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I marò restituiti all’India: sono partiti nella notte

Si scioglie, almeno per il momento, la tensione tra Roma e New Delhi. Il ministro della Giustizia Kumar aveva posto il 22 marzo come data limite per risolvere la questione. Ora Latorre e Girone sono già in viaggio. “Decisione grave, tragico ritorno all’Italietta”, commenta Alfano (PdL).
A cura di Biagio Chiariello
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Latorre e Girone presso l'ufficio del procuratore militare di Roma

L'ennesimo pasticcio internazionale all'italiana si consuma nella serata di ieri. La linea dura di Roma nella vicenda dei marò dura solo qualche giorno. Alla fine New Delhi trionfa su tutta la linea. E così nella notte Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, sotto processo con l’accusa di aver ucciso il 15 febbraio 2012 due pescatori indiani durante una missione antipirateria, fanno ritorno in India a bordo di un velivolo militare decollato dall’aeroporto di Brindisi. Una timida rassicurazione sul destino dei due fucilieri arriva dal sottosegretario agli Esteri Staffan De Mistura che li accompagna, precisando che il governo indiano ha garantito che non ci sarà la pena di morte nei loro confronti. I militari risiederanno nell’ambasciata italiana a New Delhi. Avranno “libertà di movimento e potranno anche andare al ristorante se vogliono” dice Mistura. “La parola data da un italiano è sacra: noi avevamo sospeso il loro rientro in attesa che New Delhi garantisse alcune condizioni”.

Ovviamente l'India esulta: "La ferma resistenza dell'India come espressa dal premier Singh e da Sonia Gandhi ha funzionato", scrive su Twitter il viceministro degli Interni R.P.N Singh. La decisione arriva a 24 ore dalla data posta dal ministro della Giustizia indiano Ashwani Kumar come limite per una soluzione pacifica della vicenda: "I due militari possono ancora tornare in India entro il 22 marzo e, se accade, questa spiacevole situazione potrà essere sanata", ha detto Kumar al quotidiano indiano The Telegraph La scorsa settimana, il primo ministro Manmohan Singh aveva avvertito che ci sarebbero state "serie conseguenze" se Roma non avesse rispettato i patti. Conseguenze che avrebbe potuto riguardare l'ambasciatore italiano a New Delhi Daniele Mancini. Ma per quanto riguarda le limitazioni poste ai movimenti del diplomatico da parte della Corte Suprema, Dilijeet Titus che guida il pool dei legali che difendono i marò, precisa che esse "erano legate al non ritorno dei marò e quindi automaticamente ora perdono effetto". Il commento di Angelino Alfano, segretario del Pdl Angelino Alfano: "Decisione grave, tragico ritorno all'Italietta",

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