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Vertice Renzi-Tsipras, il premier al bivio: seguirà la Grecia o la Germania?

I temi del summit: rinegoziazione del debito e stop alla Troika. L’obiettivo del leader ellenico sarà capire se il suo omologo capitolino è pronto a dare battaglia a Bruxelles.
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A poche ore dalla visita di Alexis Tsipras in Italia cresce l'attesa per un incontro che, salvo imprevisti, non riserverà molte sorprese. Anzi, con tutta probabilità, deluderà molti e lascerà scontenti gli altri. Nonostante la trepidazione tutta italiana per l'arrivo del neo premier di Atene, il clima a livello internazionale è molto cauto attorno a colui che potrebbe essere l'astro nascente della nuova sinistra europea o l'ennesima occasione sprecata per ravvivare il contesto politico, sociale ed economico del Vecchio continente.

A breve, anzi a brevissimo Tsipras dovrà dimostrare sul campo di fare sul serio. Di voler davvero rendere la vita difficile alle banche, di voler davvero ribellarsi al controllo asfissiante della Troika (ovvero Commissione Europea, Fondo monetario internazionale e Banca centrale europea) sulla gestione dei conti pubblici nazionali e, soprattutto, di essere capace a rinegoziare il debito con Bruxelles per dare ossigeno alla popolazione ellenica stremata da anni di crisi, tagli, disoccupazione e violenze. Il compito cui è chiamato Tsipras è tutt'altro che facile e sebbene le prime mosse sembrino mostrare una certa coerenza tra il programma elettorale e le azioni di governo (dal disarmare la polizia alle manifestazioni al mettere a capo dei servizi segreti un giornalista), il fronte economico in ottica europea – e quindi tedesca – è tutt'altro che delineato. Il margine di manovra di Tsipras e del suo governo sembra molto più limitato e la vera domanda che condividono tutti gli osservatori internazionali è una: Tsipras è pronto a portare alle estreme conseguenze le sue richieste di rinegoziazione del debito? Se, come si ipotizza, Berlino e quindi Bruxelles non cederanno di un millimetro, sarà pronto il leader di Siriza ad uscire dall'Euro? oppure dovrà fare retro marcia e accontentarsi degli sconti che gli verranno concessi dalla Troika?

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Impossibile al momento rispondere con certezza matematica a tali quesiti, ma si deve tener presente che la Grecia non rappresenta uno stato guida dell'Ue. Un'affermazione, questa che può essere giudicata fin troppo banale, ma che vista l'eccitazione che circonda il nuovo golden boy ellenico potrebbe essere utile da ricordare. Atene ha una popolazione modesta, circa 10 milioni di abitanti, e un Pil estremamente limitato (pari a 271.3 miliardi di Dollari Usa, come termine di paragone si pensi a: Germania, prima nel ranking europeo, con 3338 miliardi di Dollari Usa, seguita – tra le tante nazioni – da Italia, quinta, con 1846.9 miliardi di Dollari Usa e Romania, quindicesima, con 295.9 miliardi di Dollari Usa, i dati sono forniti dal Fmi) rispetto alla maggior parte delle nazioni Ue. Sulla base di questi soli due dati – sarebbe didascalico riportare i numeri relativi, ad esempio, alla produzione industriale o alle prestazioni nel comparto tecnologico – è possibile inferire quanto in realtà il potere contrattuale di Tsipras sia davvero limitato nel contesto politico europeo.

Il grande rischio che corre il premier ateniese è quello di tirare troppo la corda e di essere messo alla prova da Bruxelles che potrebbe assumere una posizione monolitica non lasciando che due singole alternative a Tsipras: abbandonare le richieste più forti o abbandonare l'Euro. Già nelle scorse ore la cancelliera tedesca, attraverso la sua portavoce Christiane Wirtz, ha reso noto che al momento non sono previsti incontri specifici con Tsipras e che, in caso, ci sarà “l'opportunità” di vedersi al meeting europeo del 12 febbraio prossimo e non prima. Una chiara frenata per far capire, si sussurra dalla Cancelleria tedesca, quanto il premier ellenico sia solo in Europa o meglio nell'Europa finanziaria. Poco dopo Marianne Kothe, portavoce del ministro tedesco delle Finanze Wolfgang Schäuble, ha diplomaticamente ribadito che la Germania è pronta ad incontrare i rappresentanti del governo greco e che ogni buona idea sarà benvenuta, ma la struttura della Troika al momento non è e non sarà messa in dubbio (come circolato su alcuni giornali tedeschi).

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In questo quadro così complicato, simile ad un campi minato per il premier ellenico, s'inserisce la visita in Italia di domani. Una visita che difficilmente andrà oltre le affabili cordialità caratteristiche del premier Renzi. Ed è ragionevole ipotizzare ciò perché, ad esempio, il semestre europeo guidato dall'Italia e appena concluso, è stato giudicato dalla maggioranza delle osservatori europei come un semestre grigio, partito – al solito – con grande speranze, enfasi e promesse riformatrici che poi non si sono trasformate in nulla di concreto. O si ricordi ancora quante volte il premier italiano si sia  detto campione della lotta allo strapotere economico e finanziario delle lobby e delle banche, senza tuttavia prendere provvedimenti di sorta (in campo nazionale ed internazionale) in tale direzione. L'ex primo cittadino, proprio poco prima di recarsi in visita ufficiale a Berlino l'anno scorso, si era detto contrario ad una visione di un'Ue estremamente burocratica e chiaramente made in Germany, e pronto a cambiare tale situazione. Anche in questo caso ciò non è avvenuto, almeno in modo significativo. Tanto è vero ciò che attualmente il pericolo, in termini politici s'intende, per la visione nordico dell'Unione è rappresentato ora da Tsipras e non da Renzi. L'incontro di domani, dunque, oltre alle frasi ad effetto e qualche stretta di mano, sembra offrire davvero poco. A meno che Renzi non decida di saldare un patto di mutuo soccorso con la Grecia in seno alle istituzioni europee. In questo caso – e se gli annunci saranno seguiti da fatti concreti –, allora si potrebbe dare il via ad un effetto domìno – che comprenda anche altre realtà come quella spagnola o portoghese, ovvero le nazioni più colpite dalla crisi e simili per problematiche –, che potrebbe portare ad una profonda rivoluzione della visione economica e finanziaria di Bruxelles in relazione soprattutto alle misure necessari ad uscire dalla crisi che ancora flagella il continente. In questo quadro è sempre opportuno ricordare il ruolo che gioca e sempre più in futuro giocherà la Russia e, come contro parte, gli Usa. È già partita la corsa ad accaparrarsi le benevolenze del governo greco e sebbene al momento Mosca sembri in vantaggio rispetto al suo rivale di sempre, la partita è tutt'altro che chiusa lasciando aperti tutti gli scenari possibili.

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