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Elezioni politiche 2018

Il fuorionda Fitto, Meloni, Salvini: perché il centrodestra spera che il Pd non crolli

In un fuorionda pubblicato ieri sera, si sente Matteo Salvini augurarsi che il Pd “prenda il 22%” alle elezioni di domenica. Il leader della Lega spera quindi che non ci sia un crollo del Pd: la spiegazione riguarda il risultato nei collegi uninominali, soprattutto nel Sud Italia.
A cura di Stefano Rizzuti
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In un fuorionda carpito da LaPresse e pubblicato ieri sera dal Corriere.it è emerso uno scenario politico preoccupante per il centrodestra al Sud, con una inesorabile avanzata – secondo Raffaele Fitto, Giorgia Meloni e Matteo Salvini – del MoVimento 5 Stelle. L’altro elemento degno di nota di quella discussione intercettata dai microfoni dei cronisti riguarda una frase pronunciata da Salvini: “Spero che il Pd prenda il 22%”. Un augurio che non per tutti è molto chiaro, essendo il Pd di Matteo Renzi uno dei principali nemici del leader della Lega e del centrodestra.

Partiamo dal contesto di quella frase. Pochi istanti prima Fitto prefigurava uno scenario molto complicato al Sud, dove ci sarebbe il rischio che il M5s vinca tutti i collegi uninominali. A questo punto l’attenzione dei tre si sposta sul Pd, proprio perché il destino di M5s e Pd sembra essere strettamente legato. Salvini non fa il tifo per il Pd, ovviamente, ma allo stesso tempo si augura che il partito guidato da Renzi non scenda sotto una certa soglia, in questo caso quella del 22%. Questo perché un eventuale crollo dem, magari persino sotto al 20%, potrebbe andare a favore dei grillini che così incamererebbero sempre più voti e diventerebbero pericolosi per il centrodestra in tutte le sfide dei collegi uninominali del Sud. Il presupposto da cui parte Salvini, in sostanza, è che se il Pd perde consensi, quei voti non andranno al centrodestra ma al M5s.

I collegi in bilico al Sud

La conversazione tra Fitto, Meloni e Salvini è incentrata sui collegi del Sud Italia. E non è un caso: anche se da quasi due settimane non vengono più pubblicati sondaggi, le rilevazioni precedenti al silenzio dei sondaggisti facevano emergere scenari incerti soprattutto al Sud. Per esempio, una simulazione realizzata da Salvatore Vassallo per Repubblica a inizio febbraio, metteva in evidenza come la partita del centrodestra per raggiungere la maggioranza si giocasse nei collegi uninominali incerti: allora erano – alla Camera – 87 su 232. E gran parte di questi proprio al Sud.

Al Sud in quasi tutti i collegi la sfida sembrava essere tra centrodestra e M5s, vicini nei sondaggi di oltre un mese fa. Nella simulazione del primo febbraio il MoVimento aveva 4 seggi sicuri, tutti tra Sicilia e Sardegna. Al contrario, il centrodestra ne aveva 115. Ma la vera questione riguarda i seggi in bilico tra M5s e centrodestra: già a febbraio erano 5 in Campania. Tra Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna altri 31. E qui la vicinanza tra le due forze politiche era maggiore. Proprio per questo un crollo del Pd rischia di favorire i Cinque Stelle i quali, guadagnando anche pochi voti rispetto ai sondaggi di un mese fa, in quei collegi potrebbero strappare il seggio al centrodestra. E anche pochi seggi persi potrebbero costare la possibilità di raggiungere la maggioranza per il centrodestra.

In sostanza, secondo la tesi (non esplicitata) di Salvini, un crollo del Pd potrebbe favorire i Cinque Stelle nei singoli collegi e mettere a serio rischio la possibilità per il centrodestra di conquistare quei seggi che potrebbero fare la differenza e portare il presidente della Repubblica ad affidare l’incarico di formare il governo a un esponente del centrodestra dopo il voto del 4 marzo.

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