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Guida turistica uccisa con 41 coltellate dal fidanzato: Rebecca aveva 26 anni

La storia di Rebecca Johnson, uccisa dal fidanzato dopo aver realizzato il sogno di diventare guida turistica in Lapponia alla scoperta della terra di Babbo Natale. Al culmine dell’ennesima lite l’ha colpita con più di 40 coltellate. Arrestato e condannato all’ergastolo, a novembre la sentenza è stata annullata e la pena ridotta a 11 anni di reclusione.
A cura di I. A.
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Aveva da poco realizzato il suo sogno di diventare guida turistica nella terra di Babbo Natale. Era il 2016 quando Rebecca Johnson si è trasferita in Lapponia, ignara del fatto che proprio in quel luogo, per lei così magico, avrebbe trovato la morte. Grande amanti degli animali, era partita dalla Scozia, suo paese natale, per fare quell'esperienza incredibile, come racconta il quotidiano britannico The Mirror, che ha riproposto la sua storia, trovando occupazione presso il Santa Safari Team, un gruppo che si occupa di escursioni durante le feste natalizie nei luoghi abitati da Santa Claus.

Si era così trasferita con il fidanzato Karel Frybl, ex soldato ceco di 36 anni, nel piccolo villaggio di Kuttanen, nel nord della Finlandia. Il loro è sempre stato un rapporto turbolento e gli amici della ragazza erano preoccupati che potesse succederle qualcosa. Fino a quando, il 3 dicembre di quell'anno, al culmine dell'ennesima lite lui non l'ha colpita con calci e pugni allo stomaco. Rebecca era angosciata e ha confidato tutto al telefono ad un suo collega Caitlin Howard, il quale, mentre parlava con lei, ha sentito tre violenti colpi prima che cadesse la linea.

Dopo aver lanciato l'allarme, la scoperta: Rebecca era riversa sul pavimento in una pozza di sangue. "Non voglio morire", urlava la 26enne mentre veniva trasferita in ospedale. Ma, purtroppo, è deceduta poco dopo a causa delle ferite riportate. Era stata uccisa con 10 coltellate al petto e altre 30 lungo tutto il resto del corpo, mentre il killer era fuggito a bordo di una slitta. L'uomo è stato ritrovato a pochi chilometri di distanza dal luogo dell'omicidio, mentre soffriva di ipotermia (all'esterno c'era una temperatura di meno 35 gradi centigradi) e con una ferita sullo stomaco. Alla polizia ha poi raccontato di essere stato per primo colpito da Rebecca, contro cui si sarebbe scagliato in un secondo momento.

Ma le forze dell'ordine non gli hanno creduto. Anzi, lo hanno accusato di essersi inflitto quelle ferite da solo. Per questo è stato arrestato con l'accusa di omicidio. A febbraio di quest'anno è stato condannato all'ergastolo per essersi macchiato di un crimine che il giudice ha definito "violento e crudele". Ma lo scorso novembre, tuttavia, quella sentenza è stata annullata dopo il ricorso in appello e la sua pena ridotta a 11 anni di reclusione. Secondo i giudici finlandesi, Karel ha sì ucciso Rebecca, ma non ha fatto nulla per prolungare il suo dolore, da qui la decisione di essere più clementi con lui.

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