente.
Sin dalla sua scoperta, avvenuta all'inizio di luglio di quest'anno, l'oggetto interstellare 3I/ATLAS ha catalizzato l'attenzione degli scienziati, oltre che degli appassionati di astronomia e alieni. Quasi sicuramente siamo innanzi a una cometa proveniente da un altro sistema stellare, una cometa aliena, ma per alcuni, come il fisico teorico e astronomo israeliano dell'Università di Harvard Abraham Avi Loeb potrebbe trattarsi di una grande astronave, alla luce delle molteplici anomalie rilevate.
Venerdì 3 ottobre 3I/ATLAS ha sorvolato Marte ed è stato immortalato dalle fotocamere di diverse sonde, forse anche da quelle installate sul rover Perseversance della NASA; da queste immagini, in particolar modo quelle della potentissima fotocamera HiRISE sulla sonda Mars Reconnaissance Orbiter (MRO), dovremmo riuscire finalmente a svelare il mistero. “Ciò che rende 3I/ATLAS unico è che ci permette di studiare l'evoluzione di oggetti provenienti da altri sistemi stellari, qualcosa che fino ad ora avevamo solo teorizzato. Ogni osservazione è come aprire una finestra sul passato dell'Universo”, ha affermato in un comunicato stampa il dottor. I dettagli della ricerca “3I/ATLAS: In Search of the Witnesses to Its Voyage” sono stati caricati su ArXiv.