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Il “piccolo Picasso”, un rifugiato di dieci anni dona i soldi della sua prima mostra ad un bimbo malato

Farhad, un rifugiato afghano di dieci anni soprannominato il “piccolo Picasso” per il suo talento artistico, ha esposto per la prima volta la sua opera in un locale a Belgrado. Ma oltre alla sua bravura questo giovanissimo pittore ha dato prova di una generosità straordinaria: il ricavato delle donazioni andrà ad un bambino serbo malato di tumore.
A cura di Mirko Bellis
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Farhad Nouri, il "piccolo Picasso" tra i suoi disegni (Foto: Vladimir Zivojinovic)
Farhad Nouri, il "piccolo Picasso" tra i suoi disegni (Foto: Vladimir Zivojinovic)

“Abbiamo bisogno di bontà”, è questo il titolo della prima mostra di Farhad Nouri, un rifugiato afghano di soli 10 anni il cui talento pittorico gli ha fatto guadagnare il soprannome di “piccolo Picasso”. La sua bravura nel dipingere e, soprattutto, la sua generosità hanno reso questo piccolo artista celebre in tutto il mondo.

Farhad vive assieme ai genitori e due fratelli più piccoli nel centro di accoglienza di Krnjaca, a pochi chilometri da Belgrado. Dopo un lungo viaggio attraversato la Turchia e la Grecia, la sua famiglia è arrivata in Serbia nove mesi fa, dove è rimasta bloccata dalla chiusura della "rotta balcanica", percorsa fino a quel momento dalle migliaia di disperati in fuga da miseria e guerra. Però, nonostante le difficoltà della sua nuova vita, Farhad non ha mai smesso di disegnare. Le sue giornate trascorrono tra matite e fogli da disegno. Su uno smartphone vede i volti delle celebrità che poi riproduce fedelmente. E proprio i ritratti di Angela Merkel, Harry Potter o di sportivi famosi gli hanno valso subito la notorietà tra i profughi del campo che gli hanno dato l’impegnativo soprannome del famoso artista spagnolo.

Farhad non ha dimenticato la sua vita in Afghanistan. Ricorda la guerra e le violenze che continuano a martoriare il suo Paese. “Era molto duro vivere là perché non andavamo a scuola. Non potevo disegnare – racconta – perché mi dicevano che non era una cosa buona”. In questi mesi ha avuto il tempo di imparare l’inglese e, soprattutto, di coltivare la sua passione per la pittura. Un modo – come lui stesso afferma – per sopportare la vita nel campo di accoglienza, allestito in ex caserma militare. “Se passi anche solo una settimana in questo posto puoi diventare pazzo – sostiene – ma quando dipingo mi sento meglio”. Il “piccolo Picasso” ha iniziato a dare prova del suo talento quando aveva 6 anni ispirato dalle opere in stile arabesco realizzate del padre. “Quando ho cominciato a dipingere non lo facevo bene come ora – ammette – quello che mi piace di più sono i ritratti. Soprattutto Picasso, il mio artista favorito”. La sua bravura non è passata inosservata e, grazie all'aiuto di Help Refugees e Refugees Fondation Serbia, due Ong impegnate nell'accoglienza dei profughi, ha potuto seguire lezioni per perfezionare la sua arte. “Abbiamo incontrato Farhad un mese dopo il suo arrivo in Serbia. Qualche giorno dopo, nel campo rifugiati abbiamo scoperto il suo talento. Ha iniziato a frequentare corsi di pittura e fotografia e abbiamo voluto mostrare quello che aveva imparato durante le lezioni’‘, ha spiegato Anita Milev, di Refugees Fondation Serbia.

Il 9 agosto scorso le sue opere sono state esposte al Cafè Slow, un locale di Belgrado. La mostra curata da Help Refugess e Fabrika Fotografa non è destinata solo a promuovere il talento di Farhad, ma il ricavato delle donazioni andrà a Nemanja Damcevic, un bambino serbo di 7 anni in cura a Parigi dopo aver subito un’operazione per un tumore al cervello. “Non voglio che nessun bambino al mondo abbia più paura di niente”, ha detto Farhad. "Per questo ho deciso di non vendere i miei dipinti ma di mettere una scatola dove chiunque voglia può donare qualcosa per il bambino malato. Voglio dimostrare alle altre persone che possono aiutarlo dando prova della loro bontà”, ha affermato al quotidiano inglese The Independent. Come risultato della generosità dei visitatori dell’esposizione sono stati raccolti 34.000 dinari serbi (circa 284 euro). Ma Farhad ha guadagnato qualcosa anche per la sua famiglia: dalla vendita di 11 dei suoi disegni ha ricavato 735 dollari.

Lo stesso presidente serbo, Aleksandar Vucic, ha ricevuto Farhad e la sua famiglia per concedergli la nazionalità. “Se immaginate il vostro futuro in Serbia, consideratevi benvenuti”, ha dichiarato Vucic in un atto solenne. Per Farhad, però, il presente non è importante. Quello che conta è il futuro. “Adesso vivo qui con la mia famiglia ma tra sei mesi magari andremo in un altro Paese dove forse avremo una casa”, afferma mentre passeggia tra le baracche del campo profughi vicino a Belgrado. Il sogno più grande del talentuoso artista è quello di raggiungere la Svizzera o gli Stati Uniti e diventare pittore e fotografo. “L’unica cosa che voglio è vivere in un Paese dove nessuno mi dica ʽritornatene in Afghanistanʻ”.

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