3I/ATLAS, astrofisico De Bernardis: “Rispetto per Avi Loeb, ma anomalie spiegabili e uso sbagliato della statistica”

Da quando è stato scoperto il 1 luglio di quest'anno, l'oggetto interstellare 3I/ATLAS – una cometa – viene attentamente monitorato dagli scienziati e continua a ricevere una crescente attenzione mediatica, non solo perché si tratta soltanto del terzo “visitatore” proveniente da un altro sistema stellare (dopo 1I/'Oumuamua e 2I/Borisov) a essere stato identificato, ma anche per le sue molteplici peculiarità. A catalizzare l'attenzione sui media, tuttavia, non sono tanto gli elementi scientifici dell'astro chiomato, quanto le ardite e controverse ipotesi del professor Abraham Avi Loeb, legate alle sopracitate anomalie.
In parole semplici, secondo il docente del Dipartimento di Astronomia dell'Università di Harvard, caratteristiche come getti, traiettoria, composizione, dimensioni, polarizzazione e altro ancora non sarebbero compatibili con quelli di una cometa naturale “tipica”, pertanto potremmo essere innanzi a un oggetto di natura artificiale, un'astronave. L'ipotesi di Loeb ha avuto ampia eco mediatica nonostante la comunità scientifica sia per la stragrande maggioranza concorde nell'affermare che siamo innanzi a una cometa interstellare, senza alcun dubbio. Per fare maggiore chiarezza sulle caratteristiche di 3I/ATLAS, Fanpage.it ha intervistato il professor Paolo De Bernardis, docente di Astrofisica presso l'Università La Sapienza di Roma. Ecco cosa ci ha raccontato.
La prima cosa che le chiediamo è perché questa cometa interstellare risulta così anomala e quali sono le sue caratteristiche peculiari, che la distinguono dalle comete che normalmente viaggiano nel Sistema solare
È innanzitutto la terza cometa interstellare a essere stata scoperta. Perché diciamo che è interstellare? Perché sta arrivando a una velocità elevatissima, 250.000 chilometri all'ora. È molto più di tutte le comete che hanno origine nel Sistema solare, quelle normali, ma è anche molto di più delle altre due interstellari individuate in precedenza, 1I/'Omuamua e 2I/Borisov. La prima è passata nel 2017, la seconda nel 2019. Ora cominciamo a vederne, ma sono oggetti rari, perché è raro che una cometa che vaga nello spazio da miliardi di anni “decida” di passare proprio di qua.
Stiamo parlando di comete che non orbitano intorno al Sole, quindi, a differenza di quelle normali che vediamo abbastanza spesso, questi oggetti vengono da chissà dove. Hanno vagato senza passare vicino a una stella per milioni o miliardi di anni e poi passano vicino al Sole. Sono interessanti proprio per la loro origine, che è lontana dalla nostra piccola periferia del Sistema solare. Quindi questo è motivo di interesse. Le comete che vediamo di solito sono comete che hanno la stessa età del Sistema solare e la stessa età del Sole, nell'ordine di 5 miliardi di anni. Le comete interstellari possono essere molto più antiche e probabilmente lo sono. Sono interessanti per chi studia le comete perché offrono una prospettiva completamente diversa.
Trattandosi di un oggetto insolito sono emerse varie ipotesi controverse. Quelle del professor Avi Loeb, in virtù della sua autorevolezza, sono chiaramente le più mediatiche. Fra le varie anomalie citate dall'astrofisico figurano le concentrazioni di nichel e ferro e la lunghezza dei getti rilevati nelle ultime immagini, che non sarebbe compatibile con le dimensioni calcolate e altri aspetti. Lei cosa ne pensa?
Io penso sinceramente che sia una cometa, né più né meno che una normale cometa. Normale nel senso che è una fragilissima palla di ghiacci e altro che vaga. Questa è diversa solo perché viene da lontano, ma per il resto non non c'è niente, se uno chiede a un qualsiasi specialista di comete, che fa pensare a una cosa diversa da una da un'origine naturale. E chi studia comete sa benissimo che non ci sono due comete uguali, mai. Sono molto diverse tra loro. Io ho grande rispetto per Avi Loeb perché è un grande astrofisico, però non è uno specialista di comete. Quindi, va benissimo che si pensi a qualunque idea interessante venga in mente, ma poi dobbiamo confrontarci con i dati e questi fatti che lui elenca, in realtà, hanno tutti spiegazioni abbastanza semplici, se uno dovesse chiedere a uno specialista di comete.
