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Il Partito Democratico pensa alla cassa integrazione per i 180 dipendenti

La situazione economica del Pd è drammatica e con l’abrogazione del finanziamento pubblico dei partiti diventa inevitabile il ricorso alla Cassa integrazione per i 180 dipendenti. Così il tesoriere del Partito Misiani.
A cura di Redazione
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È inevitabile il ricorso alla cassa integrazione per i 180 dipendenti del Partito Democratico: a pesare il bilancio in passivo e la prevedibile abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti. Questo, in buona sostanza, il discorso fatto dal tesoriere del Pd, Antonio Misiani, durante l'incontro con i dipendenti avvenuto nella sede del Pd di sant'Andrea delle Fratte. Come riportano le agenzie, non sono mancati momenti di tensione, soprattutto quando Misiani ha ricordato che il Partito chiuderà in passivo già il bilancio del 2012.

Come vi ricorderete, qualche mese fa Misiani, in previsione del taglio dei finanziamenti pubblici, aveva già allertato i dipendenti ed eliminato alcune voci dal bilancio del partito. Stavolta, dopo aver spiegato che il partito nel luglio scorso, così come tutti i partiti, ha rinunciato in favore dei terremotati dell'Emilia alla rata annuale del finanziamento per l'ultima della legislatura 2008-2013 e che è stata approvata la nuova legge sul finanziamento dei partiti che dimezzai fondi, ha spiegato che sarà inevitabile il ricorso agli ammortizzatori sociali, cassa integrazione e contratto di solidarietà. Inoltre, ha concluso il tesoriere, "in prospettiva si deve pensare ad una diminuzione del numero degli attuali 180 dipendenti, tra i quali si contano sulle dita di una mano quelli in età prepensionabile".

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