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Ilva, Corte Europea dei Diritti Umani condanna l’Italia: “Non ha protetto i cittadini”

Secondo la Corte di Strasburgo le autorità italiane nel corso degli anni non hanno adeguatamente protetto i cittadini di Taranto, curandosi invece solo degli interessi della proprietà dell’Ilva.
A cura di Davide Falcioni
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"Il persistente inquinamento causato dalle emissioni dell’Ilva ha messo in pericolo la salute dell’intera popolazione, che vive nell’area a rischio di Taranto". Con queste motivazioni la Corte Europea dei Diritti Umani ha condannato l'Italia, sostenendo che negli anni “le autorità nazionali non hanno preso tutte le misure necessarie per proteggere efficacemente il diritto al rispetto della vita privata".

I giudici europei hanno accolto i ricorsi presentati nel 2013 e nel 2015 da 180 cittadini che risiedono o sono vissuti nei pressi dello stabilimento siderurgico, e che avevano lamentato danni alla propria salute, all'ambiente circostante e la totale inefficacia dei provvedimenti attuati dalle autorità italiane. La Corte ha invitato il nostro paese a mettere in campo tutte le misure necessarie a proteggere la salute delle persone e l'ambiente.

La Corte Europea dei Diritti Umani ha inoltre ritenuto che alle 180 persone che avevano presentato il ricorso  non fosse stato messo a disposizione un rimedio efficace per sollevare di fronte alle autorità italiane il problema della decontaminazione delle aree dell’Iva di Taranto. "La città ha ottenuto giustizia", hanno commentato la dottoressa Daniela Spera, prima firmataria del ricorso, e i legali Sandro Maggio e Leonardo La Porta che hanno fornito assistenza legale ai 180 tarantini che si erano rivolti alla Corte europea. Ciascuno dei ricorrenti potrà contare su un risarcimento di 5mila euro. “I ricorrenti hanno accusato lo Stato italiano di non aver adottato tutti gli strumenti giuridici e normativi necessari per garantire la protezione dell’ambiente e della salute – spiegano – Al contrario, le leggi emanate e susseguitesi nel tempo, hanno avuto il preciso scopo di tutelare, esclusivamente, gli interessi dell’Ilva”. La Corte di Strasburgo ha dato ragione ai tarantini.

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