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I marò sono in India (tra le polemiche): “Siamo militari, andiamo avanti”

Latorre e Girone sono arrivati a New Delhi intorno alle 18 ora locale (le 13.30 italiane), insieme a loro c’è Staffan de Mistura il quale ha rassicurato sul trattamento che gli sarà riservato. In Italia è polemica: martedì l’informativa del Governo sulla vicenda.
A cura di Susanna Picone
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Latorre e Girone sono arrivati a New Delhi intorno alle 18 ora locale (le 13.30 italiane), insieme a loro c’è Staffan de Mistura il quale ha rassicurato sul trattamento che gli sarà riservato. In Italia è polemica: martedì l’informativa del Governo sulla vicenda.

Nel giorno della scadenza del permesso “elettorale” di Latorre e Girone concesso un mese fa dalla Corte Suprema i due marò sono rientrati in India. Sono atterrati a New Delhi alle 18 ora locale, quando in Italia erano le 13.30. Ma sono giunti sul suolo indiano lasciandosi dietro molte polemiche relative a come la diplomazia italiana ha gestito il loro caso. Da parte loro Massimiliano Latorre e Salvatore Girone hanno fatto sapere di “andare avanti”: “Siamo militari, noi andiamo avanti e andremo avanti”, così ha riferito a Radio 24 Staffan de Mistura, il sottosegretario agli Esteri che ha viaggiato con loro e che già ieri sera ha assicurato il trattamento che sarà riservato dall’India ai due marò. Molti hanno polemizzato e hanno chiesto le dimissioni di coloro che sono “responsabili” del ritorno in India dei due fucilieri di Marina: martedì prossimo si terrà alla Camera l’informativa del governo sulla vicenda. A riferire dovrebbero essere il ministro degli Esteri e quello della Difesa.

Severino: “Garanzie di un giusto processo” – Il ministro della Giustizia Paola Severino ha dichiarato, in merito alla vicenda, di avere un solo compito, “quello di ottenere che ai nostri marò sia riconosciuto un livello di garanzia tale da assicurare loro un giusto processo”. "Le due condizioni che – ha ricordato il ministro – sempre rimaste fisse in questa vicenda sono che i nostri marò potessero essere processati da un tribunale che si schierasse ai principi della normativa internazionale e che si avesse la garanzia che neppure da un punto di vista ipotetico potessero essere assoggettati alla pena di morte". Il problema della giurisdizione, ha proseguito Severino, deve essere risolto secondo la normativa internazionale: “Questo è il quadro entro cui dal punto di vista del ministro della Giustizia e del diritto si è sempre svolta la vicenda, ma il modo con il quale ottenere questi risultati non è certo nelle funzioni del ministro della Giustizia". Il ministro ha comunque detto che le ultime notizie sono “di apertura e di dialogo diplomatico forte”.

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