Può farci qualche esempio?
Il fatto che la composizione in nichel sia diversa dalle altre comete. Intanto il nichel c'è, come nelle altre. Che ce ne sia di più o di meno rispetto al ferro è una variazione possibile. Oltretutto 3I/ATLAS non viene dal nostro Sistema solare, quindi la statistica che noi abbiamo per questa abbondanza è quella riferita alle comete del nostro sistema. Di comete interstellari ne abbiamo viste soltanto tre, non possiamo fare una statistica su tre comete che fra l'altro sono arrivate da punti diversissimi. A me non sorprende che ci sia questa composizione. Certo, ci fossero tracce di un elemento che non c'è sulla Terra sarebbe diverso, ma non stiamo parlando di questo. Quindi che ci siano delle differenze, secondo me, ce lo dobbiamo aspettare, perché questo è solo il terzo visitatore interstellare che conosciamo. Viene da lontano, da un una zona dove magari le composizioni sono diverse. E poi dobbiamo pensare anche a un altro motivo per cui 3I/ATLAS risulta molto diversa nella fenomenologia di ciò che vediamo solitamente.
Ci spieghi
Arriva velocissima, quindi non ha il tempo di scaldarsi come fanno le altre comete che lentamente si avvicinano al Sole. Questa arriva, passa in un attimo – in termini relativi – e se ne va. Di conseguenza ci aspettiamo anche che le sue code possano essere diverse, che non tutte le molecole che si separano e diventano gas, chioma e coda, possono essere esattamente le stesse o avere la stessa fenomenologia delle comete che osserviamo nel nostro Sistema solare. Oltretutto questa cometa ha speso molto più tempo nello spazio interstellare delle comete a cui siamo abituati. Quindi, anche da questo punto di vista, possiamo dire che per miliardi di anni è stata in un ambiente che è diverso da quello delle normali comete del Sistema solare. Anche questo può avere un effetto sulla sua composizione. Insomma, non mi preoccuperei più di tanto.
È capitato di discutere con i suoi studenti di queste ipotesi su 3I/ATLAS?
Per ora nel corso non ne abbiamo ancora parlato, ma mi aspetto questa domanda.
A breve la NASA rilascerà le immagini dell'oggetto interstellare, cosa pensa che riusciremo a vedere?
Saranno bellissime immagini di una cometa.
Tre le più attese c'è quella della sonda Mars Reconnaissance Orbiter (MRO) della NASA catturata con la fotocamera HiRISE all'inizio di ottobre, ma che non è stata ancora resa pubblica per via dello shutdown che ha colpito gli Stati Uniti
Quell'immagine è stata molto importante, perché avendo la posizione di un oggetto sia con osservazioni dalla Terra che sostanzialmente da Marte, quindi vedendolo da prospettive completamente diverse, è stato possibile determinare l'orbita e la posizione in modo molto più preciso, che con le sole osservazioni dalla Terra. Quindi dal punto di vista della metodologia e della sicurezza con cui diciamo da dove viene 3I/ATLAS è stata importante. Dopodiché ci sono molti telescopi che stanno osservando questa cometa. C'è in prospettiva di osservarla con le sonde di ESA, che già sono state usate. È sicuramente un oggetto interessantissimo, proprio perché non è la solita cometa del Sistema solare.
Con le diverse anomalie di cui si parla
Ci sono delle delle anomalie nel senso che i valori sono estremi rispetto a quelli delle comete del Sistema solare, quindi è questo che rende 3I/ATLAS più interessante. Ci sono poi evidenze di tipo statistico che sono state menzionate, come ad esempio quella che la cometa arriva da una certa direzione entro i 9 gradi.
Qual è il problema dal punto di vista statistico?
Sono statistiche a posteriori, ma non si fa così, è proprio sbagliato usare la statistica in questo modo. Se qualcuno avesse detto “secondo me arriverà una cometa da quella direzione” e poi avessimo davvero osservato l'arrivo della cometa entro tot gradi, allora avrebbe avuto senso indicare la probabilità che arrivasse in un determinato modo. Ma in questo caso è a posteriori. Sappiamo già che è arrivata da lì, quindi non ha senso parlare di probabilità. C'è più di un esempio di cattivo uso del concetto di probabilità.
Questo è molto interessante, perché le probabilità estremamente basse – come quella dell'allineamento con Marte, Venere e Giove o al piano dell'eclittica – sono tra le anomalie principali citate dal professor Loeb
Non è statistica, non si fa così nella ricerca scientifica.